LIVE REPORT: Più libri Più liberi @ Nuovo Centro Congressi – La Nuvola [RM] – 04-08/12/21

A cura di Davide Iannace e di Elisa Rossi

Alla fiera del libro

Più Libri Più Liberi è il nome della convention dedicata alla piccola e media editoria che, oramai dal 2002 e meno la pausa COVID, viene ospitata a Roma – quest’anno presso la splendida cornice della Nuvola di Fuksas. Davide ed Elisa si sono infiltrati nella manifestazione per Just Kids Magazine, per osservare da vicino e parlare con le case editrici presenti.

Nuovo Centro Congressi – Ph. David Emanuele Iannace

Chi va ad una manifestazione come Più Libri Più Liberi?

I piccoli e medi editori, soprattutto, una realtà che secondo la ricerca condotta dall’Associazione Italiani Editori, sta cambiando in maniera sempre più rapida, crescendo e adattandosi a un mondo sempre più digitale e online. Un mondo certamente che vede tante realtà, piccolissime soprattutto, coprire i più diversi ambiti dell’editoria e pubblicare libri da autori, tanto italiani che stranieri, spesso sconosciuti ai canali più mainstream dell’editoria.

Ci vanno, a loro volta, quegli appassionati – che si dividono in vecchie volpi da libreria, studenti nuovi al mondo culturale e semplici curiosi – che vedono nei libri qualcosa di più che un insieme di frasi messe insieme con un senso più o meno compiuto. Perché, di certo, la prima cosa che spicca ad un evento come Più Libri Più Liberi è la varietà dell’offerta che ci si ritrova dinanzi. Libri colorati, libri storici, romanzi, fumetti, per bambini, a tema religioso, ecologico, libri stranieri, italiani, classici e contemporanei, inediti e ripetutamente editi nelle forme più disparate, popolano una varietà di stand che occupa due piani interi e che fa da contraltare agli eventi dedicati ad autori, libri, temi particolari e specifici di sala in sala.

 

Quindi, cosa fanno due giovani redattori in giro per la Nuvola, oltre che scattare foto e festeggiare il pass stampa cordialmente offerto dall’organizzazione?

Innanzitutto, provando a sembrare culturalmente interessati – e non solo desiderosi di sfogliare colorati libri – visitando un paio di eventi. Il primo a cui si è assistito è stato Bazar Mediterraneo, la presentazione del libro di Alberto Negri con l’intervento dell’autore e Giovanni Minoli.
Più che una presentazione è stato un po’ come assistere ad un dibattito politico, un’intervista – molto fluida, molto sul tema – che però, a discapito di ciò che Davide si aspettava, non era un interessante approfondimento culturale sul Mediterraneo, ma un dibattito di geopolitica, dalle tinte abbastanza fosche e oscure – come qualsiasi dibattito geopolitico contemporaneo, a tratti depressivo – interessante, certo, ma un po’ personalistico, un po’ troppo sul lato dell’autore. Voluto? Non voluto? Di certo ha condotto poi i just kiddiani verso il piano terra della manifestazione, alla ricerca di editori da disturbare allegramente per scoprire i più intimi segreti dei libri e di chi, dal loro concepimento alla loro pubblicazione, li segue passo passo.

Sempre a tema eventi. questa volta in qualche modo più accattivanti, c’è stata poi la chance di ascoltare Ece Temelkuran, che chiacchierava con Francesca Mannocchi nell’evento intitolato Conversazione sull’oggi. Ecco, questo ha catturato più l’attenzione di tutti e due i reporter della rivista, perché in questo caso si trattava non tanto della presentazione di un libro, quanto piuttosto la presentazione di una vera e propria storia di vita, una anche in qualche modo particolare, unica nel suo genere. Attivista, giornalista, allontanata da casa sua, la Temelkuran rappresenta in qualche modo quella lunga schiera di giornalisti-cercatori di verità che da sempre – e continuano a esistere – cercano di buttare un po’ di luce quando, invece, di solito si cercano di spegnere le luci troppo spesso.

Davide ed Elisa hanno avuto la possibilità di parlare con ben sei case editrici, quelle che in qualche modo hanno catturato di più l’occhio in mezzo al marasma cosmico. Le interviste, che trovate a fondo testo, sono dei veri e propri insight su delle piccole e medie realtà dell’editoria italiana, ognuna con il proprio approccio unico al mondo della letteratura e della saggistica. Parlare con i protagonisti dell’editoria – quelli che portano dalla penna dell’autore al tavolo del lettore l’opera finale – è stato non solo interessante, ma soprattutto stimolante, e l’opportunità di comprendere tanto del mondo che si nasconde dietro i nostri pezzi di carta preferiti.

 

Difficile ovviamente condensare tutte le case editrici in poche parole in mezzo al caos, costante, perenne, della folla che si muove tra i vari stand, alla ricerca dell’autore che firma le copie o dell’offerta migliore da non farsi scappare. Questi due sono alcuni degli aspetti forse più interessanti di eventi simili, ovvero la possibilità di balzare direttamente sulle case editrici preferite e, a volte, proprio sugli autori che si volevano incontrare.

Ci sono identità chiare nei libri – almeno, nelle scelte editoriali – che attirano l’occhio, ma anche la mano stessa, sia dei lettori più accaniti sia di quelli un po’ più casual. La verità è che alcune volte ci si finisce per identificare con la filosofia editoriale, con quella precisa scelta di autori e temi che, alla fine, distinguono le persone le une dalle altre.

Momenti come Più libri più liberi offrono proprio l’opportunità di incrociare un mondo che spesso viene visto tramite i suoi artefatti, e non le persone che li producono. Il gusto di osservare i cataloghi di libri, la varietà di scelta possibile, comprendere parlando con gli editori stessi i motivi dietro quelle linee specifiche su una copertina o gli artigianali disegni, sono ricercati da chiunque popoli un evento simile.

Il primo piano del Nuovo Centro Congressi – Ph. Davide Emanuele Iannace

Certo, va detto che non è come andare in libreria. Sarà il caos, la folla, l’insieme di troppe persone tutte su queste viuzze che si snodano tra gli stand ricchi di poster e colori, ma dà una diversa sensazione. Proprio sul tema libreria-fiera si è scatenato un piccolo dibattito, di cui un foglietto ancora conservato a casa ne è la prova: perché fare la fiera a dicembre, spingendo la gente – sperando anche che comprino – libri proprio alla fiera piuttosto che in libreria e prima di Natale? Si unisce a un secondo dubbio, proprio degli autori, sul costo della fiera stessa. Può essere davvero uno stimolo per la piccola e media editoria presentarsi ad un momento il cui accesso è a pagamento? Certo, sicuramente l’organizzazione di un simile evento richiede impegno e sicuramente un certo dispendio di risorse – in particolare durante l’epoca delle restrizioni da COVID. Rimane il dubbio però che il biglietto possa aver funzionato da deterrente per l’acquisto di libri.

 

Mai come in questa edizione comunque, risulta chiaro il legame tra il mondo editoriale-librario e quello culturale, anche pop. Fiore all’occhiello, remore anche forse del successo di Strappare lungo i bordi, è stato Zerocalcare – una vera macchina da fiera, alternato tra interviste, firmacopie, disegnetti e un evento dedicato poi l’8 dicembre stesso. La sua presenza alla fiera, un’ombra che si scorgeva dalla fila di anime in pena pronte a un attimo del suo tempo, un po’ provocava pietà, viste le fatiche a cui era costretto.

Non meno pop sono stati gli interventi di Carl Brave, Franco126, la presenza di Alessandro Baricco, Michela Giraud e di molti altri protagonisti della scena culturale – sia mainstream che meno – italiana. Di certo un segnale positivo della commistione di interessi e mondi, sempre frammentati ma sempre meno isolati gli uni dagli altri.

Di una fiera simile, oltre a un bellissimo libro che mischia mondo nerd, geopolitica e relazioni internazionali, ovvero AnthropoChains di Damiano Greco, rimane comunque la sensazione che fiere come Più Libri Più Liberi rappresentano tanto una grande vetrina per gli autori, che per le case editrici, che a persone – come Davide – che non amano la folla, potrebbero portare lentamente alla follia ma che rimangono grandi occasioni di presentarsi a un pubblico spesso spiazzato dinanzi la varietà d’offerta oramai presente, spezzettata e rimescolata per tutto il paese.

Ogni realtà, in qualche modo, ha trovato un suo posto – a volte forse troppo stretto, forse a volte troppo largo – nello spazio della Nuvola che campeggia all’EUR, ma di sicuro può diventare l’occasione per molti autori, molte case editrici – cui spesso i progetti escono dai semplici limiti cartacei del libro – per farsi conoscere un po’ di più.

 

Il mondo della piccola e media editoria ha sicuramente in sé un’anima che potremmo definire squisitamente indie, la capacità di collegarsi ad universi culturali che la massa potrebbe aver bisogno di tempo per apprezzare e di cui l’editoria mainstream spesso non si occupa. Sono occasioni queste di aprire nuovi orizzonti e molti degli eventi laterali agli stand di vendita hanno il pregio di portare alcune di queste chicche un po’ alla ribalta. Il tempo, certamente, è quel che è e molti di questi eventi tendono a sovrapporsi gli uni agli altri. Forse, come consigliato dai manifesti un po’ ribelli, una tempistica diversa aiuterebbe la Fiera a essere un supporto anche alle librerie indipendenti, quelle che poi di piccola e media editoria vivono.

Passi ci sono da fare ma un evento come Più Libri Più Liberi rimane un grande momento culturale – defettibile e non perfetto – a cui tornare, ogni anno, sempre con piacere.

La zona degli stand al piano terra – Ph. Davide Emanuele Iannace

INTERVISTE

BD & J-POP

Partiamo da quando è nata questa casa editrice (BD e J-POP) e come è cresciuta.

Noi siamo edizioni BD e J-POP e la nostra casa editrice ha una parte di pubblicazione dedicata a fumetti europei e americani, con un occhio agli autori esordienti italiano con l’etichetta BD Next. E poi c’è l’etichetta J-POP, dedicata ai manga giapponesi. Ormai abbiamo più di tremila titoli, royalties.

I prodotti giapponesi sono sicuramente molti di più in Giappone. Come si sceglie cosa portare in Italia? Come si sceglie cosa potrebbe piacere agli italiani?

Le persone che si occupano di scouting sono persone che parlano, leggono giapponese. Tutti quelli che lavorano nella casa editrice sono grandi appassionati, che leggono proprio scoprendo tramite Internet e forum; c’è un occhio ovviamente alle grandi case editrici giapponesi, come Kodansha e da lì poi si parte. C’è anche tanta competizione tra le stesse case editrici giapponesi per riuscire a esportare i loro prodotti poi all’estero.

Negli ultimi dieci-quindici anni c’è stato poi un grande boom.

Si, specie negli ultimi cinque la crescita è stata esponenziale, sia per il mercato dell’editoria in generale che quello specifico del manga. Se prima era un settore di nicchia, ora molti lettori si avvicinano e lo vedono con un occhio meno torvo

Prima sì, era molto legato al concetto di fumetto per bambini.

Sì, sembrano ancora dei fumetti per bambini, ma ora sono equiparati ai libri e ci sono titoli che hanno poco da invidiare ai grandi classici, anche perché nel nostro catalogo abbiamo ripubblicato l’Osamushi Collection di Osamu Tezuka, chiamato anche il Dio del Manga, che è una collezione vastissima oramai, di un autore che ha segnato la storia del manga, come anche Kanimura che è un grandissimo esponente del genere gekiga; quindi, c’è un certo spessore diciamo dietro questi nomi.

Eleonora Moscarini – comunicazione di BD&J-POP manga

 

BECCOGIALLO

Chi è? Cosa fa? Ci parli un po’ di BeccoGiallo?

BeccoGiallo è una casa editrice nata in Veneto nel 2005, una delle prime se non la prima, a specializzarsi nel fumetto di realtà, di fumetto di cronaca, cronaca nera anche (ma quello successivamente) e biografie. Nel 2016 abbiamo cominciato anche col world comics, una realtà diversa, a volte umoristica e per ragazzi e ci siamo divertiti molto. Abbiamo portato poi avanti tali due anime in maniera parallela.

Poco fa è nata Unplugged, una serie in cui facciamo diverse collaborazione con artisti musicali. Abbiamo infatti collaborato con i Pinguini Tattici Nucleari – abbiamo iniziato con loro, ed è andata molto bene; poi i Fast Animals and Slow Kids, Murubutu, Ensi, Rumatera, i Rovere, e tanti altri nomi.

Anche i Rovere? Non li avevo visti!

Sì, sono stati i secondi con cui abbiamo collaborato. Sul lato giornalismo investigativo, è uscito questo fumetto sul caso Pinelli, in collaborazione con il liceo Pinelli. Abbiamo aperto una collana, Misteri d’Italia a Fumetti, che raccoglie le uscite migliori dei nostri fumetti sul tema, tra cui spicca il nostro forse miglior lavoro che è quello dedicato a Peppino Impastato, intitolato Peppino Impastato. Un giullare contro la mafia. Abbiamo curato anche il caso Moro, il Vajont, il caso di Piazza Fontana, Piazza della Loggia, diciamo quindi i vari grandi misteri d’Italia.

Stiamo facendo molte biografie anche di scrittori e scrittrici. È uscita da poco quella dedicata a Virginia Woolf, e quella dedicata a Christa Wolf, scrittrice tedesca. Diciamo che si va avanti e si tiene duro.

Direi che vi darò il mio contributo prendendo: Crescere, Che Palle!

Giacomo Traini – autore BeccoGiallo e responsabile fiera

Lo stand di BeccoGiallo – Ph. Elisa Rossi

 

POSTCART

Parlaci un po’ in generale della casa editrice, di quando siete nati, di qual è la vostra filosofia.

La casa editrice Postcart nasce nel 1994 a Roma e si occupa di fotografia – libri di fotografia, con fotografi sia italiani che internazionali – e tanto lavoro alla saggistica a tema fotografia e comunicazione per immagine, quindi libri dedicati semplicemente alla grafica anche, all’illustrazione, nonché qualche volta dedicati al cinema anche. Quindi, la scelta è sempre quella di valorizzare il libro come oggetto, mantenendo alti standard di produzione, differenziando tra diversi fotografi e tipi di fotografia anche per l’uso della carta, ad esempio, con massima libertà dei fotografi di curare il loro progetti.

Ecco, a tal proposito, c’è da parte dei fotografi libertà di scelta degli argomenti, di cosa fare, di che tipo di report o reportage produrre?

Non solo reportage, ecco, ma tanti tipi di fotografia. Non una unica tematica, ma la foto come tema centrale. Ci sono sia autori più vecchi, più grandi, come Cancian o Luigi Nirri. Altri contemporanei come Andrea Attardi, c’è tanta varietà ecco. La casa editrice, fondata da Claudio Olivetti, fondatore e direttore creativo, che cura anche le grafiche dei libri insieme agli autori in un costante scambio e processo coordinato, ecco produce anche artigianato e produzioni vere e proprie ad hoc.

Una cosa, sull’uso della carta, come vi relazionate proprio con la carta – visto che spesso la fotografia ha bisogno in qualche modo di carte ad hoc, filigranate e così via?

Dipende dal libro. Ad esempio, nel box della collezione della mostra fatta a Roma, chiamata Collezione Roma, ecco che qui ogni fotografo usa una sua carta specifica e diversa rispetto a quella di un altro autore, diciamo quindi molto in base al tipo di fotografia. Una carta, per esempio, è stata usata specificatamente per le foto in bianco e nero, per far risaltare la luce. Quindi ogni foto viene affrontata in maniera mirata, precisa, in base al tipo di fotografia.

Sono libri che terrei in casa solo per esporli

Si, ma in effetti c’è molta cura su questo, perché i libri di fotografia si sfogliano spesso, si tengono aperti, sono libri proprio da tenere aperti, come questo di Cancian, Un paese per il mezzogiorno italiano.

Questo libro però l’ho già visto da qualche parte.

Si, ma questo è un libro di Cancian, sfortunatamente morto l’anno scorso, che ha dato mostre e diciamo che questa immagine di copertina (allegarla) è diventata molto famosa.

Rossano Dalla Barba

 

SAFARÀ

Ci siamo avvicinati perché ci ha colpito tantissimo la grafica delle vostre copertine. Di cosa si occupa Safarà?

Siamo arrivati oramai ai sette anni d’età e siamo una casa editrice che si focalizza sulla narrativa straniera. Non traduciamo per appartenenza linguistica o per tipo, nel nostro catalogo trovi libri dall’Islanda, Austria, Giappone, Asia, Africa. Diciamo che ci interessa la letterarietà del libro unico in sé, per questo tocchiamo molti generi, grazie ad una visione della letteratura ampia e variegata. Sappiamo che in una casa editrice tutte le varie anime della letteratura possono dialogare. Safarà è un nome arabo, vuol dire aldilà, viaggio, ha molteplici interpretazioni e si collega bene alla nostra idea della ricerca.

Sono queste le nostre coordinate: la letterarietà del testo, la portata anche storica del testo – pubblichiamo autori celebri in patria ma senza voce in Italia, nonché ci piacciono autori che contemporanei hanno una voce tutta loro, nuova, esploriamo le diverse possibilità della letteratura.

Noto infatti una certa varietà di autori dagli islandesi ai giapponesi.

Sì, l’opera fa moltissimo. Poi per un autore, una volta che lo abbiamo incontrato, diventiamo in qualche modo la sua voce in Italia. Siamo la voce di Alasdair Gray, di Fumiko Enchi, di Gerald Murnane, ci piace tenere questi progetti a lungo termine. Abbiamo autori molto amati, che in qualche modo diventano dei pilastri e che spesso hanno contribuito proprio alla nascita di Safarà. Alasdair Gray è stato uno dei primi sostenitori di questa iniziativa, ecco.

Siamo una casa editrice di ricerca, esplorazione, grande trasversalità. Non a caso, è anche il nostro segno grafico, che contraddistingue la nostra normativa editoriale. Tutte le nostre copertine sono disegnate a mano e c’è questa striscia orizzontale che caratterizza il nostro stile.

La stavamo notando, sono bellissime ed è particolare questo obliquo.

Si, viene poi interpretata nei modi vari che l’illustrazione suggerisce, presente comunque in tutti i libri nuovi, perché prima avevamo solo delle illustrazioni originali con il logo ma senza una cornice. Abbiamo rivisitato il logo – ora è il barbagianni di Safarà – totemico quasi, e quindi ora la nostra normativa prevede il nome d’autore, il marchio, e poi la tipografia del titolo diviene parte dell’illustrazione di copertina stessa, nostra particolarità.

Il disegno comprende il titolo.

Sì, il disegno comprende il titolo che viene reinventato ecco. Abbiamo per esempio anche questo libro dove ci sono le tavole del maestro Gianluigi Toccafondo, un maestro vivente dell’illustrazione. Per noi, sicuramente, l’illustrazione è importante quanto il resto, non vi sono gradi di separazione.

Cristina Pascotto – Curatrice editoriale

 

EXORMA

Parlaci un po’ di Exòrma Edizioni, della vostra idea, di come vi legate con i libri. Cosa pubblicate?

Pubblichiamo a metà tra reportage e diario di viaggio. Sono molto descrittivi e narrativi. Ecco, un esempio è Viaggiatori nel freddo, un libro meraviglioso. L’autore parte da Mosca e la descrive usando le sue suggestioni dinanzi i monumenti con occhio alla letteratura russa. Ci sono delle illuminazioni, poi, sulla rilevanza della poesia. Questo è di Paolo Mirandi, Verso il bianco, e parte dalla foto che descrive gli ultimi attimi della vita di Robert Walser, della Passeggiata, edito Adelphi. Lui passa quasi tutta la sua vita in un manicomio nella Svizzera austriaca. Quando viene trovato il suo corpo, si notano questi sette passi e poi uno spazio bianco, tra l’ultimo passo e il corpo. Lui descrive, in Verso il bianco, questo luogo di fascinazione che è il bianco – richiamo alla neve e ad altro. È una bellezza questo libro, Mirandi poi è uno psicanalista, quindi ha un modo particolare. Diciamo che poi prende punto da Walser per trarne diciamo degli insegnamenti, che lo hanno aiutato a vivere. Perché è quello che fa la letteratura, no, anche aiutare a vivere.

Sempre Mirandi ha scritto poi L’unica notte che abbiamo. Questo fa parte della collana Qui si scrive male. La ricerca in questo caso è una ricerca verso autori che non si rifanno al mainstream. In questo libro, per esempio, troviamo la storia di un uomo che conosce per una motivazione molto banale – perché gli viene recapitata una lettera sbagliata – entra in una stanza e la trova con diverse fotografie, con cui prova poi a ripercorrere la storia della sua famiglia. Protagonisti poi sono coloro che hanno vissuto, e si crea questo collage, in cui la matriarca, per esempio, è una ragazzina di soli vent’anni, per esempio. L’uso di sintassi e lessico, tanto semplici ma che racchiude tanto, è molto molto bello.

 

Questo a dire il vero l’ho letto. Quando mi hai detto del leitmotiv della lettera, un po’ mi è tornato in mente.

Sul lato invece novità più nuove, abbiamo di Fabio Morabito è Nessun nome per Emilio. È la storia di un ragazzino, di fatto. L’autore è italo-messicano, che ha tradotto anche Mascarò di Haroldo Conti per noi. La storia è molto bella, perché è la storia di una iniziazione, di un ragazzino verso l’erotismo attraverso la figura femminile, conturbante, che lui incontra sempre al cimitero. Pretesto, questo dell’iniziazione, di un viaggio alla scoperta del sé, dell’identità del ragazzino, attraverso l’unica lente possibile di crescita personale che è la fantasia.

Nessun nome per Emilio, Exorma Edizione – Ph. Davide Emanuele Iannace

Ci sono tutta una serie di simbologia che fa riferimento alla letteratura psicoanalitica, a un viaggio che Emilio fa dentro di sé, che si rispecchia poi in determinati luoghi, senza troppi spoiler. È soprattutto giocato su una estrema delicatezza, del trattamento di questo aspetto. Erotismo, dopotutto, si può scadere in determinate forme. Il corpo della madre viene riflesso nel corpo di questa conturbante donna, le due identità femminili si sovrappongono e lui ne è turbato, come ogni ragazzino della sua età che vive questo straniamento. Perché si chiama così in italiano? Si chiama così perché questo ragazzino vive, non ha amici ancora, in questa solitudine e quindi si reca spessissimo al cimitero alla ricerca di una lapide con il suo nome, Emilio, perché secondo lui – ha questa folle idea – che finché non troverà il suo nome completo sulla lapide, non potrà mai pronunciare il suo nome al cimitero, perché i morti sono avidi e quindi pur di avere un nome potrebbero uccidere. È un libro incantevole, potente, delicato, con un finale da pelle d’oca. È stato il mio ultimo, penultimo lavoro, prima della fiera proprio e come editor è stato un lavoro molto personale che ho sposato del tutto.

Sara Ricci – Editor Exòrma

Lo stand di Exorma Editore – Ph. Davide Emanuele Iannace

 

NNEDITORE

In generale, parlaci un po’ di NNE, qual è la sua filosofia di editoria. Un po’ la vita insomma di NNE.

Siamo una casa editrice nata a Milano nel 2015 e ci occupiamo di letteratura italiana e straniera. Siamo molto riconosciuti per gli americani, avendo pubblicato tutti i libri di Keith Haruf, tra cui l’ultimo libro, Charlie ciuffo rosso e i mostri capoccioni, e sono due storie scritte per i nipoti. Questo segue la Trilogia della Pianura, Le nostre anime di notte, che è stato il caso editoriale più eclatante.

Non abbiamo solo americani, non dividiamo per nazionalità o genere, ma il nostro catalogo è fatto di serie, un po’ come le serie televisive. La principale è la Stagione, che comprende libri italiani e stranieri ie il cui tema cardine è la ricerca dell’identità, un tema molto ampio, che ci permette di spaziare su libri di genere, come i noir di Anderson o la serie Bull Mountain di Brian Panowich, o anche a trilogie come quella di Jesmyn Ward, puramente letterarie, o i libri di Poissant, la trilogia di Drury. Abbiamo un catalogo quindi di trilogie, e libri singoli, su questi temi.

Altre due collane sono Gli Innocenti, e racchiude i nostri esordienti italiani e non solo, Roberto Camurri, Alessio Forgione, Andrea Donaera, e poi da poco, da settembre, abbiamo la serie Le fuggitive, che invece è formato di storie al femminile di donne che escono dai canoni classici e dai loro ruoli, e il primo e unico libro per ora è quello di Megan Nolan che sta andando molto bene e nel 2022 proseguiremo con altri libri di questa serie.

C’è un tratto specifico di NNE che in qualche modo li differenzia? Alcune case editrici lo fanno per tema, altre per una copertina particolare?

Di certo abbiamo una identità grafica forte, con la N centrale che è il nostro marchio di fabbrica. C’è una cura dell’oggetto libro, a livello grafico, ma anche di carta, per renderlo bello da vedere e toccare. Abbiamo tanta cura editoriale, dando tanto spazio anche ai traduttori. Una cosa che facciamo fin dall’inizio è dare spazio, pr esempio, alla voce dei traduttori, con delle note conclusive in cui parla lui stesso, trattando come ha lavorato con il libro stesso.

In quarta di copertina poi aggiungiamo sempre un testo, Questo libro è per chi …, che sono degli spunti che aiutano il lettore a scegliere il libro, in cui spieghiamo perché il libro è fatto per lui, una cosa originale a cui ora abbiamo messo vicino delle cartoline ispirate. Scegli la frase che ti rispecchia, lo giri e trovi il libro corrispondente.

Marianna Gennari

Piccoli extra e dove trovarli

Alla fine non è stato solo libri e cultura, almeno non per il team di Just Kids, che ha optato anche per esplorare la zona dell’EUR in cui si andava locando alla ricerca del più economic… gustoso pranzo possibile. La scelta è ricaduta su una tavola calda alla fine.

Il vero pranzo della domenica – Ph. Davide Emanuele Iannace

Non meno rilevante è vedere, per i fortunati che sono arrivati fin qui, le facce dei due intrepidi esploratori di fiera di Just Kids Magazine. La occhiaie, sintomo di stanchezza, sono chiaramente segno che si era lavorato sia bene che tanto.

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