INTERVISTE: AGA, “Dream On” (Autoproduzione, 2020)

Intervista di Gianluca Clerici

Evanescente AGA, al secolo Alessandro “Gomma” Antolini. Evanescente e visionario dentro una nuova forma di new-wave italiana in cui spiccano brani come “Questa non è”, brano uscito prima dell’estate, in tempi non sospetti pronto ad anticipare un lavoro che fosse diretta conseguenza su questo ragionare in merito all’esistenza e al suo contrario, alla realtà e al suo diretto antagonista: l’apparenza. E dopo un brano visionario come questo di cui il bellissimo video ideato in collaborazione con Enrico Zavalloni, in rete, ecco ritrovarci tra le righe di “Dream On” portato a spalla dal nuovo estratto “Respiro” il cui video inevitabilmente ci riposta dentro le trame dei Radiohead… e forse, sottilmente, anche quel certo suono misurato col cesello, per quanto digitale, riconduce ad una dimensione intima, acustica e ragionata. Disco di filosofia musicale sicuramente…

Le tante metamorfosi di AGA, le tante derive del suono… sei incognita ricerca o pensi che “Dream On” rappresenti un punto di arrivo?
“Dream On” è il punto di arrivo del mio 2020, adesso sono già in procinto di nuove composizioni e collaborazioni che racconteranno con immagini chiare il futuro di AGA. Uso in maniera sintetica la parola immagini perché avrà una grossa influenza nel prossimo lavoro che spero presto possa raccontarvi in una futura intervista. Oggi vi lascio con un po’ di “suspense”….

Se ti chiedessi qual è il suono di questo disco? Se ti chiedessi di dirmi a cosa voleva “somigliare” o a quale obiettivo puntava?
Il suono di questo disco può assomigliare a tante derive della musica elettronica contemporanea, tenendo l’aspetto vintage come riferimento. Anche se la lingua italiana è introdotta da me volutamente il disco ha sonorità internazionali. Lascio che siano gli ascoltatori a trovare le somiglianze per un autoanalisi personale. Non mi sono posto l’obiettivo di essere uguale a qualcosa nello specifico ma ho trasformato ciò che conosco e che amo di più.

Ci colpisce questa copertina, questa distorsione di luce e soprattutto questo colore di fondo. Quali sono le ragioni che vivono dietro?
Grazie per la domanda, colgo così l’occasione di ringraziare Stefano tonti autore dell’artwork di “Dream On”. Lascio le parole che lui stesso ha dato a riguardo lavorando in autonomia dopo l’ascolto dell’album:”La dualità dei flussi paralleli evoca i percorsi di vita comuni di un rapporto di coppia; in Respiro il ritmo visivo è regolare, come appunto il respiro; trattandosi però di due soggetti diversi, ognuno ha la propria distinta “regolarità” e ritmo. Il respiro, orizzontale, è la base impercettibile ma necessaria del percorso di ogni vita; il colore è l’azzurro dell’aria. In “Dream On”, i due flussi rappresentano invece il sogno, e si innalzano verso l’alto, l’altrove; anche il testo verticale sottolinea questa direttrice. Il ritmo interno dei flussi diventa qui irregolare come la logica sfuggente dei sogni, e il colore è un rosa-viola più psichedelico.”

Un disco digitale… l’elettronica incide anche sulla tua voce. Anche questo è un elemento che non trovo soltanto estetico ma anche filologico… vero?
L’elettronica si sposa con la mia voce dando origine all’uomo macchina che ripete, ove presente, un mantra per dare consapevolezza al sé . In questo album ho cantato comunque in maniera molto vera, senza troppi fronzoli, con timbriche suadenti, per unirmi alla dimensione onirica che contraddistingue tutte le sette tracce.

Hai mai pensato di distorcere la realtà attraverso suoni veri, suoni della casa, suoni della quotidianità…?
Sì, avevo già sperimentato queste sonorità all’interno del precedente album “R[Evolution]” non per distorcere però la realtà ma per unirmi ad essa proprio come fosse, la Musica, un tutt’uno con il mio quotidiano. In “Dream On” la sperimentazione è avvenuta attraverso l’uso del digitale, per creare sonorità oniriche che si univano alla realtà quotidiana. Gli unici suoni distorti utilizzati sono emessi dal timbro della mia voce, ponendo l’accento ancora una volta su una realtà tutta da vivere.

AGA è cambiato dopo questo disco? È qualcos’altro o NON È più qualcosa di preciso?
Parlare in terza persona mi riesce difficile ma il progetto AGA, come si evince dalle precedenti risposte, è sempre alla ricerca di materia da trasformare, quindi se ci saranno cambiamenti verranno accettati per il bene delle mie nuove composizioni. Sono al lavoro per chiudere un progetto che avrà come filo conduttore la parola “Immagini”.

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One thought on “INTERVISTE: AGA, “Dream On” (Autoproduzione, 2020)

  1. Per rispondere alla domanda sul colore di fondo della copertina che ho realizzato per Dream On, il colore è volutamente più psichedelico, meno “naturale” rispetto all’azzurro-aria di Respiro. Si tratta di un colore, per citare Shakespeare, “della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni”: una sfumatura indefinibile tra viola e rosa che purtroppo, per la sua stessa natura borderline e l’imprevedibile resa cromatica dei mezzi di riproduzione, a volte risulta troppo spento o troppo acceso. Ma non mi dispiace perché in fondo, proprio per questo, partecipa dell’inafferrabilità dei sogni.

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