di Clara Todaro
C’è ancora oggi un non so che di affascinante nell’essere la “prima volta” di qualcuno.
Classe 1990, nata a Firenze e cresciuta a Prato, Gloria Bennati debutta col suo primo singolo. L’abbiamo intervistata per farci raccontare la sua storia e capire come è entrata in questo “Vortice” musicale.
Esordiente giovanissima, se si cerca di te su internet c’è ancora ben poco. Tra le poche informazioni solo due cose sono certe: sei femmina e cantante. Insomma, da dove sbuchi fuori? Sono proprio agli inizi e sì, sono cantante e sono femmina. Anzi in genere sono molto acqua e sapone, un po’ maschiaccio, ma oggi è il mio primo giorno di interviste, così mi hanno fatto truccare e sistemare i capelli. È uscito da poco il mio primo singolo, Vortice, insieme al video, che sarà presto disponibile anche su iTunes. È il risultato di una collaborazione con Marracash, che ha duettato con me, e i Planet Funk che l’hanno prodotto.
Sembra tu abbia avuto alle spalle una squadra vincente. Come è stato lavorare con loro? E’ stato bello, ma è stato anche difficile perché quando lavori con artisti simili impari tanto sì, ma devi anche essere bravo a cercare di stare al loro livello. Non è che ancora me ne renda proprio conto. Quando arriva finalmente qualche risultato, arriva tutto insieme al punto che stenti a crederci.
Però non è che sia arrivato proprio tutto dal nulla. Hai fatto anni di studi e lezioni con maestri in gamba. A questo proposito, qual è la tua preparazione musicale e a quali artisti ti ispiri? Sì, quando ho iniziato a studiare canto avevo sei anni, da piccolissima poi ho iniziato ad ascoltare Otis Redding e cantanti come Etta James e Janis Joplin. Tra i contemporanei che apprezzo invece ci sono i Florence and the Machine e i London Grammar, ad esempio. Sono tutti artisti che mi hanno molto coinvolta, forse perché rappresentano una parte di me che faccio ancora fatica a tirare fuori. Forse perché ho studiato lirica e ho uno stile abbastanza semplice e puro, ma di solito devo un po’ sforzarmi per metterci quel pizzico di “sporco” che invece deve sempre esserci nello stile di un cantante. Ecco ho cercato di prenderlo dagli artisti che citavo prima e di farlo mio il più possibile.
Ascoltando “Vortice” infatti si sente che tu hai un’impostazione abbastanza pop, una voce un po’ da nuova proposta sanremese. Come si concilia allora la collaborazione con Marracash che, proprio per differenza di stile, può sembrare insolita? All’inizio Vortice avrei dovuto cantarla da sola, ma poi era come se mancasse qualcosa. Ascoltando i suoni – ma anche guardando il video – di Vortice si percepisce la malinconia del mondo metropolitano, ma la mia voce squillante non bastava a renderlo bene. Ci siamo detti “qui ci vuole qualcuno” che ci metta un po’ di “sporco” e quel qualcuno era proprio Marracash, che mi ha sentita cantare e ha accettato questa collaborazione.
Il testo invece non l’hai scritto tu. Come ti sei trovata a cantare le parole di qualcun altro? No, infatti, le parole sono di Roberto Angelini. Io prima non scrivevo, forse per paura di mettermi in gioco, ho iniziato solo da poco a crearmi delle mie melodie. Ho sempre cantato testi di altri, ma spesso manca qualcosa; Roberto invece è riuscito a catturare qualcosa che si addiceva perfettamente a me. Si dà il caso che si trattasse anche di sensazioni che io stavo davvero vivendo in quel momento, così quando lessi il testo per la prima volta mi emozionai. Roberto allora non mi conosceva ancora, aveva solo sentito il mio provino, e quando gli chiesi “ma come hai fatto a scrivere tutto questo?”, lui mi rispose: “me l’hai trasmesso tu stessa tramite la tua voce”. Perciò sì sfortunatamente non l’ho scritta io, ma è come se fosse mia.
Ti piacerebbe in futuro essere la paroliera di te stessa? Assolutamente sì, però, se un giorno lo farò, voglio che sia per bene. Trovo ci sia una grande e importante differenza tra dire “sì, lo faccio” e “lo faccio bene”.
Tante nuove proposte, soprattutto alla tua età, scelgono di lanciarsi sul piccolo schermo attraverso i talent show. Se lo proponessero a te, tu che cosa faresti? Beh, io adesso ho intrapreso una strada diversa e sono arrivata fin qui proprio grazie a un certo lavoro fatto su me stessa; cinque anni fa, ad esempio, non sarei stata pronta. Se avessi partecipato qualche anno fa non avrei funzionato, perché spesso un talent può essere anche un’arma a doppio taglio e un artista emergente può rischiare di bruciarsi, se non segue i tempi giusti. Tuttavia devo dire che, se non avessi avuto questa opportunità, probabilmente avrei accettato, d’altronde da alcuni talent sono usciti anche grandi artisti. Io finora sono stata molto fortunata perciò darò il massimo e spero davvero che vada bene. Il canto è il mio sogno, e, se mi dovesse andar male, non so proprio cos’altro potrei fare, io sono nata per far questo!