LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: MARGHERITA ZANIN

di Gianluca Clerici

Saper comunicare con gusto, eleganza, spessore e soprattutto cultura. Perchè questo “Zanin” fa cultura per chi nella musica ricerca il momento pregiato, la soluzione di fino, il passaggio che cita ed il suono di classe. L’ho trovato controtempo e senza tendenza, l’ho trovato acerbo di mode (per fortuna) e lontano dai suoi coetanei italiani. Lo trovato per caso e per caso vi sono rimasto. Dal Talent della De Filippi a Londra passando per una produzione italiana di assoluto livello. Chissà cosa risponde lei alle consuete domande di Just Kids Society:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Bella domanda. Io penso che non ci sia cosa migliore che aver la possibilità di raccontarsi attraverso l’arte a 360 gradi e se la passione così forte poi si trasforma in un lavoro, ancora meglio. Vivere una vita piena di musica trasforma tutto in un viaggio meraviglioso e sempre in compagnia.

Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Non penso che la musica di oggi sia in crisi culturale. Sono cambiati i tempi, così ci sono le nuove generazioni.
Siamo nel futuro e penso che sia giusto che un musicista o un’artista debba essere sempre aperto a tutta la nuova musica che si crea nel mondo oggi. Bisogna ascoltare tutto e rispettare l’arte e chi la fa.

Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Penso che siano entrambe le cose. Infatti, l’informazione talvolta crea confusione.

La musica di Margherita Zanin è un bellissimo pop internazionale che poi alla fine dalla nostra tradizione parte…e in qualche modo, dopo aver fatto il giro del mondo, ci torna anche!!! In qualche modo, tutta la musica che hai dentro e che poi porti su un disco, si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Non mi pongo mai questo tipo di domande. Ho fatto delle collaborazioni d’autore, delle collaborazioni con persone che ricercavano qualche cosa di più ammiccante al mercato, ho collaborato con musicisti jazz, musicisti di musica irlandese, blues, country; l’ importante, quando si fa musica, è raccontare sempre la propria storia senza nessun tipo di problema o censura. La musica, come la poesia, funziona quando è senza censura o senza limiti di genere. La musica è un’ onda che deve correre libera e così, quando subentra la sincerità artistica, è sempre molto più facile entrare in qualche zona di mercato perché non è un lavoro forzato. Tutto è naturale, tutto fila liscio e se poi si ha la fortuna di avere l’arte nella propria vita diventa anche una potente medicina dell’anima. Io non mentirei mai a me stessa.

In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che ti viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
La difficoltà maggiore è essere artista. L’arte è un dono maledetto che non sempre alleggerisce le situazioni quotidiane della nostra vita. Bisogna sempre credere nei propri sogni senza però farne una malattia.

E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basti?
Penso che il problema si crei quando non ci rendiamo conto che stiamo nascondendo le altre difficoltà della vita. Bisogna sempre sognare ma con i piedi ben piantati per terra. L’arte ha bisogno di umiltà e di amore. L’arte ha bisogno di persone che credano nella bellezza della vita e delle cose anche se non ti nascondo che pure io a volte mi butto giù.
Sempre dritti verso la metà con sincerità, gentilezza ed amore.

Finito il concerto di Margherita Zanin: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Gli amici fonici sanno che in questo periodo prediligo la musica fusion/ sperimentale. Perché non gli Snarky Puppy con Lalah Hathaway?

Ti piace Just Kids? Seguici su Facebook e Twitter!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.