LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: I RÆSTAVINVE

Intervista di Gianluca Clerici

Disco d’esordio assai interessante, che trova la sua ragione per stagliarsi dentro il grandissimo contenitore dell’indie-pop italiano. Sono i RæstaVinve e questo loro primo disco ufficiale dal titolo “Biancalancia” si staglia decisamente nella forma come nei suoni da tutto quel che siamo abituati ad attenderci dentro lo stilema quotidiano del pop. Anche se tradiscono più e più volte un’anima battistiana che non guasta e anzi affascina sempre. A loro le nostre consuete domande di Just Kids Society:

Parliamo di musica o di gossip? Oggi il mondo sembra più attento agli effetti di scena, da dare in pasto al giornalismo e alle tv più che ai contenuti degli artisti. Ecco la domanda: perché qualcosa arrivi al pubblico di questo presente meglio badare quindi alla scena o restare fedele ai contenuti?
(Vincenzo Vescera)
Alla nostra veneranda età dobbiamo dirti: i contenuti. Ma un ventenne bada alla scena, e come dargli torto!?

(Stefano Resta)
Occorre badare ad entrambi. Cio’ che dici con due parole può essere più sensato di cio’ che si esprime aprendo la bocca dall’inizio alla fine di un pezzo. Dipende da noi, ma in linea di massima il contenuto, anche se scomodo vince sempre. Poi ci sono le eccezioni che confermano la regola.

Guardiamo sempre al passato, alle radici, ai grandi classici per citare insegnamenti e condizionare le mode del futuro. Perché? Il presente non ha le carte per segnare una nuova via?
(Vincenzo Vescera)
Il presente ha certamente qualcosa che farà scuola, ma lo farà tra qualche anno, quando sarà “passato”, ora paga lo scotto del pregiudizio.

(Stefano Resta)
Mi associo alla risposta di Vincenzo. Del passato rimane ciò che è puro e fulgido nel suo intento.

Che poi di fronte alle tante trasgressioni che ci vengono vendute dalle televisioni, quante sono davvero innovative e quante sono figlie sconosciute e mascherate di quei classici anche “meno famosi” di cui parlavamo poco fa?
(Vincenzo Vescera)
Sono quasi tutte maschere di quei classici. Quelle poche trasgressioni le riconosci subito, e spaccano, vedi Calcutta.

Scendiamo nello specifico di questo disco, che vive di suoni digitali ma cerca nelle voci e nei dettagli della produzione una vicinanza umana e spirituale… quotidiana anche e soprattutto. E qui la produzione ha cercato questa direzione o sbaglio? Dunque come può parlare al pubblico di oggi che sta continuamente con i telefonini in mano a cercare di identificarsi dentro suoni digitali di format discografici ciclicamente copiati e riproposti?
(Vincenzo Vescera)
Hai colpito nel segno, è un rischio che ci siamo accollati in maniera consapevole. Ma era l’unico modo per provare a riemergere nel bel mezzo di un caos produttivo omologato, ed essere sinceri allo stesso tempo.

(Stefano Resta)
Vincenzo e Maurizio hanno più esperienza in cosa in Italia ha avuto successo. Lo hanno toccato con mano e vi hanno contribuito già, anche se in maniera meno evidente di ciò che sembra. Per me anche solo poter collaborare in tutto questo è stato forte motivo di orgoglio ed ho sentito la responsabilità di fare le cose al meglio. Se ci fosse stato il minidisck o il walkman a me cambiava poco.

Parliamo di cultura e di informazione. Siamo dentro un circo mediatico dalla forza assurda capace di fagocitare le piccole realtà, anzi direi tutte le realtà particolari di cui parlava Pasolini. La musica indipendente quindi che peso continua ad avere? Oppure viene lasciata libera di parlare tanto non troverà mai terreno fertile di attenzioni?
(Vincenzo Vescera)
Il concetto di musica indipendente, al quale siamo molto legati, credo abbia perso la bellezza e la sincerità dei primi anni.

(Stefano Resta)
La musica è indipendente se di comporti in assenza di necessità dettate dai soldi. Per come la vedo io sarebbe meglio iniziare a parlare di musica autonoma, e non per l’auto-tune (che a volte può anche servire o divertire) ma per il coraggio delle proprie scelte ed idee. E quelle hanno sempre successo fortunatamente. Almeno la storia lo insegna. Noi,: “speriamo che ce la caviamo…”

Più in generale, la musica può tornare ad avere un peso sociale per la gente quotidiana?
(Vincenzo Vescera)
Non credo abbia mai smesso di avere quel ruolo. Piuttosto è cambiata la richiesta. Non credo ci sia il pubblico attento degli anni 70. Quelli che cercavano nel testo di una canzone uno slogan in cui identificarsi. Non so dirti se la responsabilità è nelle proposte odierne o nella scarsa attenzione. Posso dirti però che lavorare su un testo per mesi, spesso anni per poi realizzare che chi ti ascolta non ha mai fatto caso a quel concetto o ti dice che sei triste a volte è svilente.

(Stefano Resta)
La musica fa parte del processo di crescita di una persona che a volte continua ad esserne la spinta portante. Quale bambino o ragazzino non l’ascolta. Quale ragazzo non la spara dai propri finestrini, quale professionista non la gradisce come sottofondo mentre fa la spesa o legge un libro, o non canta sotto la doccia. Ci da 5 minuti in cui sentirci uniti, uniti in un’emozione racchiusa in una parola o in un riff.

E restando sul tema delle trasformazioni: vinile, CD o canali digitali? Oggi in fondo anche la musica è gratis, basta un click… è segno del futuro o è il vero cuore della crisi? Che poi tutti condannano la gratuità però tutti vogliono finirci su Spotify…
(Vincenzo Vescera)
È un cane che si morde la coda, perché se da una parte la tecnologia ti consente di arrivare in Cina con un click e quindi costruirti una piccola fan base in contesti neanche minimamente ipotizzabili 10 anni fa, di contro ne risente l’indotto discografico. Dalla stamperia al musicista.

(Stefano Resta)
Cambia l’ordine degli addendi, ma il risultato non cambia. Ci sarà sempre il main-stream. Spotify ti da la possibilità di ascoltare parecchio ma non tutto. Sta a noi decidere cosa far entrare e come e da dove la musica nel nostro cervello. Il resto è Economia.

A chiudere, da sempre chiediamo ai nostri ospiti: finito il concerto dei RaestaVinvE, il fonico cosa dovrebbe mandare per salutare il pubblico?
(Vincenzo Vescera)
“With or without you”, in questo momento vorrei ascoltare gli U2.

(Stefano Resta)
“How to desappear completely” dei Radiohead.

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