Recensione di Gustavo Tagliaferri
A Piermaria Chapus è sempre piaciuto mettersi in gioco lasciando che ad esprimersi sia un songwriting la cui forza innata va di pari passo con sonorità indie rock ben calibrate e sviluppate e meritatamente premiate dal tempo, come insegnano l’esperienza dei MiceCars, condivisa da sempre con Daniele Little P. Bova, e soprattutto le innegabili qualità di cui dispone un esordio come I’m The Creature. In concomitanza con la dimensione berlinese nella quale si è inserito già da anni, l’assunzione di un’identità in solo è tale da preannunciare l’espressione delle cose nella loro essenzialità: è così che nasce P., che apre le porte al suo universo attraverso la concezione dell’E.P. in esame.
Last Entry in the Ship’s Log, per quanto esile nel contenuto, dimostra già come le idee nella mente dell’artista non abbiano mai smesso di circolare seguendo linee mnemonico-sonore parallele che connettono recuperi di stampo 60’s/70’s con più recenti sperimentazioni elettroniche non del tutto slegate da quanto sopra, senza per questo sfociare mai nella ripetitività: sembra di assistere alla graduale rotazione di una mela tagliata perfettamente a metà, che da una parte, attraverso Crevesse, mostra la condensazione di devozioni psych-folk 70’s declamate quasi sommessamente e con toni eterei e svolgimenti a metà tra certi espedienti adoperati dagli AIR del primo periodo, tanto Moon Safari quanto 10.000 Hz Legend, e luccicanti intuizioni figlie di quella fetta di progressive rock legata alla scuola dei King Crimson, fino ad arrivare ad una struggente chiosa per archi, e dall’altra passa dalle pulsazioni kraut che preannunciano l’ipnotica e robotica deriva di Cenotaph, come se i Beatles una volta reintrodotto il modus operandi tanto caro alla Sun King di Abbey Road si fossero abbandonati ad una girandola il cui rotodrumming assume connotazioni di natura dreamy, ad un’ossatura di stampo pop che dalla sua stesura elementare passa ad uno sviluppo più complesso e per questo altrettanto coinvolgente, udibile in Someone Else’s Life, che dietro il countdown d’apertura cela un andamento un po’ più cadenzato e soprattutto aggiunge un pizzico di devozioni di scuola Stereolab. Situazioni che denotano come nel corso del tempo la penna di P. abbia solo finito per rinnovarsi e ravvivarsi, allo scopo di tracciare ulteriori segnali di progresso che, se le premesse sono queste, tutt’altro che un fuoco di paglia, non potranno che essere ancor più evidenti in caso di futuro full length.
Benvenuto, anzi, bentornato, P.: Last Entry in the Ship’s Log è giusto che si lasci godere più e più volte.
P. – Last Entry in the Ship’s Log E.P.
(2018, MiaCameretta Records)
1. Crevasse
2. Cenotaph
3. Someone Else’s Life
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