RECENSIONE: Suez – The Bones of The Earth

Recensione di Elisa Rossi

The Bones of The Earth è il nuovo album dei Suez, uscito il 16 Aprile 2021.
La band è tornata nel panorama musicale dopo 8 anni di silenzio dall’ultimo album Illusion Of Growth del 2013.

Fedeli alla linea di raccontare in quale tipo di mondo viviamo e ispirati dalla storia della reporter ungherese che, mentre riprendeva con la telecamera la fuga di alcuni migranti in Ungheria fece cadere un uomo con un bimbo in braccio in diretta Tv, i Suez decidono di descrivere attraverso la musica l’individualismo, le divisioni, le paure e i mostri che vediamo crescere al nostro fianco, ogni giorno.

Ora immaginate di uscire di casa, immaginate di essere fuori e di avere una macchina fotografica. Potete fotografare tutto ciò che vi circonda, potete guardare la vostra realtà da una prospettiva diversa.

È questo il viaggio in cui la band di Cesena ci accompagna alla scoperta di ciò che ci circonda, affrontando con un ritmo spettrale – ma allo stesso tempo ricco di suoni, chitarre e tastiere – tutta la diffidenza e la sofferenza di cui siamo colmi.

La traccia con cui aprono questo viaggio è Hard To Say, quattro elementi ben assemblati, che ti preparano ad un ascolto rilassato ma intenso, lasciando che il tempo incalzi andando avanti ed incontrando tracce come Robert.
L’album mantiene una cadenza lenta, caratterizzata dai suoni post punk.
Humanity is dead arriva come un urlo, anzi Humanity is dead è un urlo, un urlo di dolore, è l’urlo di chi non vuole più questa realtà, l’urlo di chi è ancora capace di stupirsi e soffrire, l’urlo di chi un’umanità così non l’accetta.

L’album vede la propria chiusura con due tracce, Best place e Kobane che fondono la new wave e il post rock, con un disperato bisogno di trovarlo davvero un posto migliore.

 

CREDITS

Recorded by Suez
Mixed and mastered by Lena Sutter
Produced by Cagnìn Records
Photography by Marcella Magalotti
Graphics and additional artworks by Vicky Margera

 

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