RECENSIONE: GIORGIO CANALI – “UNDICI CANZONI DI MERDA CON LA PIOGGIA DENTRO” (2018, LA TEMPESTA/MASTER MUSIC)

di Francesca Amodio

Non ha certo bisogno di presentazioni, visto che probabilmente si tratta del secondo predappiese più famoso in Italia, ma per un’eventuale minoranza, si dirà che “Undici canzoni di merda con la pioggia dentro” è l’ultimo lavoro della storica chitarra dei CCCP, dei C.S.I., dei PGR, del produttore e/o collaboratore di gruppi quali Noir Désir, Litfiba, Verdena, Le Luci della Centrale Elettrica, Afterhours, Marlene Kuntz, Premiata Forneria Marconi, Santo Niente, Frigidaire Tango, Yo Yo Mundi, giusto per citarne qualcuno, fino ad arrivare agli amati Rossofuoco, con cui Giorgio Canali firma questo settimo album, anticipato dal singolo “Fuochi supplementari”.

cover_Giorgio Canali_Undici canzoni

I più attenti naturalmente coglieranno la citazione proveniente dritta dritta dall’album Rojo in “Orfani dei cieli”, in cui il verso “come se avessimo bisogno di un’altra canzone di merda con la pioggia dentro” dà il titolo a questo bellissimo lavoro di undici tracce in italiano scritte da Canali e composte con tutti i Rossofuoco, ossia Marco Greco al basso, Luca Martelli alla batteria e alle percussioni e Stewie Dal Col alla chitarra.

Il fatto è che i dischi di Giorgio Canali lasciano sempre poco spazio alle dietrologie, alle interpretazioni ed anche alle impressioni: anche questo, come gli illustri precedenti, è un disco spiazzante per la sua verità, che arriva diretta come un proiettile. Dei dischi di Canali ce n’è sempre un gran bisogno, ed anche questo non fa eccezione. Dei primigeni CCCP, forse rimane quella felice vernice punk che con maestria e disincanto stende la storia e la commemorazione nelle canzoni, incazzate e celebrative, estremamente vere, senza l’abbellimento di inutili fronzoli o orpelli. Canali è un cantore contemporaneo del nostro tempo lucido e visionario in egual misura, distaccato il giusto che basta per esserci dentro con tutte le scarpe. L’amore e la rabbia, la noia e la storia, la memoria e la politica, l’intimismo, il rock, il pessimismo, a volte risolto, a volte no, sono temi onnipresenti in questo splendido e poetico disco di Canali, dolcemente violento come un’arancia meccanica. Impossibile non farsi trascinare dal ritmo delle parole di “Emilia parallela”, in cui solo chi l’abita davvero può descriverla con quel fervido e violento furore, o dall’amara dolcezza di “Aria fredda del nord”, o dalla rude soavità di “Radioattività”.

Pochi descrivono come Giorgio Canali questo rapporto di naturale amore e tormentato odio al contempo con la terra e con gli umani, che il nostro disprezza sotto forma di pedine e compatisce, inserendosi inter pares, quando compassionevoli o compianti, affetti dalla pietas di virgiliana memoria. Un disco battagliero, poco indulgente, uggioso, desertico ed estremamente vivo è quest’ultimo di Canali, in cui l’artista, come del resto da sempre ci ha abituati, si concede in toto, senza sconti né pudori, romanticamente.

TRACKLIST

  1. Radioattività

  2. Messaggi a nessuno

  3. Piove, finalmente piove

  4. E sta a te

  5. Undici

  6. Emilia parallela

  7. Aria fredda del nord

  8. Fuochi supplementari

  9. Danza della pioggia e del fuoco

  10. Mille non più di mille

  11. Mandate Bostik

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