LAS NENAS ENTREVISTAN: PILAR BRAVO

Intervista di Las Nenas 

Pilar Bravo

Ciao Pilar, siamo Elena & Stefy, las nenas di Just Kids Magazine.  Sei nata a Barcellona e vivi da molti anni in Italia. Sei Direttore d’Orchestra e insegni anche canto. Come nasce la tua passione per la musica?

Quando avevo 8 anni ho studiato musica alla scuola elementare e mi sono innamorata del flauto dolce: trovavo che suonarlo mi faceva compagnia, mi permetteva di concentrarmi in un modo che tutte le atre cose non riuscivano. Penso fosse questo che poi mi ha fatto continuare. Adoro come mi fa sentire la musica sia quando studio che quando eseguo davanti al pubblico.

Cosa significa dirigere un’Orchestra?

Significa avere uno strumento non solo meccanico, ma anche umano che reagisce secondo gli impulsi tecnici, ma anche emotivi che riesci a trasmettergli.

Che percorso si deve seguire per diventare Direttore d’Orchestra?

Accademicamente devi arrivare a fare gli studi superiori di almeno due strumenti e composizione, prima di poter accedere al corso di direzione d’orchestra. In realtà il diploma non basta per poter fare il mestiere, devi poter fare corsi con grandi maestri e con grandi orchestre per poterti confrontare con uno strumento reale e devi fare conti con i costi di produzione se a formare l’orchestra sei tu. Un violinista può suonare in metro, un direttore non può fare nulla da solo

Sei stata Direttrice Musicale anche di Gianna Nannini. Ci racconti l’esperienza?

Sono stata direttrice del coro di tre progetti di Gianna, il direttore musicale è più legato alla produzione dell’ album, in casi come questi è l’artista stessa oppure il produttore.

Comunque, Gianna l’ho conosciuta per caso in un concerto di Cacciapaglia nella chiesa San Carlo: Gianna era artista ospite e c’è stato subito intesa e così mi ha chiesto di lavorare con lei. Lei è sempre piena di nuovi progetti e una cosa ha portato all’altra anche progetti che non sono ancora venuti alla luce, ma che sono certa sta ancora macinando.

Qual è stato il concerto più bello a cui hai partecipato?

Il concetto di bello in questo caso è veramente soggettivo, non un concerto più importante è più bello che uno dove sei in un posto dimenticato da Dio con poche persone come pubblico.

Un concerto si crea dal momento in cui inizi a studiare nella propria scrivania o davanti al piano: là nasce l’amore per quel repertorio che dovrai eseguire che poi si amplifica nella sale prove con i tuoi musicisti, se è opera all’incontro con il regista. Poi ancora ci sono i momenti di svago con la compagnia dove si creano amicizie vere e durature con persone che non vedrai mai più dopo quella produzione. Tutte queste esperienze sono parte del concerto prima ancora che accada. Il concerto poi è un lampo. Se hai un pubblico caldo, ricettivo e attento ti porti anche quell’ ulteriore energia che è però adrenalinica e che assapori solo una volta passato il momento.

Forse i concerti che ricordo con più amore è quando la meccanica di ciò che stava accadendo non la conoscevo, quando ero bambina e cantavo nel coro di voci bianche del Teatro del Liceo a Barcellona oppure quando suonavo nella orchestra giovanile. Quei primi concerti avevano il sapore della scoperta.

Barcellona da una parte e Milano dall’altra. Come ti hanno influenzato musicalmente parlando?

A Barcellona ho fatto tutti gli studi necessari per poter venire a Milano a perfezionarmi. Barcellona mi ha dato l’occasione d’iniziare a lavorare molto giovane e questo mi ha permesso far una gavetta mentre mi formavo imprescindibile per il mio lavoro. Milano mi ha dato maestri e amici che mi hanno fatto sviluppare come persona e quindi come musicista. Inoltre mi ha permesso una stabilità lavorativa tra la direzione e la didattica che sono le due cose che più amo fare

Cos’è per te la musica?

Libertà

C’è una canzone, un’opera a cui sei particolarmente legata?

Otello

Cosa fa Pilar Bravo quando non fa musica?

Cucino per la famiglia e per gli amici, vado in giro a camminare, non importa dove, faccio compiti con mio nipote on line tramite  FaceTime, ascolto la radio o mi guardo qualche film.

Cosa pensi della musica di oggi? 

C’è molta bella musica e grandi interpreti. Adoro musica diversa a quella classica, spesso metto la radio e ascolto le cose più diverse, rap, pop, rock, folk. Di spagnoli in questo periodo ascolto tanto Silvia Perez Cruz e Rosalia e di storici e insormontabili Sabina e Extremoduro.

Charles Bukowski diceva: “Un intellettuale dice una cosa semplice in modo difficile, un artista dice una cosa difficile in modo semplice”. Quanto concordi con questa citazione? È vero secondo te?

Dovrebbe essere così, ma spesso il mondo artistico – quello chiamato non di massa, indi, più borghese – crede di essere superiore e conferisce a ogni azione artistica, ogni mostra, ogni concerto di una patina di intellettualità che fa diventare l’arte spesso inaccessibile, incomprensibile e soprattutto molto molto noioso, quando l’arte in tutte le sue forme dovrebbe dare ossigeno all’anima e consapevolezza al cuore.

Hai in programma degli eventi in cui possiamo venire a vederti dal vivo?

In programma ci sono un po’ di concerti sia a Dicembre che a Febbraio, ma veramente con questa nuova risalita del Covid e le nuovi disposizioni legislative non so se dovremmo rifermare tutto.

Comunque, un impegno che secondo me potrà essere eseguito, anche se ora in inverno chiudono di nuovo un po’ tutte le attività per il Covid e che io amo molto perché è il binomio perfetto tra direzione musicale e didattica, è il Campus musicale di SOLOCANTO. Si fa a giugno e si fa un’opera con i ragazzi da 8 a 20 anni, due settimane di canto, recitazione e orchestra, con la prima in un grande teatro Milanese e una possibile tournée in Puglia.

Un consiglio che daresti ad un* ragazz* che vuole intraprendere la tua stessa carriera?

Studiate e non mollate per le difficoltà perché una parte di questo mestiere è la forza di carattere, amate quello che fate e non siate presuntuosi, ascoltate quello che gli altri dicono ma non perdete di vista voi stessi e la vostra strada e soprattutto cosa avete da dire. Non lavorate per la fama, ma per avere un lavoro continuo e quotidiano con la vostra arte, quale essa sia. Vi assicuro che questo vivere insieme alla vostra creazione artistica vi renderà la giornate tutte diverse, sicuramente il primo paso verso la felicità.

Contatti:

Sito web SOLOCANTO

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