LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: MAUTO

Intervista di Gianluca Clerici

Eleganza e attenzione per il suono della parola come del suo posto dentro un mosaico fatto di passione, di gratitudine… e dunque dell’arte di un cantautore. Mauto torna a restituire voce al disco “Il tempo migliore” che questa volta esce in acustico, registrando di nuovo ognuna di quelle canzoni ma in versione piano e voce, rigorosamente live, buona la prima o poco più… e dentro la tracklist una perla inarrivabile. Mauto viene invitato dalla grandissima Miranda Martino a musicare una poesia inedita di Piero Ciampi. Ed è così che nasce e troviamo nel disco “Nero Bianco e Blu” in ben due versioni: una da solo ed una in copia con l’attrice e cantante friulana. Inevitabile averlo ospite per le nostre consuete domande di Just Kids Society.

Parliamo di musica o di gossip? Oggi il mondo sembra più attento agli effetti di scena, da dare in pasto al giornalismo e alle tv più che ai contenuti degli artisti. Ecco la domanda: perché qualcosa arrivi al pubblico di questo presente meglio badare quindi alla scena o restare fedele ai contenuti?
Per me sicuramente la seconda, anche se in controtendenza. Ma sono sicuro che alla lunga vincano e siano più importanti i contenuti: perché questo è quello che cerco e mi aspetto da una espressione artistica; e da questo voglio continuare a farmi sorprendere, con l’intento di non smettere mai di provare a farlo io stesso.

Guardiamo sempre al passato, alle radici, ai grandi classici per citare insegnamenti e condizionare le mode del futuro. Perché? Il presente non ha le carte per segnare una nuova via?
Impariamo per definizione dal passato, l’importante è secondo me essere proiettati verso una nuova via con la coscienza di quegli insegnamenti. Il futuro lo immagino come la somma ed il rispetto di queste conoscenze aperte però a tutto quello che ancora c’è da capire e scoprire intono ed al di là da noi.

Che poi di fronte alle tante trasgressioni che ci vengono vendute dalle televisioni, quante sono davvero innovative e quante sono figlie sconosciute e mascherate di quei classici anche “meno famosi” di cui parlavamo poco fa?
Perché credo che tutto venga da esperienze già provate, rese magari “attuali” cambiandone solo la forma esteriore, ma la sostanza rimane la stessa: la vera trasgressione rimane per me la verità.

Un lavoro di dettaglio e di silenzi in questo pianoforte accomodante e discreto ad accompagnare la voce. Canzoni “lente” contro il tempo veloce. E dunque come può parlare al pubblico di oggi che sta continuamente con i telefonini in mano a cercare di identificarsi dentro suoni digitali di format discografici ciclicamente copiati e riproposti?
C’è bisogno di fermarsi, di riscoprirsi “lenti”, esseri umani anche fragili che possono guardare il cielo ed in qualche modo ancora emozionarsi. Avevo il bisogno di fermare queste canzoni anche nella loro semplicità, come sono nate, pianoforte e voce, senza orpelli, registrandone dal vivo anche le imperfezioni, perché è lì che si nasconde la loro essenza e sono in grado di riempire in modo inimmaginabile tutto lo spazio, perfino i silenzi.

Parliamo di cultura e di informazione. Siamo dentro un circo mediatico dalla forza assurda capace di fagocitare le piccole realtà, anzi direi tutte le realtà particolari di cui parlava Pasolini. La musica indipendente quindi che peso continua ad avere? Oppure viene lasciata libera di parlare tanto non troverà mai terreno fertile di attenzioni?
La libertà di espressione è la chiave della rinascita sempre. Credo che essere indipendenti significhi continuare a credere in quello che si dice e si fa, e cercare di comunicare con gli altri in modo vero diretto. In questo modo qualunque espressione artistica non sarà mai vana.

Più in generale, la musica può tornare ad avere un peso sociale per la gente quotidiana?
Credo di sì e soprattutto credo non l’abbia mai perso. Io credo nella funzione sociale dell’arte, ogni parola e suono ha un’importanza che a volte non immaginiamo, dobbiamo esserne coscienti e riconoscenti alla sua forza che veramente può contribuire a cambiare le cose.

E restando sul tema delle trasformazioni: vinile, CD o canali digitali? Oggi in fondo anche la musica è gratis, basta un click… è segno del futuro o è il vero cuore della crisi? Che poi tutti condannano la gratuità però tutti vogliono finirci su Spotify…
L’innovazione non è un male di per sé. Il futuro può essere meraviglioso se accompagnato dalla coscienza dei passi che si fanno. Quello su cui bisognerebbe interrogarsi, soprattutto in Italia, è se veramente la musica e l’arte in generale siano considerati come un lavoro, un valore importante per la società e non un semplice passatempo; quello è il discrimine, e da lì discenderebbe il giusto riconoscimento economico e sociale.

A chiudere, da sempre chiediamo ai nostri ospiti: finito il concerto di Mauto, il fonico cosa dovrebbe mandare per salutare il pubblico?
In questo periodo specialmente potrebbe mandare “Talkin ‘bout a revolution” di Tracy Chapman, di cui ho fatto recentemente una rielaborazione in italiano, a sottolineare lo scuotimento delle coscienze ed il bisogno di rinascita. Ma allo stesso modo andrebbe bene anche “Figli delle stelle”: in fondo dicono le stesse cose.

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