LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: MEZZALIBBRA

Intervista di Gianluca Clerici

Qualcuno potrebbe chiamarlo il nuovo soul italiano questo certo modo di coniugare il pop alle tinte di blues & soul. Complice anche quella voce che si dipana su melodie standard con un piglio assolutamente americano. E nell’opera si cimenta il cantautore abruzzese Davide Corneli che in arte si presenta come MEZZALIBBRA. Il suo singolo di esordio è “Cometa”, un brano leggero senza troppe pretese, un esordio che vuol essere carico di ingenuità e di tutta la maturità che gli è possibile. Un video ufficiale anch’esso dai toni classici… quindi di certo non è la ricerca e la trasgressione a condurre il gioco, ma una rispettosa e personalissima codifica dei grandi classici. Le consuete domande di Just Kids Society cadono a fagiolo quando si parla con artisti emergenti…

Cover Cometa Mezzalibbra

Parlare di musica oggi è una vera impresa. Non ci sono più dischi, ascolto, cultura ed interesse. Almeno questa è la denuncia che arriva sempre da chi vive quotidianamente il mondo della cultura e dell’informazione. Che stia cambiando semplicemente un linguaggio che noi non riusciamo a codificare o che si stia perdendo davvero ogni cosa di valore in questo futuro che sta arrivando?
Il linguaggio, come la musica, è in continua evoluzione, si muove. Il fatto che il linguaggio stia mutando non deve, secondo me, far pensare necessariamente a qualcosa di negativo. Ogni cambiamento porta cose positive e negative, anche se credo che, dal punto di vista musicale e nell’arte in genere, bisogna prendere spunto dal passato per creare qualcosa di migliore oggi. E’ vero che ormai la musica tende più ad essere un prodotto da vendere a tutti i costi, non più un mezzo per comunicare effettivamente qualcosa, ma sento che qualcosa piano piano si sta muovendo.

E se è vero che questa società del futuro sia priva di personalità o quanto meno tenda a sopprimere ogni tipo di differenza, allora questo progetto in cosa cerca – se cerca – la sua personalità e in cosa cerca – se cerca – l’appartenenza al sistema?
Purtroppo siamo in una società di grande insicurezza globale. Credo che si abbia paura di essere se stessi e ci si “attacca” ad un filone o una moda per poter essere socialmente accettati, per sentirsi meno soli. La canzone ha come obiettivo quello di ricordare che ognuno di noi ha una propria luce e deve farla splendere, fregandosene di ciò che gli altri vogliono che tu sia. Ognuno di noi deve imparare a rispettarsi per com’è, senza necessariamente aggrapparsi a qualcosa che non ti rappresenta.

Fare musica per il pubblico o per se stessi? Chi sta inseguendo chi?
La musica credo sia qualcosa di molto intimo, perlomeno per me. Esprime quello che sono e quello che vivo. Sarebbe fantastico poter far arrivare al pubblico i miei messaggi, ma principalmente una artista dovrebbe fare musica per se stesso. Non dovrebbe essere finalizzata a diventare un semplice prodotto da vendere. Poi se un’artista con la SUA musica riesce a “funzionare” ha fatto Bingo!

E restando sul tema, tutti dicono che fare musica è un bisogno dell’anima. Tutti diranno che è necessario farlo per se stessi. Però poi tutti si accaniscono per portare a casa visibilità mediatica e poi pavoneggiarsi sui social. Ma quindi: quanto bisogno c’è di apparire e quanto invece di essere?
È ovvio che l’immagine di un artista faccia tanto. L’immagine è il primo biglietto da visita. Quindi se un artista, per com’è, riceve un feedback positivo, non vedo cosa ci sia di male. Adeguarsi ai mezzi moderni mi sembra anche un buon modo per dare la possibilità a tutti di potersi mettere in gioco. Il problema sta nell’apparire diversi da come si è in realtà. Cercare di creare un personaggio ad hoc solo per fini commerciali, mi sembra un po’ triste. Non è bello accantonare il proprio essere per dare spazio a qualcosa che non si è ma che “funziona”. E’ giusto essere se stessi, nel bene e nel male.

Bel pop italiano, canzone d’autore che scivola tra leggerezza e dettagli. Ma anche derive americane, di soul e di blues in questa voce dai toni rochi. Un’opera dell’arte e dell’ingegno, come questo brano, vuole somigliare alla vita di tutti i giorni oppure cerca un altro punto di vista a cui dedicarsi?
Intanto ringrazio moltissimo, sono contento che sia piaciuta! In realtà entrambe le cose. Vorrei trasmettere il fatto che oggi, nella vita quotidiana, ci si accontenta di assomigliare a qualcosa che alla fine accantona ciò che si è veramente. Bisognerebbe “educare” tutti ad essere se stessi, a prescindere da ciò che la società vuole che tu sia.

Parliamo di live, parliamo di concerti e di vita sul palco. Anche tutto questo sta scomparendo. Colpa dei media, del popolo che non ha più curiosità ed educazione oppure è colpa della tanta cattiva musica che non parla più alle persone o anzi le allontana?
Sicuramente l’educazione e la curiosità stanno svanendo. Sembra quasi che ci si aggrappi a qualcosa che sia “familiare”. La “cattiva musica” c’è perché ci sono persone che la ascoltano. Penso che non ci sia curiosità perlopiù per paura di riconoscersi in qualcosa di nuovo o diverso. E’ anche vero che dal punto di vista mediatico si dà poco spazio agli artisti emergenti, per cui molta nuova musica non si considera per il poco spazio che le è concesso.

E quindi, anche se credo sia inutile chiederlo ai diretti interessati, noi ci proviamo sempre: questo lavoro quanto incontra le persone e quanto invece se ne tiene a distanza?
La musica dovrebbe essere un velo che avvolge tutti, senza tenere fuori nessuno. Ognuno ha i propri gusti e il proprio modo di vivere la musica indipendentemente dal tipo di musica che si preferisce. Sicuramente, per certi unisce molto le persone, ma è un peccato che si etichetti una persona in base a ciò ascolta. Ognuno si dovrebbe emozionare con quello che vuole e non fa niente se oggettivamente un tipo di musica è migliore di un altro tipo.

E per chiudere chiediamo sempre: finito il concerto di Mezzalibbra, il fonico che musica dovrebbe mandare per salutare il pubblico?
Beh… Una bella canzone da mettere dopo un concerto sarebbe “Keep on rockin’ in a free world” di Neil Young. Se dovessi scegliere un genere, direi un po’ di sano Blues.

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