INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: LAURA B

Intervista di Gianluca Cleri

Belle sensazioni di vintage e melodie di un’Italia che ha segnato storie e generazioni. Ma il tutto anche in una decisa chiave moderna, tra liriche di attualità, sensibilità di vita quotidiana e tantissimo altro… un lavoro davvero interessante quello che sigla Laura B con il titolo “La ragazza di nessuno”, oggi impreziosito anche da un bellissimo video ufficiale in animazione per la title track. Canzone che ovviamente si ancora ad un certo modo di pensare al suono e alla forma. E noi ovviamente indaghiamo con le nostre consuete domande di Just Kids Society:

Iniziamo sempre questa rubrica pensando al futuro. Futuro ben oltre le letterature di Orwell e dei film di fantascienza. Che tipo di futuro si vede oltre l’orizzonte? Il suono tornerà ad essere analogico o digitale?
Credo non si tornerà all’analogico tanto facilmente per una questione puramente legata ai costi e al duro lavoro che comporta. Il digitale rimane più accessibile, meno complicato e funzionale. Questo non vuol dire che sia meglio…si perde la genuinità del suono e questo può comportare un dolore per chi ama l’autenticità. Non è detto che con il tempo, il bisogno di tornare alle origini non dia una nuova possibilità all’autenticità e quindi all’analogico.

I dischi ormai hanno smesso di avere anche una forma fisica. Paradossalmente torna il vinile. Ormai anche il disco in quanto tale stenta ad esistere in luogo dei santi Ep o addirittura soltanto di singoli. Anche in questo c’è un ritorno al passato. Restiamo ancora dentro al futuro: che forma avrà la musica o meglio: che forma sarebbe giusta per la musica del futuro?
In alcuni incubi vedo addirittura scomparire la musica diffusa! I dischi secondo me restano imporanti. Mi ricordo quando ero più piccola l’attesa all’uscita del nuovo cd dell’artista che amavo. Una sorta di momento sacro, un rito che si creava tra me e la musica che avevo scelto per me e il mio artista “mito”. Il supporto diventava un “feticcio”, un oggetto sacro. Mi ricordo ancora il momento dello scarto della plastica, il suono del distacco del cd dal supporto per poi inserirlo nel lettore e finalmente il momento dell’ascolto. Quel cd che saltava dopo alcune settimane perché logorato da quante volte lo ascoltavo…cosa dire…i supporti sono sacri e quello che mi posso augurare per il fututo è che ritornino. Creano un legame particolare con l’opera dell’artista e di conseguenza valorizzano anche il lavoro che comporta l’uscita di un disco.

La pandemia ha trasposto il live dentro incontri digitali. Il suono è divenuto digitale anche in questo senso… ormai si suona anche per interposto cellulare. Si tornerà al contatto fisico o ci stiamo abituando alle nuove normalità?
Il live non credo morirà mai e me lo auguro di cuore. La possibilità di essere trasmessi anche in altri modi per un’artista diventa un’ulteriore opportunità di visibilità, con la speranza appunto di muovere curiosità e un affetto per cui valga la pena scomodarsi ad andare a sentire un vero e proprio live.
Diretta e live rimangono due cose distinte. L’adrenalina del live non è da mettere in confronto con i mezzi di trasmissione, non solo per chi fa il live ma anche per chi lo vive. Vedere e parlare con il proprio pubblico e vedere e interagire con il proprio artista dal vivo è una magia e adrenalina allo stato puro…non potrà mai mancare!

Scendiamo tra le righe di questo primo lavoro. “La ragazza di nessuno” porta con se davvero numerose chiavi di lettura e forse non è neanche semplice ed automatico sintetizzarle tutte. Canzone classica, stili di qualche generazione fa anche quando osano di più dentro volute digitali.Un disco dal peso lirico e concettuale tutt’altro che scontato. Ecco: come si inserisce dentro una scena ampiamente devota alla musica leggera digitale, immediata e quasi sempre densa di contenuti superficiali?
Spero si inserisca nelle teste, nei cuori e nei respiri della gente che l’ascolta. Ho appunto cercato di creare un ponte tra ieri e oggi per questo motivo. I contenuti per me sono essenziali, cerco di stare attentissima ai contenuti e alcuni, oggi, anche se sembrano scontati in relatà nascondono poi delle sfumature interessanti. Non tutti purtroppo e spesso si sceglie il contenuto più frivolo a quello più complesso. Io credo che un artista non debba limitarsi alla superifice ma entrare anche nei luoghi più scomodi e bui per dare luce.

E poi tutti finiamo su Spotify. Parliamo tanto di lavoro ma alla fine vogliamo finire in un contenitore in cui la musica diviene gratuita. Non sembra un paradosso? Come lo si spiega? Purtroppo questo è un problema legata alla fruizione.
Si purtroppo è un problema legato alla fruizione. Oggi non essere su Spotify è come non esistere o esistere per pochissime persone. Il mio intento personale è di divulgare il più possibile in mio messaggio senza essere “dispersa”, questo è quello che mi auguro.

Dunque apparenza o esistenza? Cos’è prioritario oggi? La musica come elemento di marketing pubblicitario o come espressione artistica di un individuo?
Sempre l’espressione artistica di un individuo. E’ faticoso trovare la propria cifra artistica e difenderla, non è un gioco, è uno stile di vita. Io ho ricercato molto quello che sono diventata oggi e non potrei mai pensare che sto facendo tutto questo o ho fatto tutto quello che ho fatto solo per marketing o apparenza, sarebbe troppo poco. Ma rimane comunque importante dare l’opportunità ad un’ opera di essere condivisa tra i più e allora è qui e solo qui che può intervenire il marketing.

A chiudere, da sempre chiediamo ai nostri ospiti: finito il concerto di Laura B, il fonico cosa dovrebbe mandare per salutare il pubblico?
Se è il mio fonico credo sceglierebbe “Piece of my heart” di Janis Joplin se fosse un fonico simpatico “Perdere l’amore” di Ranieri. E adesso andate via…

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