di Fiamma Mozzetta
Verso la fine degli anni Settanta e inizi degli Ottanta, nell’Inghilterra del governo conservatore della Thatcher e di profonda crisi economica, sociale e politica, Jerry Dammers, fondatore e tastierista dei The Specials, fonda l’etichetta 2 Tone Records che diventerà di lì a poco nucleo del così detto movimento 2-Tone. Assieme ai The Specials, a definirne lo stile musicale tanto quanto l’identità politica e il modo di vestire, c’erano i The Selecter, i Madness, i The Beat, e infiniti altri. Il 2-tone simboleggiava un ritorno alla musica ska giamaicana degli anni Sessanta, affiancato dalla vena di rivolta punk che andava invadendo il paese e dall’identità della sottocultura mod caratterizzata da una spiccata predilezione verso un abbigliamento elegante, curato e meticoloso nei dettagli. Dai testi esplicitamente politici e da formazioni multietniche il 2-tone fu capace, più di ogni altra cosa, di esprimere le turbolenze sociali, il conflitto razziale e l’insicurezza politica attraverso l’adozione di uno stile comune in grado di tramutare la rabbia e l’alienazione in un ritmo movimentato, veloce, energico, leggero. Ovviamente da ballare.
Influenzati dalla stessa musica e stile, Kevin Rowland e Kevin ‘Al’ Archer formano i Dexys Midnight Runners a Birmingham nel 1978 – il nome richiama direttamente la Dexedrine, un’anfetamina usata tra giovani mod e soul boys per aumentare le ore di ballo. Nonostante gli inizi come gruppo d’apertura per i The Specials, Rowland decide di non firmare per la loro etichetta poiché vede l’estetica e la musica 2-tone ormai estremamente commercializzata per il suo gruppo. Dunque, alla ricerca di uno stile nuovo, diverso, personale, i Dexys pubblicano il loro primo singolo Dance Stance nel 1979 per un’etichetta più piccola: la Oddball Records di Bernie Rhodes, nonché manager dei The Clash e dei Sex Pistols.
Successivamente, nel 1980, pubblicano Searching For The Young Soul Rebels, album d’esordio e perfetto esempio della maturazione di un’identità musicale e stilistica: un connubio tra il 2-tone, appunto, il northern soul, R&B e il punk rock. Fusione, quella tra l’emotività soul e l’aggressività punk, che si prefigurava persino già nel modo di cantare e di porsi di Rowland, tant’è che Simon Reynolds nel suo enciclopedico Rip It Up and Start Again: Postpunk 1978-1984 lo paragona all’eventualità in cui Joe Strummer avesse firmato per la Stax Records, storica etichetta americana di musica principalmente soul. Inoltre, sembra che Pete Williams si presentò un giorno ai Dexys con la sua collezione completa di dischi Stax esclamando di voler fare qualcosa di simile, o meglio: i Dexys potevano finalmente accogliere il loro bassista.
In Searching For The Young Soul Rebels i richiami ad un eclettismo musicale e i riferimenti storico-politici sono molteplici. La copertina del disco, ad esempio, ritrae la foto di un ragazzo di Belfast che, valigie alla mano – nel 1969 durante il periodo del conflitto nell’Irlanda del nord conosciuto come troubles – è costretto a lasciare il suo quartiere poiché cattolico. Il disco si apre poi con una nuova versione di Dance Stance, sotto il nuovo titolo Burn it Down, dove una radio suona frammenti di canzoni dei The Specials, Sex Pistols e dei Deep Purple, finché un Rowland furioso urla di spegnerla: “For God sake, burn it down!”. Nelle undici tracce di Searching, i Dexys esprimono una sincera insoddisfazione per la scena musicale contemporanea attraverso un vero e proprio nostalgico richiamo, un tributo, ma anche una consapevole (ri)contestualizzazione della musica soul. Per quanto Geno resti un saluto al musicista soul americano Geno Washington e Seven Days Too Long una cover del movimento Northern Soul, There There, My Dear è una lettera ironica e pungente a Robin. Dove Robin qui sembra essere proprio la scena musicale inglese che viene descritta quasi come un poser: fasulla, pretensiosa, vuota. Infatti, prima ancora di concludere con i versi di Lee Dorsey di Everything I do gonna be funky (from now on), Rowland si chiede dove siano finiti i young soul rebels capaci di far sentire la loro voce. Li ha cercati ovunque, ma non riesce a trovarli.
A rifletterci oggi, sul ruolo della 2-Tone Records nello sviluppo di una vera e propria scena musicale, il fatto che Rowland non abbia voluto firmare per la 2-Tone per una questione di identità e stile, il commento di Reynolds sulla Stax e l’influenza della stessa nella crescita musicale dei Dexys risuonano come degli echi romantici di un vecchio modo di fare e di pensare alla musica che piano piano sembra si stia perdendo. Viene da chiedersi se tra tutto questo rapido scambio e accesso musicale che internet ci offre – nello specifico, i servizi di streaming e i programmi che permettono di comporre musica online – le etichette godano ancora dello stesso ruolo di mediatori, capaci di dare spazio, nutrire, formare e diffondere nuove culture musicale e stili. Non che il digitale sia completamente deleterio o che le etichette con un’identità ben definita siano scomparse (basti pensare alla Captured Tracks, ad esempio), ma sicuramente internet ha contribuito a cambiarne le dinamiche artistiche ed economiche: ha diminuito l’influenza delle etichette, dando a chiunque gli elementi e le possibilità di fare e distribuire la propria musica.