Live+ Photo report di Laura Faccenda
Ormai da tempo ho scelto di aggiungere un elemento alla famosa frase (tratta dal più celebre libro di Susanna Tamaro): va’ dove di porta il cuore. Per me è diventata: va’ dove ti porta il cuore… e la musica. Entrambi sono i punti cardine delle esperienze che vivo, del modo di sentirle e, poi, di raccontarle.
Ecco, domenica 11 febbraio, proprio nella mia città, queste due componenti si sono legate alla perfezione, in un’unica serata: Live at Kokogena. Dave Orlando. Voce e chitarra.
Il Kokogena è uno dei pochi locali di Osimo che propone ancora musica dal vivo. È impostato su questo concetto, in ogni dettaglio. Persino la maniglia della robusta porta di legno è a forma di sassofono. Un luogo a metà fra un caffè letterario e un club della Parigi anni Venti: luci soffuse, ambiente raccolto, atmosfera calda. Ci si siede per ascoltare, in silenzio.
Ciò che colpisce è l’essenzialità del palco: uno sgabello, un microfono e una chitarra, lucida, elegante. A sistemare gli ultimi particolari, Dave, artista di spicco all’interno del panorama musicale marchigiano e non, che si dedica da qualche tempo ad un progetto inedito. Ce lo spiega appena abbracciata la chitarra: non ci sarà una scaletta vera e propria ma ci immergeremo in un viaggio, le cui tappe saranno scandite dalle sue canzoni e da quelle degli artisti che lo hanno ispirato e segnato maggiormente. Un percorso intimo, personale, un racconto attraverso la sua più grande passione.
Si inizia sulle solenni note di Long road, scritto dai Pearl Jam in collaborazione di Neil Young. Non è la ricerca di una fuga, né una dichiarazione di resa, quanto piuttosto un invito a proseguire perché tutti noi in realtà camminiamo su un’unica strada, ben più lunga di quello che ci è dato vedere. E, nel frattempo, può anche apparire una luce, la stessa menzionata nel testo di Mai (“ecco la notte, una luce si scorgerà…”), canzone che ha dato l’impulso decisivo per la nascita di tutta la serie di inediti. Si parla della notte, della perdita di equilibrio e del lasciarsi andare a quell’irrazionalità che talvolta è sinonimo di vita. Si vola sulle ali di un sogno o, meglio, de Il Sogno, titolo di un altro brano composto da Dave.
Il filo mai casuale della musica corre lungo l’autostrada di I’m the highway di Chris Cornell e fluttua sulla corrente del fiume di The river of deceit dei Mad Season. È costante il tema del movimento, anche attraverso il dolore di sentieri impervi. Ascoltare quelle che sono le chiavi di lettura della personalità di molti nomi provenienti dal grunge anni Novanta, da Chris Cornell, a Eddie Vedder fino ad arrivare a Layne Stanley, riporta ad un’idea di musica come strumento per esprimere se stessi, per entrare in contatto con i propri lati più nascosti e oscuri, comunicandoli in modo autentico attraverso quel canale potentissimo. Dave concepisce e vive la musica esattamente così. L’onda sonora che travolge il pubblico è carica di emozioni forti, di sensazioni tangibili ed intense.
Non manca l’omaggio ad artisti italiani del calibro dei Timoria con una splendida interpretazione di Sole spento e una ancora più sentita Strategie degli Afterhours. Al centro ci sono le attese, le gabbie, i cortocircuiti che spesso si innescano nella nostra mente. Emerge anche il tema dell’impossibilità di muoversi, in Immobile, terzo inedito proposto, che in realtà ha già una storia lunga alle spalle: nato ormai anni fa, è stato scelto come parte della tracklist dell’album di Alice Paba, vincitrice della quarta edizione di The Voice (2016). C’è chi si arrende alla staticità e chi invece affronta il rischio, pur di non fermarsi.
Il funambolo è quasi una fiaba. Si immagina una scena in bianco e nero, in un circo d’altri tempi. Rivolgendo lo sguardo in alto, si scorge un personaggio che cammina su un filo, passo dopo passo. Movimenti millimetrici, per non perdere l’equilibrio o per tentare proprio di trovarlo. E la folla, intorno, che non solo osserva, ma giudica, comoda sugli spalti con la sigaretta in bocca (“E voi, negli spalti a giudicare, sigaretta nella bocca, nella vostra sicurezza. Ed io, che in equilibrio non sto stare, ma ho iniziato ad imparare, che la vita è nel frattempo”). Una figura i cui contorni corrispondono esattamente a quelli di chi ha deciso di renderla protagonista della sua canzone.
Si mantiene l’alta quota, con Iron sky di Paolo Nutini, scendendo poi di nuovo sulla terra, o meglio…verso il mare. Un arpeggio nostalgico introduce Alta marea, canzone che non porta la firma di Dave ma che ha fatto comunque parte di un suo progetto musicale. Linee strumentali, tematiche e testo sono infatti assimilabili a quanto ascoltato fino a quel momento, come se ne costituisse uno dei capitoli: chi si lascia trasportare dalle acque, tra sogni ed illusioni, spesso è proprio colui che, almeno una volta nella vita, ha percepito un senso di vuoto, ha scorto lo sventolio della bandiera dell’alta marea.
Nel finale, l’atmosfera si fa sempre più calda. Black dei Pearl Jam, a cui il cantante è particolarmente legato, viene accompagnata dalle voci del pubblico nella famosa conclusione. È la volta poi di Perdere anche me, ultimo inedito della serata ma anche ultimo inedito ad essere stato scritto cronologicamente. Probabilmente doveva essere così, dato che sottolinea un cambiamento, una presa di coscienza, un mettersi di fronte a se stessi per capire cosa tenere e cosa lasciare. Nel tempo e con il tempo.
È mettersi alla prova, giorno dopo giorno, per far emergere il proprio lato migliore.
E, non a caso, la serata si conclude con Best of you dei Foo Fighters. Questa band è parte integrante del bagaglio dell’artista e il brano in questione lo ha spesso accompagnato, sia in occasioni positive che negative. Infatti, al verso “I’m getting tired of starting again” vengono aggiunti più di un again! Ricominciare, ancora e ancora, percependone anche tutta la fatica.
Ecco, alla fine di un viaggio c’è sempre un insegnamento che deriva dalle esperienze e dalle persone che si incontrano lungo la via. In questo viaggio musicale, Dave rappresenta colui che invita a non arrendersi, a trovare il proprio spazio, seguendo la passione, costruendo un sogno.
Non nasconde le cicatrici, impreziosisce le ferite con le parole dei suoi testi, dona loro una colonna sonora.
A breve, tutti i pezzi inediti verranno racchiusi in un EP. Il primo per il talentuoso musicista.
Anche per questo motivo, le parole che leggete sono, quindi, un promemoria, un’impronta nero su bianco, la testimonianza di un nuovo inizio. Perché voci del genere possano continuare a riecheggiare, in ogni tonalità e sfumatura.
P.s. Non potevo non allegare una foto del momento finale in cui una bimba è salita sul palco e si è avvicinata per “suonare” la chitarra. Quella bimba è la nipote di Dave. D’altonde buon sangue…e riccioli in questo caso…non mentono!