LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: ANDREA ROMANO, IL FRATELLO

Intervista di Gianluca Clerici

Diremmo che si torna alle origini di un tutto. Diremmo che da quell’esordio ci saremmo aspettati un sequel di livello paragonabile invece di far questo passo indietro verso una dimensione più comune. E per fortuna che, comunque sia, il tiro si mantiente… come dire… in tiro. Andrea Romano, Il Fretello, torna con un nuovo disco dal titolo “La famiglia non esiste” per Minollo Dischi. E da quel progetto “collettivo” di grandi, ora scende in campo da solo e con il suo vero nome. Musica indie, ennesime sfaccettature di questa valanga di pop digitale che dalla sua, in questo caso come in pochi altri, si semina personalità, si arriva ad avere una identità… complice i testi che non sono mai dati per scontato come invece sembra esser prassi nelle liriche di quelli che definiamo poeti di oggi. Non fa poesia, ma canzone d’autore, giovane, fresca, scura nei torni, grigia nelle vedute, antiche di quel piglio retrò che ci piace e non poco. A lui le consuete domande di Just Kids Society:

Parlare di musica oggi è una vera impresa. Non ci sono più dischi, ascolto, cultura ed interesse. Almeno questa è la denuncia che arriva sempre da chi vive quotidianamente il mondo della cultura e dell’informazione. Che stia cambiando semplicemente un linguaggio che noi non riusciamo a codificare o che si stia perdendo davvero ogni cosa di valore in questo futuro che sta arrivando?

L’impoverimento culturale del nostro paese negli ultimi è fuor di dubbio e sotto gli occhi di tutti. 

Si fa più fatica in tutti gli ambiti che per decenni sono stati orgoglio e forza culturale del nostro paese. Il fermento che dal dopoguerra in poi affiorava sempre più forte anno dopo anno nella musica, nel cinema, nella letteratura è un ricordo affievolito e lontano per molti.

C’è da dire però che non tutti hanno dimenticato.

Non tutti hanno lasciato che paura e odio abbiano il sopravvento nella quotidianità.

Mi piace pensare e sperare che le realtà che ogni giorno combattono con le chitarre, i libri e la pellicola faranno dimenticare col tempo i piccoli e beceri capitani dell’odio, del malaffare e dell’impoverimento culturale. 

E se è vero che questa società del futuro sia priva di personalità o quanto meno tenda a sopprimere ogni tipo di differenza, allora questo disco in cosa cerca – se cerca – la sua personalità e in cosa cerca – se cerca –  l’appartenenza al sistema?

“La Famiglia Non Esiste” è una rappresentazione allegorica del nostro Paese,  della nostra Società, della nostra Repubblica.
Non propriamente intesa in senso letterale, ma una fotografia del nostro quotidiano.
Ha personali episodi d’amore, politici, familiari e di lotta. La nostra Italia vista dagli ultimi. 

Vive sul riconoscimento delle differenze che rappresentano la forza di ogni comunità che si rispetti.

Non cerca appartenenza in senso stretto, cerca rinascita, rispetto e amore.

Fare musica per il pubblico o per se stessi? Chi sta inseguendo chi?

Ho sempre avuto un rapporto, per quanto riguarda le mie canzoni, più intenso con lo studio che con i live. Per questo nuovo album invece faremo diverse date. 

Porteremo la “La Famiglia Non Esiste” in giro.

Suoneranno nella band straordinari musicisti, molti dei quali hanno anche suonato nel disco.

E di questo sono molto felice.

E restando sul tema, tutti dicono che fare musica è un bisogno dell’anima. Tutti diranno che è necessario farlo per se stessi. Però poi tutti si accaniscono per portare a casa visibilità mediatica e poi pavoneggiarsi sui social. Ma quindi: quanto bisogno c’è di apparire e quanto invece di essere?

Ovviamente è diventato una necessità veicolare i progetti attraverso i social. Lo dico senza ipocrisia. Per quanto mi riguarda oltre a essere molto timido da questo punto di vista, trovo stucchevole un certo tipo di atteggiamento. Mi limito, con alcuni della band che amministrano la pagina (sono più loro a fare post che io personalmente per una questione appunto di imbarazzo) a far conoscere le uscite, le recensioni, i concerti ma senza mai eccedere. Ad esempio quando uscirà, faro un post su questa bella intervista.

Musica d’autore italiana figlia di un mondo che non ci sta a star comodi sui cliché. Il disco di Andrea Romano, il disco de Il Fratello, oggi suona come il ferro che trovavamo nelle canzoni degli anni ’70, con un gusto maturo per l’elettronica che non soffoca con quell’aria da invasore futurista ma colora con il gusto della semplicità di un tempo. Un’opera dell’arte e dell’ingegno, come questo disco, vuole somigliare alla vita di tutti i giorni oppure cerca un altro punto di vista a cui dedicarsi?

Sono lusingato da queste parole di descrizione. Sicuramente le canzoni parlando davvero di vita vissuta hanno una forte componente del quotidiano in cui navighiamo tutti noi ogni giorno. Hanno però l’evasione emozionale che ogni canzone dovrebbe suscitare nell’ascoltatore. Rispettando sempre le sensazioni uniche e diverse che ognuno può provare.

Parliamo di live, parliamo di concerti e di vita sul palco. Anche tutto questo sta scomparendo. Colpa dei media, del popolo che non ha più curiosità ed educazione oppure è colpa della tanta cattiva musica che non parla più alle persone o anzi le allontana?

Credo sia anche questo lo specchio di un periodo storico non proprio florido. Molto difficile organizzare i tour e a volte in condizioni pessime. Esistono però anche in quest’ambito promoter illuminati che al di là dei quattrini provano ancora grandissime emozioni nell’ospitare progetti che amano.

E quindi, anche se credo sia inutile chiederlo ai diretti interessati, noi ci proviamo sempre: questo lavoro quanto incontra le persone e quanto invece se ne tiene a distanza?

Credo che le mie canzoni arrivino non immediatamente al primo ascolto, ma quando ti entrano dentro non ti lasciano più. Quindi se si ha l’amore dell’ascolto si annullano tutte le distanze avvicinando l’ascoltatore ai mei racconti e ai miei sussurri. Sempre meglio incontrare l’ascoltatore che lasciarlo andare. Credo sia il fine ultimo di chi fa musica. “E poi la gente sa e la gente lo sa che sai suonare.

Suonare ti tocca per tutta la vita e ti piace lasciarti ascoltare”

Così cantava Fabrizio De Andrè nel Suonatore Jones.

E per chiudere chiediamo sempre: finito il concerto di Andrea Romano – Il Fratello, il fonico che musica dovrebbe mandare per salutare il pubblico?

Piero Umiliani & His Orchestra 

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