Intervista di Sacha Tellini
Luna in Ariete è il titolo del nuovo disco di inediti di Ilaria Pilar Patassini. L’album, registrato in presa diretta in tre session live durante la gravidanza della cantante, vede la produzione artistica firmata dalla stessa autrice e da Federico Ferrandina, chitarrista e arrangiatore. A distanza di quattro anni dalla pubblicazione dell’ultimo disco, la cantante mette un punto e a capo e torna mettendo in luce la sua natura autoriale, con brani che vedono al centro una vocalità più asciutta, la parola e un suono narrante, crepuscolare e nudo.
Allora Ilaria, Luna in Ariete è il tuo ultimo album di inediti, arrivato quattro anni dopo aver pubblicato il tuo ultimo album, L’amore è dove vivo: come nasce il tuo ultimo lavoro?
Luna in Ariete nasce da una lunga apnea, da un trasloco, da moltissimi spostamenti, dal confronto con Federico Ferrandina, musicista meraviglioso con cui collaboro da 10 anni e che con me firma la produzione artistica e parte delle musiche e degli arrangiamenti. Il disco nasce anche da delusioni pesanti e meravigliose conferme. È un intimo grido, una risata personale, assordante, incazzata e felice.
Cosa lo differenzia dal precedente?
È il primo progetto che firmo per intero. Come ha detto un amico giornalista forse – finalmente – il fatto di espormi come cantautrice e produttrice mi ha fatto mettere insieme tutte le mie anime, non ne è stata dimenticata nessuna. Evviva.
Hai inciso il disco durante una gravidanza: quanta traccia c’è della tua maternità in questo album?
Più di una direi. Le foto di copertina e del libretto sono state scattate al quinto mese di gestazione, il disco è stato registrato con un audio-video in presa diretta durante il quinto, sesto e settimo mese di gravidanza. E poi ci sono molte tracce nelle canzoni. C’è ossitocina, ovunque.
A metà, Il suono che fa l’universo, Nessun tempo si perde sono i tre singoli che hanno anticipato l’uscita dell’album: come mai la scelta di queste tre canzoni?
A metà mi sembrava rappresentative di moltissime istanze del disco (la dualità, la contrapposizione, il cantato parlato che mette al centro la parola, la letteratura, l’arrangiamento con qualche passaggio dove i contrappunti dei fiati hanno un sapore di musica antica), Il Suono che fa l’universo è una delle tracce più emozionanti, una delle preferite dei musicisti, Nessun tempo si perde, amorosa e ironica, fa da trait d’union con quegli andamenti di milonga presenti in molti dei miei lavori passati ma sempre presente nelle scelte artistiche.
Qual è il messaggio connesso all’album?
Il messaggio deve interpretarlo chi ascolta e non chi scrive, però se dovessi proprio suggerirne uno, data la presenza di tanti contenuti, musicali, testuali, d’immagine…ecco, direi che è un lavoro complesso e che ci tiene a dare il proprio contributo alla rivalutazione, salvaguardia e diffusione della Complessità. Oggi tutto intorno ci suggerisce di procedere nelle nostre scelte per slogan e tifoserie, a colpi di like e di presenza continua di immagine. Ma la realtà è complessa così come lo sono i rapporti umani, la biodiversità, le scelte di vita, la democrazia, così come complessa è la libertà vera, che si conquista con pazienza e fatica e che si mantiene con cura e con il costante timore di perderla . Se mortifichiamo e addirittura mandiamo al macero dei valori fondanti della civilità come l’importanza e il rispetto per la Cultura e di conseguenza ci avviamo al declino dello sviluppo costante di una virale empatia, se dimentichiamo di amare la complessità, di farne parte, allora l’Umanesimo muore e andiamo progressivamente verso la realtà distopica e orrenda di Matrix.
Ci racconti il perché di questo titolo?
Tanti fa dopo un concerto una signora mi disse che per dovevo per forza essere del segno del Leone, perché avevo troppi ricci e troppa passione. Invece di leoni nessuna traccia. Ma nella mia mappa astrale – eccolo il fuoco, aggiunse – la Luna era in Ariete. Sono andata a leggere il significato attributo dall’astrologia. Mi sono ritrovata in tutto. Ci ho riso su e poi la canzone è arrivata da sé.
C’è qualcosa che cambieresti in Luna in Ariete?
Onestamente, felicemente, no.
Quali sono i tuoi progetti futuri in ambito artistico?
A novembre sarò in concerto in Canada, poi da dicembre inizierò con le date di tour di disco, che andranno avanti per tutto l’anno prossimo. Ho una collaborazione con il grande Geoff Westley, un progetto live dedicato al repertorio di Fabrizio de André in versione sinfonica, a cantarlo siamo io e Peppe Servillo. Una vera gioia.