INTERVISTA: DAVID GRAMICCIOLI

Intervista di Sacha Tellini

David Gramiccioli sta girando l’Italia con il suo spettacolo-tributo a Rino Gaetano, dal titolo Avrei voluto un amico come lui. Racconta la storia del nostro paese attraverso le canzoni del compianto cantante calabrese, passate al vaglio de La compagnia del teatro artistico d’inchiesta, di cui David è uno degli esponenti di primo piano.

Allora David, Avrei voluto un amico come lui è lo spettacolo dedicato a Rino Gaetano che porta in scena La Compagnia del Teatro Artistico d’Inchiesta, di cui tu fai parte. Come nasce questo spettacolo?
La nostra è stata un’idea molto singolare. Nell’Ottobre del 2012 La Compagnia del Teatro Artistico d’Inchiesta è stata insignita del premio Italia diritti umani (riconoscimento intitolato alla memoria di Antonio Russo, giornalista di guerra morto in Cecenia, ndr), per un’inchiesta sulla pedofilia nell’ambito della quale collaborarono anche le massime istituzioni: Ultima missione destinazione inferno era il titolo dello spettacolo. Da quel premio, molte persone coinvolte nei casi più noti della cronaca italiana, come per esempio l’avvocato di Pantani dell’epoca, vennero da noi a dirci di interessarci delle vicende in cui ciascuna persona era a vario titolo coinvolta. L’indomani, quando leggemmo su alcuni giornali la notizia del premio che ci era stato assegnato, mia cognata, membro portante della nostra Compagnia, mi propose di fare un’opera su Rino Gaetano. Non essendo sicuro che il personaggio potesse rientrare nell’ambito delle nostre opere teatrali cominciai ad informarmi: posso dire che a tutti noi si è aperto un vero e proprio mondo. Parlando con alcuni personaggi che all’epoca erano dentro le istituzioni, ci dissero che Rino Gaetano era stato senz’altro il cantante più pericoloso per loro: all’apparenza completamente decontestualizzato dal mondo politico, è stato l’artista che con più forza ha denunciato il sistema attraverso le sue canzoni. Da spirito anarchico e ribelle, nell’accezione più romantica del termine, è stato in grado di scrivere, fra gli altri, un brano come Nuntereggae più (1978, ndr), un grido di denuncia e di allarme alla coscienza individuale e collettiva del paese, che è anche uno dei brani attorno al quale si snoda il nostro spettacolo.

Licio Gelli, l’Organizzazione Gladio, il Noto Servizio (o Anello, ndr): lui ha combattuto probabilmente contro i più grandi poteri che si sono mai concentrati in un suolo nazionale, in questo caso ovviamente l’Italia. Ha riabilitato la figura dell’Eni, è stato fra i primi a dire che probabilmente la tragedia del Vajont non è stata proprio una tragedia naturale: è stato veramente immenso, un uomo con dei nobili sentimenti. Pensa cosa successe, un giorno, alla RCA, una delle case discografiche con cui Rino ha collaborato. Durante la pausa pranzo, condivisa con gli artisti dell’epoca, chiese ai presenti chi fosse la ragazza che, seduta da sola, stava consumando il proprio pasto. Gli risposero che quella ragazza portava iella, suggerendogli di stare lontano: era Mia Martini. Quest’ultima continuò il proprio pasto seduta accanto a tre personaggi: erano Rino Gaetano, Lucio Battisti e Ivan Graziani. Lei stessa ricordò quel giorno come il più bello della sua vita. Una volta venuti a conoscenza di tutto questo, come era possibile rinunciare a fare uno spettacolo su di lui?

Lo spettacolo ripercorre una parte recente della storia del nostro paese attraverso le canzoni del grande Rino Gaetano: come definiresti la visione che Rino Gaetano aveva della società allora?

Decisamente illuminata. Innanzitutto dobbiamo ricordare che Rino ha spaziato molto, in termini di tempo, nei testi delle sue canzoni. Il suo grido di denuncia comincia nel 1953, quando pone attenzione al caso Wilma Montesi, un fatto che, inevitabilmente, cambia il corso della nostra storia. Rino credeva fortemente che prima o poi le persone avrebbero capito che cosa succedeva a Capocotta e non voleva che si liquidasse il fatto in maniera superficiale, senza approfondire il discorso intorno alle personalità di spicco dell’epoca coinvolte nella tragedia, Amintore Fanfani su tutti. Quest’ultimo però, per Rino Gaetano, non era altro che il terminale di una grande manovra volta a far diventare lo stesso Fanfani presidente della DC e magari Presidente del Consiglio. Dietro di lui infatti, una grande spinta arrivava dall’Inghilterra, interessata ad esercitare una certa influenza nell’ambito della politica economica italiana. Questo perché se avesse vinto Attilio Piccioni, la personalità che allora era sicuramente destinata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri se non ci fosse stato il caso Montesi nel quale è stato coinvolto il figlio, Piero Piccioni, avrebbe sicuramente concentrato più poteri su Enrico Mattei, un uomo che ragionava da manager con il cuore da partigiano. Con la caduta politica di Piccioni dovuta allo scandalo che investì il figlio, Fanfani ha avuto gioco facile nel diventare Presidente del Consiglio, addirittura per ben cinque volte: dalla sua posizione di forza, ha quindi potuto garantire che l’equilibrio economico voluto venisse rispettato. Rino Gaetano era un vero illuminato, così tanto lungimirante da essere ancora oggi estremamente attuale. Durante un concerto nel 1979, proprio sulla spiaggia di Capocotta, Rino disse: “C’è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio: io non li temo! Non ci riusciranno! Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni. Che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno cosa voglio dire questa stasera. Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale“. Ha vissuto quel tempo, ma non era assolutamente figlio di quel tempo.

David Gramiccioli

Foto di Fabio Martini.

Ci racconti la trama dello spettacolo?
La trama dello spettacolo parte dal 15 Ottobre del 1943, quando, senza il numero legale per poterlo decretare, non essendoci, di fatto, nessun governo centrale in carica in quel momento, venne deliberata, a Roma, la concessione per costruire la diga del Vajont. Da quel fatto si arriva, dieci anni più tardi, alla morte di Stalin, alla cosiddetta Legge Truffa e al caso Montesi, il tutto, ovviamente, raccontato attraverso gli splendidi testi di Rino Gaetano. C’è anche il tema dell’immigrazione, cantato da Rino con un occhio privilegiato, dato che lui stesso è stato migrante, figlio a sua volta di migranti. Immigrazione che, in Italia, è stata dovuta al boom economico avvenuto negli anni Cinquanta: saranno infatti tre milioni e mezzo gli italiani che nei primi tre anni di quel decennio si trasferiranno dal Sud al Nord. Rino Gaetano non dimentica di denunciare neanche quello stesso boom economico: fino al 16 Marzo 1861, cioè fino ad un giorno prima dell’Unità d’Italia, il Regno Delle Due Sicilie, quindi il nostro meridione, era la terza potenza industriale in Europa. Cosa è successo dal giorno dopo? Mi viene da sorridere se penso che, proprio a Crotone, nella sua terra d’origine, è stato più volte contestato. Oggi l’amore di quella terra è così forte che sono state inventate alcune pizze che portano il nome di alcuni suoi brani. La trama dello spettacolo tocca poi la tragedia di Marcinelle dell’Otto Agosto 1956, per arrivare poi agli anni Settanta che culminarono nella strategia della tensione e nei cosiddetti anni di piombo. Sono gli anni che hanno visto la morte di Settimio Passaponti, il potere assoluto nelle mani della Loggia P2, l’Organizzazione Gladio, il sequestro di Aldo Moro: tutto quanto è ripercorso nello spettacolo attraverso i testi delle canzoni di Rino Gaetano.

Che cosa ha spinto Rino Gaetano a scrivere dei testi così provocatori ed irriverenti?
Rino aveva una natura ribelle, il che non poteva portarlo ad essere conforme ad un sistema sbagliato. Ai suoi coetanei Rino disse: ma chi me sente? Furono veramente pochi i suoi contemporanei di allora a comprenderlo. Grazie alla natura eterna dei suoi testi, da pochi anni abbiamo cominciato a comprendere davvero la natura geniale di questo splendido artista.

Che cosa significa per te, contribuire alla memoria di Rino Gaetano?
Beh, che dirti? Io non pensavo che quest’opera teatrale potesse contribuire a rendergli così tanto omaggio e invece lo stiamo facendo, perlopiù in maniera originale e univoca, sicuramente alternativa rispetto ad una certa narrazione mainstream di alcune vicende che hanno segnato il corso del nostro paese. Sono molto orgoglio di questo e con il passare degli anni mi sento di essere entrato sempre di più nelle corde del suo pensiero che, come sai, ritengo essere veramente molto attuale. Prendi il brano Nuntereggae più: se sostituisci i nomi delle personalità politiche di allora con quelle di oggi, non ti sembra che possa essere una canzone figlia dei giorni nostri?

Pensi, in generale, che ci sia un’adeguata valorizzazione della figura di Rino Gaetano?
Rino Gaetano era un personaggio scomodo al sistema e oggi, se possibile, lo è ancora di più. Da qualche anno, ha vissuto una riscoperta notevole, soprattutto fra i giovani e questo è senza dubbio un fatto molto importante. Sai perché manca così tanto? Perché al giorno d’oggi manca una persona così provocatoria come lui. Più in generale, manca il coraggio dell’arte: gran parte degli artisti è a mezzo servizio o a busta paga del sistema. Senza coraggio, non puoi fare arte. Rino Gaetano è stato indubbiamente uno dei più coraggiosi artisti contemporanei.

Che cosa vuoi dire ai politici di oggi che tendono ad associare le canzoni di Rino Gaetano alla propria immagine o al proprio partito?
A tutti i politici di oggi, indipendentemente dal colore di appartenenza politica, dico che non ha alcun senso mettere un brano di Rino Gaetano alle loro manifestazioni politiche: così facendo, si dimostrano semplicemente dei vigliacchi. Molti “compagni” di oggi si mettono la maglietta di Rino Gaetano, ma fu fortemente censurato da quello che allora era il Partito Comunista per una delle sue canzoni oggi più amate, cioè Aida: Il terrore russo, Cristo e Stalin fu una frase che non fu certamente recepita bene. Quando oggi sento che la Lega e gli altri partiti prendono Nuntereggae più per farne un inno alle proprie kermesse politiche, mi viene da sorridere perché Rino Gaetano ha combattuto contro i giganti: di certo, questi “nani”, non li avrebbe neanche menzionati. Capisco il senso loro di voler passare come popolari sfruttando le canzoni di Rino Gaetano, ma le sue canzoni non devono essere riprodotte durante le manifestazioni politiche perché lui non lo vorrebbe affatto. Però, permettimi questa piccola digressione rispetto alla tua domanda: della politica non sarebbe certamente contento, ma se Rino Gaetano sapesse che nelle curve di alcuni stadi viene intonato Ma il cielo è sempre più blu di questo, sono sicuro, che ne sarebbe invece molto contento. Per quanto, relativamente a certi fatti di cronaca, certi episodi siano assolutamente da condannare, è comunque vero che le curve degli stadi rappresentano ancora un momento di aggregazione importante ed è per questo motivo che Rino ne sarebbe, a mio avviso, felice.

Perché avresti voluto un amico come lui?
Perché avrei avuto solo da imparare da un personaggio come lui. Da curioso come sono, Rino Gaetano sarebbe stato per me un personaggio che mi avrebbe offerto continuamente delle intuizioni e mi avrebbe offerto degli strumenti per imparare a capire fino in fondo certe dinamiche proprie del nostro tempo. Avrei voluto un amico come lui perché era dalla parte degli ultimi: avrei voluto conoscerlo per vivere fino in fondo questo senso di profonda umanità che lui aveva.

Grazie all’Orion Club di Roma per l’ospitalità.
Grazie a Angela Turchina e Michele Rizzi per essere intervenuti durante l’intervista.

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