NEWS: Simona Carnino & Marco Benedettalli vincitori del Premio Mimmo Càndito – per un giornalismo a testa alta

Simona Carnino & Marco Benedettalli sono i vincitori della Prima Edizione del Premio Mimmo Càndito – per un giornalismo a testa alta, dedicato al giornalismo internazionale e d’inchiesta, in onore di Mimmo Càndito scomparso il 3 marzo 2018, di cui è presidente la giornalista de La Stampa Marinella Venegoni.

Dei 30 candidati (metà donne, metà uomini dai 26 ai 56 anni) al Premio, sono stati selezionati dieci finalisti, alcuni dei quali sono giornalisti affermati della carta stampata, tv e web e giovani freelance, scelti da una Giuria composta dalle giornaliste Marina Verna ed Emmanuela Banfo e dallo storico e docente Alessandro Triulzi.

L’Associazione, nata nove mesi dopo la scomparsa del giornalista e inviato di guerra Mimmo Càndito, ha istituito un premio annuale caratterizzato da due riconoscimenti: uno è per le Opere (già pubblicate su giornali, tv e web), il secondo e più innovativo è per un Progetto di inchiesta, pensato per  collaboratori, pubblicisti, freelance, blogger o allievi di Master in giornalismo, che il Premio Mimmo Càndito finanzierà. 

La Prima Edizione ha premiato L’epopea dei migranti centroamericani al tempo di Trump di SIMONA CARNINO nella sezione Opere per rigore, completezza, carica emotiva. Pubblicata su Missioni Consolata, l’indagine affronta le sfaccettature del fenomeno migratorio nel Centro America con rigore di analisi, esaustività nella raccolta dei dati e diversificazione delle fonti. 

Per quanto riguarda la sezione Progetti, il Premio è stato assegnato a Da braccianti a operai per il mercato globale. Il nuovo proletariato etiope del polo industriale di Mekelle di MARCO BENEDETTELLI per originalità, coinvolgimento diretto e conoscenza dell’area. L’inchiesta verte su un tema per lo più ignoto al grande pubblico ma di grande portata per il continente africano, la crescita di una nuova classe operaia in un Paese che esce da un ventennio di guerra con la confinante Eritrea e che mantiene affollati campi profughi, e una popolazione in fuga dall’economia contadina.

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