RECENSIONE: SURGICAL BEAT BROS – BLACK (2016, Subsound Records)

Recensione di Gustavo Tagliaferri

Aggiungere, mai sottrarre, se non al massimo quando è presente quel briciolo in più che nei momenti consoni non necessita di presenza.

Ma in generale mai optare per una scelta simile, là dove l’aggiunta non comporta una graduale perdita di qualità e varietà. Specie se il risultato, più che addizione, è moltiplicazione, come quel virus benigno la cui presenza si estende a macchia d’olio. Da sezionatori chirurgici a padroni di ricettacoli, geni da laboratorio intenti a produrre entità aliene di sicuro fascino: Fabio “Reeks” Recchia ed Antonio Zitarelli, Germanotta Youth e Mombu, le vene e le ossa, il cuore ed il cervello. I Surgical Beat Bros, in pratica. Se l’apposito disco d’esordio ha rappresentato in maniera lapalissiana il senso di pratiche come quelle di cui sopra, Black sin dal primo ascolto si rivela come un’evoluzione di stampo algebrico, un’applicazione delle teorie matematiche su un vasto mondo comprendente le tante influenze care ai soggetti in esame, dove ogni composizione rappresenta un caso a parte: 1 è techno ossessiva e gommosa, malleabilità nel cui corso si sovrappongono la frenesia tipica dei brani riempipista della costola meno orecchiabile dell’universo dance dei primi 2000 ed i calcoli ritmici che si confanno in particolar modo al math-rock, come degli Underworld induriti al punto giusto; 4, nel risultare visionaria, produce passaggi cupi e solari al contempo e dietro la maschera sempre più incombente di un tribalismo nervoso ed incessante fatto di pulsioni e spinte continue strizza l’occhio a certe ispirazioni ambient, fino al momento in cui la propria creatura si irrobustisce sempre più fino ad una totale coincidenza ed un relativo big bang; 9 è electro-sludge tout court, fatto di theremin, loops vocali ed improvvise impennate industrial dal tocco cyberpunk; 16 tira fuori le basi per una moderna e spaziale concezione di crossover, più che hip hop, ma tralascia gradualmente ogni stagnante aspettativa prediligendo una mutazione che tocca danze popolari, marce bandistiche e via via galoppate lievemente devote al death metal; 25 riproduce il terrore ed il raccapriccio al suono di un noise cadenzato che su ripetuti cambi di tempo finisce per diffondersi ulteriormente, passo per passo, come una presenza intenta senza alcuna via di scampo a far fuori ogni malcapitato; dulcis in fundo, 36 sublima il jazz-core al quale è legato soprattutto Zitarelli rendendolo sotto forma di bombardamento operato tramite drum machines e synth mononota Contrariamente al disco d’esordio qui forse occorrerà del tempo per apprezzare ancor più a fondo il risultato, almeno per quanto riguarda i novellini, ma l’ottica algebrica in cui si inserisce questo Black, per come è riuscita, è da premiare senza se e senza ma e costituisce un fattore determinante in merito a due musicisti come Reeks e Zitarelli. Tutt’altro che da sottovalutare.

Surgical Beat Bros – Black
(2016, Subsound Records)

1. 1
2. 4
3. 9
4. 16
5. 25
6. 36

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