VIDEOIDEE: Endless Space 2, disegnare mondi diversi

A cura di Davide Iannace

Specchiarsi in un gioco per vedere un universo diverso

Endless Space 2 – Artwork del gioco

Uno dei grandi pregi della fantascienza è sempre stato quello di rendere l’umano alieno. Si trasformano le nostre peggiori fobie, i nostri orrori, i nostri errori, forse anche i nostri lati migliori, in razze aliene dalle forme totalmente non umane. È il suo grande pregio, riuscire a esternalizzare ciò che facciamo e ciò che siamo. Esattamente come gli antichi miti greci avevano la capacità di mettere in luce l’umana azione trascendendola fino all’Olimpo, così anche nella fantascienza osserviamo questo processo di trasformazione, in cui l’alieno è lo specchio – distorto, ma non troppo – dell’umano in tutte le sue forme più diverse.

 

Oggi, non è possibile non pensare alla situazione Ucraina come forse uno dei dati più eclatanti dell’epoca in cui andiamo vivendo. Dopo due anni di pandemia, e la rispettiva influenza sul modus vivendi di tutto il pianeta, il conflitto nell’Est Europa ha riacceso i riflettori di nuovo sulla geopolitica e sulla conflittualità delle società in cui viviamo. Non l’unico conflitto che oggi esiste, uno dei tanti, ma di certo quello che specie dai mass media sta ricevendo peculiare attenzione – per la sua vicinanza forse con la pacifica fortezza Europa e i suoi confini tendenzialmente ritenuti un’oasi, insieme a tutti i suoi difetti.

Il gioco che ci accompagnerà a cavallo di questa riflessione sul futuro e sulla guerra è Endless Space 2, uno strategico a turni 4X. Traducendo, vuol dire che il gioco prevede di gestire un impero spaziale in tutte le sue forme – le 4X stanno per Explore, Expand, Exploit, Exterminate -, quindi dalla diplomazia all’economia passando per le frequenti guerre. È uno strategico a turni, il che vuol dire che il tempo scorre come una clessidra, che viene rigirata dal giocatore dopo che ha finito le cose da fare durante quel periodo di tempo che il turno rappresenta.

 

Il gioco inizia tendenzialmente su un pianeta – o una nave-arca, o qualcosa di molto simile a una casa per il nostro popolo, con risorse limitate, poche navi a disposizione, delle ricerche da inseguire e una galassia da esplorare. Il come è nelle mani del giocatore. Seguendo le vie iper-luce ci si muove tra sistemi. Ogni sistema contiene segreti, pianeti da colonizzare o da sfruttare, altre specie – senzienti o meno -, buchi neri, fasce d’asteroidi. La varietà è tanta nella galassia degli Endless, così come le possibilità, fortunate o meno, che ogni giocatore va incontrando.

È un gioco di equilibrio quello del governante, il tenere a bada le fazioni politiche interne di ogni razza, capire quali leggi applicare e a quale costo, come mantenere le relazioni con i vicini. Calcolare i costi e i benefici di ogni mossa è la chiave del successo in uno strategico 4X. Non è una partita a scacchi, ma a Go, il gioco cinese di strategia per eccellenza. L’apparente sconfitta di oggi, è la vittoria totale di domani. È un continuo scambio di favori con i vicini, di minacce e di promesse – ora di pace, ora di guerra. A volte, le armi diventano la minaccia della possibilità, la deterrenza prima ancora dello scoppio delle ostilità. Altre volte, diventano lo strumento finale di risoluzione delle controversie. L’intelligenza artificiale applica a volte bene, altre volte molto male, i suoi algoritmi di calcolo. Ci si ritrova spesso portati a scontri che, al cervello umano del giocatore, appaiono totalmente insensati, uno spreco inumato – proprio il caso di dirlo – di risorse e persone.

A differenza di molti strategici, la serie degli Endless (composta dal prequel, Endless Space, e da uno spin-off, Endless Legends), punta moltissimo sulla lore, l’atmosfera, la trama e le sottotrame che spiegano l’ambientazione di gioco. Eredi di una antica e potente razza aliena – gli Endless del titolo stesso -, in una galassia diversa dalla nostra, le razze aliene che si scontrano in questa sacca di spazio devono sfidarsi per i motivi più disparati, non sempre legati alla classica idea di dominio.

 

Ecco che abbiamo gli umani, rappresentanti dallo United Empire, classico impero feudale delle stelle in cui ci si combatte tra sé e contro l’esterno, e che si rifà molto al commercio per espandere la sua influenza. Ci sono razze classiche della fantascienza, come i fanatici religiosi Vodyani o gli scienziati Sophons, alcune più peculiari. Una che ha catturato tantissimo la mia attenzione sono i Riftborn, non solo perché la loro colonna sonora è molto bella e ricalca la loro storia, ma anche quest’ultima. Esseri alieni di una galassia perfettamente geometrica, si ritrovano catapultati all’interno della galassia degli Endless alla ricerca di una soluzione al caos caduto sopra le loro teste.

Tendenzialmente, ogni specie ricalca un po’ qualcosa dell’umanità contemporanea. I Riftborn sono il desiderio di ordine in un mondo caotico, che sfugge alle regole. I Vodyani la ricerca della fede, a qualsiasi costo, qualunque tempo prenda. I Sophons sono la ricerca di una razionalità perfetta in un mondo che non riesce a seguire solo le logiche del mondo. Gli Unfallen, una razza che procede secondo tempi lenti, ricorda il senso di creazione dell’armonia, il desiderio dello sviluppo condiviso. I Lumeris, al contrario, la rapidità degli affari e delle negoziazioni, dello scambio, del profitto, la ricerca costante e perenne.

 

È in questo variegato universo che il giocatore arriva a muoversi, questo universo metaforico e specchio della realtà umana, come il Paese della Meraviglie era lo specchio distorto della società edoardiana nell’opera di Lewis Carroll. Diventa evidente come man mano che la storia di gioco – unica e diversa per ogni razza – sono riflessi delle tematiche che toccano profondamente le società odierne: il rapporto con la propria Storia, ma anche l’inquinamento, i processi di accumulazione capitalistica e di sviluppo, la violenza. In questo caso, certo, starà al giocatore determinare dove oscillerà il pendolo delle possibili decisioni della propria razza nel corso della partita.

Si sceglierà un pragmatico, letale, approccio militare? Si tenterà di puntare tutto sul commercio, o forse sulla scienza? Sta nelle mani del giocatore. Ognuno potrà scegliere l’approccio principale, esplorare le diverse opportunità dovute a questa o quella particolarità della singola razza. Tendenzialmente, sono una persona molto pacifica in questo genere di giochi, però a volte la violenza esplode. Non è insensata, come nel mondo reale. Segue le regole degli algoritmi, di come è matematicamente descritto il mondo di gioco per provare a riflettere, a imitare, il comportamento di essere senzienti. Avvicinarsi troppo a un mondo di un’altra razza potrebbe portare questa a reputarlo un atto ostile a modo suo.

Endless Space 2 – Artwork del gioco

Si finisce spesso in violenti, virtuali conflitti in cui si potrebbe finire per arrivare al classico scontro: me o te? Chi delle due specie sopravviverà fino alla fine dei tempi? Soprattutto, come ci si arriverà? È un modo curioso, me ne rendo conto, di approcciare un tema come quello della guerra, perché di fatto in giochi come Endless Space nella realtà il conflitto viene normalizzato a limiti estremi. Non si quantificano le vittime – come succedeva in giochi come Defcon, con un piglio decisamente ironico e diverso. In Endless Space le vittime civili e militari sono a malapena numeri e navi esplose, pianeti conquistati e potenzialmente sterminati, che preoccupano solo per quanta produttività, ricerca o risorse si finisce per perdere nel corso del conflitto. Si arriva alla totale depersonalizzazione delle proprie vittime, che sono visti come effetti collaterali di conflitti spaziali in cui lo scopo è vincere, o a volte sopravvivere. Il confine è molto sottile, come sfortunatamente nel mondo reale.

 

L’intero gioco dopotutto poggia su questo sistema di esistenza. Comprendere le minacce, capire come affrontarle, superarle. È un gioco, dopotutto, e questo è lo scopo di ogni gioco: gareggiare e vincere. Eppure, nonostante questo, non è impossibile spesso chiedersi le conseguenze per le proprie azioni. Forse su questo, rispetto molti altri giochi 4X, gioca molto il ruolo e la presenza di eroi – comandanti di flotta e governatori planetari di varie razze che si uniranno a questo o quell’impero spaziale – e la presenza di una trama intrinsecamente legata alla razza scelta e alle decisioni prese nel corso del tempo. C’è la sensazione, in alcuni frangenti, di non essere esattamente solo il governatore di un popolo, ma il leader di una nazione alla ricerca di qualcosa – che sia la cura alla malattia che affligge il proprio popolo, la richiesta di ordine, la ricerca scientifica – e che sia responsabilità propria portare a compimento questa missione.

Endless Space 2 – Screenshot del gioco

Ma come farlo? Non solo nei termini del gioco, ma come farlo in pace con la propria coscienza? È l’empatico potere della immedesimazione, che avviene anche con certi corpi alieni. Siamo pur sempre noi a decidere cosa fare, dove muoverci, quali rischi assumerci. Capitiamo spesso in quelle condizioni in cui ci si ritrova troppo spesso all’interno del reale mondo. L’ispirazione, dopotutto, non può che provenire dal materiale originale. Così, ci si ritrova a competere per alcune rare risorse, per alcuni rari mondi troppo preziosi per essere lasciati nelle mani, zampe, metaforiche e fisiche, delle altre specie. Diventa impossibile non competere, sospinti dal desiderio di una pace successiva. La guerra di oggi è, sempre, la pace di domani, la base consistente di una maggiore sicurezza, di un confine tranquillo, sereno, di una possibile convivenza sotto nuovi termini. E la verità è che di parole simili le cronache attuali sono piene fino quasi a esplodere.

Siamo dal lato opposto di quella realtà che Kant disegnava nella sua Per la pace perpetua, in un mondo in cui il segreto, l’agire di sotterfugio, il potenziarsi fino ai confini della forza infinita diventano la chiave della vittoria. In questo universo vecchio, eppure così giovane, la forza diventa il metro di misura per il successo. È vero, la vittoria scientifica o d’esplorazione, di trama anche, è assolutamente possibile. Non bisognerà assoggettare tutto lo spazio conosciuto per raggiungere la fine dell’avventura. Eppure, vivere senza armi è assolutamente impossibile, va contro forse le regole stesse del mondo. Le razze, violente o meno che siano negli intenti e nelle azioni, si arroccano dietro le proprie legioni di corazzate spaziali e corazzati terrestri, pronti a conoscere nuovamente il fuoco delle armi per portare avanti la propria algoritmica esistenza.

Diviene evidente che la violenza è iscritta nel codice di gioco, un mero calcolo di algoritmi non senzienti che procedono freddamente a calcolare quali sono le migliori chance di vincere il gioco dall’altro lato della barricata. La forza è un mero strumento, la prosecuzione della vittoria, o politica se fossimo nel mondo di Clausewitz. Persi tra i numeri, i caduti sono solo fattori tra i tanti che possono determinare il peso di una transazione diplomatica finale.

Viene, però, da chiedersi in questo vuoto spaziale che è la mappa di gioco, è tale violenza iscritta così radicalmente nella mente umana da venire portata anche nell’alieno universo di Endless Space 2? Di fatto, dietro ogni algoritmo c’è un essere umano con occhiali e camicia pronto a stilarlo e scrivere. Non c’è nulla di alieno, nei nostri giochi e nei nostri film, che non sia riflesso della società umana. È davvero così priva di speranza? La storia umana è costellata dal conflitto, e l’arte non ha fatto altro che seguire. Che sia per realismo, o per mimesi, l’azione e il conflitto armato si susseguono sugli schermi, al TG e no. Si divide il mondo tra i buoni, gli eroi delle favole, cavalieri senza macchia; e i cattivi, gli orchi e i banditi che disseminano il caos in un mondo che, altrimenti, nemmeno avrebbe bisogno dei cavalieri.

 

Più recentemente, si è cominciato ad affermare forse il diritto di dire che il bello e puro cavaliere forse non è mai così bello e puro. Che il brutto e cattivo antagonista forse ha delle ragioni che non trovano che risoluzione nella violenza. Appare ancora più triste, a modo suo, come prospettiva. La violenza, che sia per scelta o per disperazione, diviene l’unica possibilità di sopravvivere, o forse di vivere.

In Endless Space 2 non è dissimile la realtà. Che sia per scelta, o per obbligo, alla fine la guerra scoppia. Scoppia il conflitto per il pianeta desiderato, forse per quello senza cui non vi sarebbe possibilità di continuare il gioco, forse semplicemente perché davvero quell’altra specie aliena non ci piace proprio. La guerra scoppia e la violenza, a cascata, colpisce turno dopo turno tutto lo spazio conosciuto, fino al suo naturale esaurimento nella vittoria o nella sconfitta. Evitarlo vuol dire probabilmente condannarsi alla sconfitta.

 

Eppure, in mezzo a quello che sembra il destino, le fiamme della guerra che dovrebbero divampare ad ogni costo nello spazio interstellare, c’è quella leggera fiammella di speranza che viene tenuta in alto dalla storia stessa. Gli Endless, la potente razza aliena che ha di fatto plasmato le stelle dl gioco, che si è auto-annientata in un conflitto civile che ha visto gli alieni uccidersi a vicenda fino all’esaurimento di ogni speranza, fino al crollo del potente impero stellare di cui facevano parte, rappresentano solo il potenziale futuro della galassia. C’è la violenza esasperata, che diviene predominante, che diviene l’atto finale prima del silenzio. C’è anche l’alternativa della comprensione, dell’arrivare, anche dopo la guerra, alla pace, e questa volta, quella pace perpetua che Immanuel Kant sognava su una piccola perla blu, in un secolo oramai distante da noi. Eppure, quella è la speranza che dà fondo, di fatto, all’azione in Endless Space. Almeno, è una delle possibilità. La possibilità che un futuro diverso divenga realizzabile, dove alla fine il conflitto va a consumare sé stesso e si aprono scelte nuove, di pace e di stabilità.

 

Lo sforzo, per chi almeno intende almeno tentare, può portare a quella ricompensa. Si può anche bruciare tutto il creato senza troppi pensieri, o renderlo vuoto, dominarlo dall’alto di un trono o anche abbandonarlo in cerca di spazi nuovi privi di quella latente conflittualità tipica della galassia di gioco. Si può scegliere di cambiare il destino che sembra sancito dalla quasi-totale estinzione degli Endless, la rottura di quel ciclo che appare inevitabile. C’è anche la possibilità di non pensare affatto al futuro, di godersi semplicemente il gioco senza inutili, quanto a volte pesanti, riflessioni su ogni singola azione di gioco.

Endless Space 2 – Artwork del gioco

Il mondo reale, dopotutto, è infinitamente più complicato di quello di un videogioco. La grande, ma pur sempre limitata, fantasia dei game designer estingue le possibilità di un conflitto, perché smette di pensare a nuove possibili fonti che possano alimentarle. Raggiunta la possibilità di prendere il potere di una stella e farla nostra, che senso ha combattere per fonti d’energia? Il mondo reale, al contrario, rinnova continuamente – tramite l’espansione tecnologica e i cambiamenti socioeconomici – a creare nuovi terreni di scontro, che siano conflitti puramente politici o sociali o anche militari. L’Ucraina, che è sulla bocca di tutti, anche sulla nostra, è solo la prova evidente di quanto poco ci possa a passare dall’insicurezza alle minacce, e dalle minacce alla decimazione di città e di civili.

Non si può progettare, come in Endless Space, il momento in cui la guerra finirà. Non c’è algoritmo che tenga conto di vittime, di perdite, di vantaggi e svantaggi prima di, con un click, offrire un nuovo possibile scambio per terminare il conflitto. Gli esseri umani, nella loro semplice follia, non sono capaci di questi calcoli. Non si potrebbe chiedere alla mente umana la perfetta razionalità. Lo sapeva, da secoli, Erasmo da Rotterdam, che nell’opera magna che forse andrebbe sempre tenuta vicino, L’elogio della Follia, disse semplicemente che “La vita umana non è altro che un gioco della Follia”. Così, il mondo di Endless Space è il paese delle meraviglie della logica, contro-altare dell’irrazionale, folle, mondo reale. Non possiamo aspettarci di certo che la pace cada grazie ad una pianificata serie di scoperte scientifiche e di sistemi spaziali esplorati.

 

Si può pensare che, forse, però si nasconda nel seme del suo disegno, nella progettazione, nell’ideazione di un gioco come questo, l’idea radicata in ogni essere umano che sia possibile pensare e passare a un mondo migliore – e migliore per tutti, non solo per pochi eletti. Che vi sia da qualche parte una chiave di Volta con cui aprire la scatola, misteriosa, dentro cui si nasconde il segreto della pace. Nel mondo reale le sfide saranno cento volte peggiori, gli ostacoli nemmeno ancora scritti dallo sceneggiatore celeste. Eppure, è possibile immaginare un mondo diverso. È doveroso anzi appellarsi alla propria follia, alla propria fantasia, alle proprie riflessioni, per chiedersi: cosa posso gestire diversamente? Cosa posso fare di radicalmente diverso affinché anche il resto del mondo cambi?

 

Forse giochi come Endless Space sono semplici distrazioni ben studiate per cercare di tenerci impegnati tra un momento pieno e l’altro dell’esistere. Forse, sono stimoli a pensare, a riflettere, a immaginare. Forse, sono solo giochi.

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