LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: 1000STREETS

Intervista di Gianluca Clerici

Inevitabile lasciarsi ispirare dal titolo di questo nuovo singolo: Good Vibes. Perché è proprio questo il mood che si respira dentro le liriche e l’energia di questo disco, tra funky e Lo-Fi/Chill Out di grandi serate laccate, a firma di un collettivo di oltre 50 artisti a corredo della 1000 Streets’ Orchestra. Si intitola Electro Way questo che a tutti gli effetti è l’esordio discografico per eccellenza di un progetto apolide, anacronistico e forse privo di confini ed etichette. E l’elettronica sposa la contaminazione di cultura e di genere restituendoci un lavoro che polverizza le attese in questo tempo assurdo dove impera un certo regime di omologazione. Altrettanto inevitabile rivolgere a loro le nostre consuete domande di Just Kids Society

Parliamo di musica o di gossip? Oggi il mondo sembra più attento agli effetti di scena, da dare in pasto al giornalismo e alle tv più che ai contenuti degli artisti. Ecco la domanda: perché qualcosa arrivi al pubblico di questo presente meglio badare quindi alla scena o restare fedele ai contenuti?

Sono convinto che il contenuto sia fondamentale però è molto importante che sia accompagnato da un serio lavoro grafico e comunicativo. L’importanza dell’aspetto visivo non è una novità, però sono certo che alla fine la qualità dei contenuti prevale su tutto.

Guardiamo sempre al passato, alle radici, ai grandi classici per citare insegnamenti e condizionare le mode del futuro. Perché? Il presente non ha le carte per segnare una nuova via?

Il presente è così perché conseguenza di scelte e avvenimenti passati. Credo che sia importante guardare avanti e cercare la propria strada senza mai smettere di rispettare e far valere il nostro passato.

Che poi di fronte alle tante trasgressioni che ci vengono vendute dalle televisioni, quante sono davvero innovative e quante sono figlie sconosciute e mascherate di quei classici anche “meno famosi” di cui parlavamo poco fa?

Questa è una valutazione molto delicata. Penso che ogni nuova trasgressione sia frutto di influenze passate messe insieme ad idee del presente, quello che vediamo è il risultato della mescolanza tra questi due elementi.

Scendiamo nello specifico di questo disco, di grandi vibrazioni, di positività, di un “rock” sporcato di swing e funk, di suoni digitali e di pop internazionale. Dunque un disco ampiamente dedito al dialogo verso le nuove generazioni o pensi si rivolga anche a chi dalla musica cerca altre derive?

Electro Way è sicuramente rivolto alle nuove generazioni, ma abbiamo – per fortuna – notato che anche la vecchia guardia apprezza molto questo esperimento. Sarà la continua citazione al sound del passato, sarà l’energia dei giovani che portano avanti questo progetto, non lo so, quel che è certo è che le canzoni sono piene di energia e accompagnano allegre l’estate dei più giovani e anche quella dei più esperti.

Parliamo di cultura e di informazione. Siamo dentro un circo mediatico dalla forza assurda capace di fagocitare le piccole realtà, anzi direi tutte le realtà particolari di cui parlava Pasolini. La musica indipendente quindi che peso continua ad avere? Oppure viene lasciata libera di parlare tanto non troverà mai terreno fertile di attenzioni?

Secondo me la nuova musica, anche quella dei circuiti più piccoli, è fondamentale per una crescita artistica di massa. Come noi, anche il pubblico vive di influenze e contaminazioni; penso sia di fondamentale importanza che un ascoltatore medio sia circondato sia dagli input del circo mediatico che da quelli delle piccole realtà.

Più in generale, la musica può tornare ad avere un peso sociale per la gente quotidiana?

Credo che in questo periodo si sia notato più che mai. Il lockdown ha enfatizzato il valore della musica dal punto di vista sociale, è evidente che è uno strumento curativo e aiuta a mantenere il benessere fisico e mentale.

E restando sul tema delle trasformazioni: vinile, CD o canali digitali? Oggi in fondo anche la musica è gratis, basta un click… è segno del futuro o è il vero cuore della crisi? Che poi tutti condannano la gratuità però tutti vogliono finirci su Spotify…

Penso che questo cambiamento possa rappresentare una crisi temporanea. La trasformazione verso il futuro è inevitabile, bisogna solamente trovare una nuova strada; non penso sia corretto pretendere che le cose vadano bene se si utilizzano i nuovi strumenti ma con la mentalità necessaria per portare avanti quelli obsoleti.

A chiudere, da sempre chiediamo ai nostri ospiti: finito il concerto dei 1000Streets, il fonico cosa dovrebbe mandare per salutare il pubblico?

A partire dal nostro primo live di presentazione dell’album, Tommy On The Bone è un’ottima sigla per salutare il pubblico. Uno dei brani di punta di Electro Way che una volta ascoltato non esce più dalla testa.

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