Intervista di Gianluca Clerici
Andiamo in Umbria, precisamente a Marsciano, dove la voce elegante ed emozionante di Giorgia Bazzanti ha colorato la nostra mente con dieci poesie contemporanee che hanno incontrato il sound di una band meravigliosa composta da Elio Rivagli, Carlo Gaudiello, Fabrizio Barale, Claudio Fossati, Chiara Di Benedetto, Chiara Giacobbe, Marianna Giraudo, Simonetta Baudino, Gianni Manzi oltre a Guido Guglielminetti che da due anni collabora con la stessa Bazzanti con risultati piuttosto notevoli. Un album in cui l’animo femminile è protagonista e si eleva grazie ad autori, oltre alla stessa Giorgia, come Gianmaria Testa.
Parlare di musica al femminile è una vera impresa nel vastissimo mondo della musica indipendente. Tra le canzoni di questo album c’è un’anima femminile che si eleva a vera protagonista. Quanto della tua vita c’è tra queste canzoni e quanto di racconto puro?
In queste canzoni ci sono sia aspetti della mia persona, della mia vita, sia storie lontanissime da me. E questa è una delle cose che più mi è piaciuta perché credo ci sia bisogno di una buona dose di empatia per calarsi nelle storie e nelle emozioni altrui e mi piace vestire anche altri panni e raccontare altro da me, che sia vero o inventato.
C’è quasi una dichiarazione di esistenza della femminilità in questo album che emerge. C’è quasi una sofferenza di oppressione della femminilità. Cosa pensano di questi argomenti il pubblico, ad esempio, che ti ha ascoltato durante la presentazione di pochi giorni fa?
Mi ha fatto molto piacere che il pubblico abbia apprezzato il messaggio di questo album e che si sia emozionato con me: oltre ad una dichiarazione di femminilità, c’è soprattutto un’affermazione di identità, qualsiasi essa sia. Un’eventuale oppressione infatti si avverte quando non si è liberi di esprimere se stessi o quando non viene rispettato il nostro essere; con questo album viene messa al centro un’idea di femminilità non univoca, che si esprime in varie forme e che si libera da dogmi, pregiudizi e luoghi comuni. E che si esprime con coraggio, determinazione, sensibilità e libertà.
Una band meravigliosa ha accompagnato la tua voce in queste dieci poesie. Come è stato lavorare con loro? Quello che ci preme sapere è il feeling che si è creato durante la lavorazione di questo album.
Sono stata onorata di aver collaborato con dei grandi nomi perché sono in primis delle grandi persone.
Dico sempre che un filo magico ci tiene collegati perché è stato come riconoscersi in una sensibilità comune. Legami ed esperienze che mi hanno arricchito sia artisticamente che personalmente.
A proposito di feeling e collaborazione, una menzione speciale a Guido Guglielminetti, tuo “padre artistico” se non osiamo dire tanto. Come è nata la collaborazione con lui e quanto hai imparato in questo periodo di lavorazione dell’album?
La collaborazione con Guido è nata a fine 2016 quando ho frequentato il Production Studio Recording nel suo studio a Peveragno (Cuneo) e da lì abbiamo condiviso un grande lavoro e belle soddisfazioni. Ora, infatti, sono prodotta dalla sua etichetta discografica, la psr factory. Una collaborazione per me fondamentale grazie alla quale sento di essere cresciuta ed essermi definita ancor più. Un arricchimento sia a livello professionale che umano.
Area Sanremo, Premio Pierangelo Bertoli, finalista nazionale al Premio Mimì Sarà e prima dell’uscita dell’album econdo posto al Premio Valentina Giovagnini, il Premio della Critica e terzo posto in classifica al Pop Rock Music Fest. Quanto è stato importante per dare energia e fiducia a questo album?
Questi premi sono stati una bella soddisfazione, ma ciò che è stato importante è averli fatti nel momento giusto. Solo proponendo un’identità che deriva da un preciso background si possono affrontare con serenità, a prescindere dall’esito. Per me i concorsi non sono mai una vera e propria gara ma un modo per esprimere e far conoscere ciò che sono e farlo al meglio.
Fare musica nel 2020. Il tuo approccio nel comporre e presentare una canzone. Fare musica per il pubblico o per se stessi? Chi sta inseguendo chi?
Per me conta molto sia il momento personale di scrittura, composizione, lavoro in studio e interiorizzazione, sia quello di scambio con il pubblico. Amo soprattutto i luoghi raccolti proprio perché mi piace essere ad un passo dalle persone e condividere ogni emozione. E quando succede non è più un inseguimento ma andare insieme nella stessa direzione. Non cerco approvazione ma condivisione.
Tutti dicono che fare musica è un bisogno dell’anima;. quanto bisogno c’è di apparire e quanto invece di essere?
La musica per me è soprattutto qualcosa di catartico. Credo che essere e apparire siano strettamente legati ma l’apparire a cui mi riferisco è più che altro un modo di esprimersi.
Condividere e comunicare ciò che si è. Quanto della storia della musica c’è nella tua vita artistica?
Di certo la musica dei cantautori ha avuto il suo ruolo centrale ma a me piace anche molto spaziare e sperimentare, fosse anche solo per studio e ricerca.
Ultima domanda: quali saranno i prossimi passi di Giorgia Bazzanti?
A passo deciso ma leggero, assaporando questo presente! Mi piacerebbe però continuare a portare la mia musica anche in luoghi “non previsti”; un esperimento che ha già funzionato e che, magicamente, riesce a ridare vita a posti e luoghi a volte dimenticati ma che sanno essere davvero suggestivi.