Intervista di Gianluca Clerici
Quanto bucolica dev’essere la vita di questo ragazzo che alla fine fa degli alberi un modo di stare al mondo e un mestiere quotidiano? Forse niente di così trascendentale. Forse meno di quel che l’immaginazione vorrebbe raccontarci. Forse è solo poesia, che manco poco sarebbe. Il nuovo disco di CAMIN parla del mondo e della vita, parla di noi e lo fa con occhio critico e delle volte surreale visto e assaggiato come si deve questo nuovo singolo dal titolo “Tartarughe”. Con questo lavoro di pop digitale dal titolo “Palindromi”, il nostro parla e non ha peli sulla lingua. Il nostro riflette e noi, armati di argomenti industriali, cerchiamo di scoprire il suo punto di vista alle consuete domande di Just Kids Society:
Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Il confine è il decidere dentro di noi, nel profondo, di mettere la propria musica al servizio degli altri, far fruttare il proprio talento e poi utilizzarlo per rendere il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato. Credo sia questa la formula migliore, per vivere appieno.
Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Cerco di non pensare alle varie crisi che vanno raccontando in giro. Se dovessi scrivere la mie canzoni con il chiodo fisso del “mercato morto” andrei a fare il gelataio, il gelato piace sempre a tutti.
Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
In assoluto l’informazione che cerca di educare (anzi, castrare) il pubblico. Parlo in senso generale, non solo in ambito musicale. Da che mondo e mondo la verità è faticosa da scovare e di sicuro non viene raccontata sulle piattaforme mainstream.
La musica di Francesco Camin non si adagia sugli allori dei cliché dell’indie pop di oggi ma cerca la sua personalissima via di esistenza. In qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Grazie per questa analisi! Per rispondere alla domanda: non lo so. Mi piace sperimentare, provare, confrontarmi… di sicuro non so dove andrò a cercare il mio senso, ma il come lo so: affidandomi a ciò che sento dentro, anche le scelte che emergono dovessero rivelarsi la cosa più difficile e apparentemente stupida da seguire.
In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che ti viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Che non ci sono vere e proprie regole.
E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basti?
Risolvere il problema in questo caso penso sia l’accettare l’assenza di regole… credo di averlo già fatto, in parte. Ma sai, in ogni ambito della vita risolta una difficoltà ne arriva una nuova, fa parte del gioco e penso sia in fin dei conti divertente.
Finito il concerto di Camin: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Il fonico che mi segue dal vivo, Marco Sirio Pivetti (www.metrorec.it) ha i miei stessi gusti musicali, più o meno, quindi direi che qualunque sua scelta andrà bene!