RECENSIONE: Giardini di Mirò – Rapsodia Satanica

Recensione di Giovanni Sabatini

È il caso di dirlo: si stringe un po’ il cuore e gli occhi si fanno a fessura accompagnando un sorriso, quando pensi a un gruppo che ha accompagnato la tua vita. È il caso dei nostrani Giardini di Mirò (da qui in poi GDM), che praticamente non ci hanno mai fatto mancare nulla. Negli anni si sono affermati come punto di riferimento della scena alternative e post-rock italiana. Alle spalle di questi musicisti – il cui esordio è datato 1998 con l’EP Iceberg – si stende come un velo un gran numero di concerti in Europa e di collaborazioni (per fare qualche nome: Sara Lov, Apparat, Piano Magic e Yuppie Flu).

I GDM hanno dimostrato di essere in continuo divenire, una costante riflessione sulla musica e non solo. Il progetto sfrutta magistralmente i propri strumenti per parlarci di altro, per farci immergere in pensieri enormi e avvolgerci. Per di più, da quasi dieci anni, questo potenziale è anche sfociato nella settima arte coinvolgendo anche la vista, senso primario. Nel 2005 compongono la colonna sonora per Sangue – la morte non esiste di Libero de Rienzo, e collaborano alle musiche di numerosi altri film. L’esatto momento della carriera in cui i GDM spiccano un salto dal quale ancora non sono scesi è il 2009, ovvero l’uscita de Il Fuoco, opera travolgente che s’ispira all’omonimo film del 1915 di Giovanni Pastrone. Ebbene, con la stessa intenzione si presenta il nuovo Rapsodia satanica.

Il sesto album trae ispirazione dal film diabolico di Nino Oxilia del 1917. In una trama putrida tra il Faust e Il ritratto di Dorian Gray si sviluppano melodie calde e malate con richiami al blues e alla musica orientale. Queste sonorità non sono certo semplici da inserire nell’ambiente post-rock, ma i GDM ci riescono e apparentemente senza difficoltà. Musica elettronica, vene psichedeliche e cariche noise fungono da ottimo collante per riff di chitarra o pianoforte grevi e leggiadri allo stesso tempo. Un’atmosfera febbricitante che guida l’ascoltatore a essere spettatore del film ma anche delle evoluzioni dentro il cervello, lo stomaco, il sangue e il cuore.

Il disco si apre con .I, in cui si riconoscono i movimenti più tipici del post-rock con uno sguardo al Canada, in particolare per una ripresa – intorno alla fine del quinto minuto – che fa l’occhiolino ai Thee silver mt. Zion. L’ascolto prosegue senza interruzione. .III ricorda forse un po’ i Ronin di Lemming, sembra quasi di essere catapultati su un veliero, cullati dalle onde e con la testa rivolta verso l’alto guardando un cielo nero di tempesta. Sbarchiamo poi in oriente con il pezzo seguente (.VII).

(Apriamo una parentesi. Fate attenzione: questo è un film che non esiste o che almeno non ha niente a che fare con la Rapsodia satanica del regista italiano. Per cui si conferma ciò che ho scritto prima: il disco è ispirazione e sonorizzazione dell’opera muta di Oxilia ma riesce al tempo stesso a catalizzare i nostri pensieri e farli fiorire in plurimi racconti. Il coinvolgimento profondo della musica dei GDM è favorito anche da scelte rivolte a un’epicità che può raccontare solo grandi gesta o grandi catastrofi. Alle volte possono ricordare infatti i giapponesi Mono con la loro musica tranquillamente definibile in tre parole: epic post-rock. E chiudiamo la breve digressione.)

L’ascolto prosegue e non si può pensare che i GDM non abbiano niente da dire. Ognuno dei sei brani è una storia raccontata da un narratore ogni volta diverso, privilegiando prima il noise, l’elettronica e il post rock, e poi il blues, l’oriente, la tromba, il violino, offrendo una varietà che definire piacevole è forse riduttivo. .XVII è un brano elettro-pop, i giri di chitarra s’intrecciano con delay secchi e rullante sul 2 e 4. Questo pezzo è dedicato agli amanti dei Maserati di Pyramid of the sun e degli scozzesi Errors, per cui orecchiabile e persino ballabile. Da brivido, infine, l’incipit alla A soucerful of secrets dei Pink Floyd della traccia che chiude la rapsodia. I sette minuti abbondanti di .XXI si spengono in dissolvenza con rintocchi di campane, un richiamo alla morte, alla fine, al buio, all’oblio.

Rapsodia Satanica è uscito il 19 settembre scorso per Santeria/Audioglobe, pubblicato – oltre che in digitale e CD – in edizione limitata (500 copie) in vinile rosso più CD. Sarà il caso di contattarli per sapere se ne è rimasto qualcuno?

RAPSODIA SATANICA – GIARDINI DI MIRÒ
(Santeria/Audioglobe, 2014)

  1. I
  2. III
  3. VII
  4. XIII
  5. XVII
  6. XXI

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