Intervista alla casa editrice Il Treno per la pubblicazione della graphic novel “Fratelli di silenzio. La storia di Antonio Magarotto”.

Il Treno onlus è l’unica casa editrice in Italia a realizzare esclusivamente pubblicazioni di divulgazione del bilinguismo italiano/LIS e su temi legati alla comunità sorda. Si rivolge alle persone sorde, ai bambini sordi e le loro famiglie e alle figure educative perché trovino materiali a loro utili; si rivolge inoltre a tutti coloro che vogliono saperne di più sui sordi e sulla lingua dei segni, e non sulla ‘sordità’ vista dal di fuori. Il Treno onlus è diventata casa editrice nel 2007 e produce materiali bilingui, cartacei e multimediali, per l’infanzia, utili per la didattica, e pubblicazioni sulla comunità sorda. Pubblica nel 2020 la graphic novel “Fratelli di silenzio. La storia di Antonio Magarotto” di Alessandra Marras, Armando Delfini, Giuseppe Maggiore e Valerio Paolucci.

a cura di Frank Lavorino

Ci presenta la graphic novel Fratelli di silenzio. La storia di Antonio Magarotto?
Si tratta di un romanzo a fumetti dove la biografia di Magarotto si intreccia con gli avvenimenti del movimento di rivendicazione dei diritti delle persone sorde e con la storia d’Italia dei primi 70 anni del ‘900. Il filo rosso è la vita del grande uomo che fu Antonio Magarotto, tipografo, filantropo, attivista, docente sordo, di un’epoca in cui essere sordo voleva dire essere emarginato dalla vita sociale e produttiva del Paese. Un esempio di riscatto, di una persona che si è impegnata per dire basta ad uno stato di cose ormai insostenibile. In esso non è solo narrata una storia, ma vuole essere uno spaccato della vita delle persone di allora, e anche un confronto per le persone di adesso. Quanto gli avvenimenti di allora possono farci guardare il nostro presente in modo diverso? Le sue conquiste, e quelle di chi viaggiò con lui e dopo di lui non devono essere dimenticate, né cancellate.

Fratelli di silenzio. La storia di Antonio Magarotto è pubblicato dalla vostra casa editrice Il Treno. Di cosa vi occupate, e quali scopi perseguite?
Come cooperativa composta da persone sorde e udenti formate in ambito educativo ci occupiamo di educazione e promozione del bilinguismo Italiano/LIS per tutti, grandi e piccini, in particolar modo sordi. A tal fine organizziamo attività per i bambini e le loro famiglie, per le scuole, laboratori per adolescenti e formazione per adulti sulle tematiche legate alla sordità e sulla LIS. Inoltre dal 2007 siamo una casa editrice, che a piccoli passi, si impegna nella pubblicazione di materiali bilingui Italiano/LIS e sulla comunità sorda, che possano essere utili nella scuola e per diffondere informazioni sui sordi e la comunità portando il punto di vista dei diretti interessati.

Cosa l’ha colpita maggiormente della storia e della personalità di Antonio Magarotto?
Era un uomo carismatico e tenace, che non accettava compromessi per migliorare la qualità di vita dei sordi dell’inizio del ‘900. Non solo la sua azione politica cercava sempre di andare avanti dopo ogni successo, ma anche come uomo cercava sempre il confronto e il dialogo con gli altri, faceva sempre in modo che si raggiungesse un’unione d’intenti pur partendo da opinioni discordanti. Uno dei temi a lui più caro fu l’istruzione, aveva capito che perché i sordi potessero raggiungere i propri pieni diritti, bisognava partire fin da piccoli con un’istruzione e formazione adeguata. È molto bella questa sua attenzione per le generazioni future, e dimostrò di avere una grande capacità di guardare lontano, stavano appena riuscendo ad ottenere scuole professionali per sordi in Italia e lui già stava pensando ad aprire l’Università.

Vuole descriverci in cosa consiste la LIS, la lingua dei segni italiana?
Da parte di chi non la conosce ci sono ancora due atteggiamenti estremi: viene vista come una magia con la quale si possa discutere di qualsiasi argomento senza utilizzare la voce, all’altro estremo è vista con disprezzo come una lingua di serie B, anzi nemmeno una lingua, ma un linguaggio non meglio definito associato a un livello culturale basso o dispregiativo verso chi la usa. Dal punto di vista puramente linguistico la LIS, come altre lingue dei segni nel mondo (ce ne sono oltre 150), ha la caratteristica di articolare il discorso facendo uso in simultanea di varie parti del corpo (mani, espressione facciale, sguardo, movimento del busto…). Se siamo abituati a pensare con le lingue parlate ad una successione lineare di elementi linguistici, già si può capire quanto le lingue segnate presentino differenze sostanziali da esse. Si tratta di lingue che convivono in contesti territoriali con le lingue parlate corrispondenti, ogni persona che le usa conosce anche la lingua parlata, e allo stesso tempo ha un nome anche in lingua dei segni. Ad esempio molti personaggi famosi sono stati battezzati con nomi propri in LIS, ad esempio il grande Dante o il capo del governo Draghi.

La comunità sorda è composta da persone bilingui, italiano/LIS. Purtroppo spesso si pensa erroneamente che le persone che usano la lingua dei segni non conoscano l’italiano. Quali sono gli altri pregiudizi nei confronti delle persone sorde che ancora sopravvivono nella contemporaneità? E come si possono abbattere, secondo lei?
Ancora oggi la sordità viene vista da molte persone come un problema da ‘eliminare’, e nello sforzo di fare questo non ci si accorge che le persone sorde, rimangono comunque persone sorde. Riteniamo che si possa avere una aspirazione più realistica, non tanto eliminare i difetti fisici quanto affrontarli e scoprire che in ogni diversità c’è una risorsa. Le persone sorde hanno ancora difficoltà ad accedere e partecipare a molte attività della vita sociale, non tanto per difficoltà uditive ma perché chi sta loro intorno pone resistenza. Si pensa facilmente che se una persona è sorda, allora non sappia parlare, sia di un livello culturale basso, non sia una persona capace in ambito lavorativo, che non si possa comunicare con lui. Si guarda alla sordità e non alla specifica persona, incollandole addosso etichette sulla base di facili giudizi. Tali giudizi nascono spesso da motivazioni storiche: in epoca antica i sordi non arrivavano a parlare, ma ora non è assolutamente così; dopo la Prima Guerra Mondiale la qualità dell’istruzione si abbassò e tale situazione non si è risolta completamente fino ai giorni nostri. Ma oggi ci sono persone sorde che costruiscono il loro percorso, fino alla laurea e oltre, e nella vita di tutti i giorni incontrano ancora con facilità chi gli si rivolge come se fossero di bassa cultura, solo per il fatto di essere sordi.

Secondo noi, la chiave è diffondere la lingua dei segni nella società allargata, soprattutto nelle scuole. Non perché tutti debbano impararla, ma perché studiarla almeno nelle basi permette di far conoscere a tutti chi siano le persone sorde, educare alla diversità, al non giudizio sulla base di requisiti sensoriali o fisici. Inoltre bisognerebbe riconoscere che la lingua dei segni è fondamentale in particolare per lo sviluppo di tutti i bambini sordi.

Inoltre serve una maggiore presenza delle persone sorde nei media, per trasmettere nell’immaginario collettivo idee su di loro più aderenti alla realtà, e non più frutto di stereotipi radicati a livello sociale. Spesso molti contenuti multimediali, spettacoli, performance, programmi, resi accessibili nella comunicazione, o specificamente rivolti alle persone sorde, non nascono in collaborazione con esse e a volte non riescono ad essere efficaci. La chiave è sicuramente la partecipazione attiva dei diretti interessati a ciò che li riguarda in prima persona. 

Nell’opera si raccontano anche le lotte della comunità sorda per rivendicare il diritto all’istruzione e alla formazione professionale. L’istruzione per i sordi fu riconosciuta obbligatoria solo nel 1923, dopo una serie di azioni politiche e di battaglie portate avanti anche da Antonio Magarotto, che creò a sue spese una prima scuola di formazione professionale per sordi, a titolo gratuito. Quali sono stati gli ostacoli più difficili contro cui la comunità sorda si è dovuta scontrare per far valere il proprio diritto all’istruzione? E oggi com’è la situazione?
Il primo ostacolo di allora era il fatto che ancora le persone sorde non fossero viste come persone capaci di portare avanti la loro vita al pari degli altri. Per questo motivo anche a livello istituzionale inizialmente non si era compreso che invece, proprio attraverso l’istruzione i sordi, potessero acquisire quelle competenze e conoscenze che sarebbero servite per il resto della loro vita. Quando poi si ottenne l’obbligatorietà dell’istruzione elementare con la Riforma Gentile del 1923, nacquero altri problemi. La maggior parte degli istituti per sordi erano privati, sotto forma di opere pie, e si crearono accesi dibattiti su come ‘integrare’ il pubblico con il privato, la disponibilità limitata di posti negli enti privati unita alle strutture pubbliche ancora molto rare, a fronte di un numero molto più grande di bambini sordi. Un’altra difficoltà è stata legata al modo in cui si dovesse insegnare ai sordi, la famosa diatriba metodo orale – metodo manuale. Dopo anni di successi con il metodo manuale nel 1880 si decise di vietare l’uso della lingua dei segni nella didattica, relegandola ad essere una forma di comunicazione fuori dall’aula. Tale scelta è stata ufficialmente ripudiata solo nel 2010 e nel corso degli ultimi 140 anni ha fatto sì che si diffondesse una convinzione errata: che lasciare spazio alla lingua dei segni voglia dire impedire al bambino di imparare la lingua parlata. Si tratta di pregiudizi ancora esistenti, e spesso ancora oggi viene consigliato ai genitori di esporre il proprio figlio sordo soltanto alla lingua parlata pensando che così la possa imparare meglio. Ma in questo modo si rischia che il bambino non sia esposto in modo adeguato alla lingua e abbia dei ritardi, che si traducono nel valutare il bambino come se fosse lui ad avere difficoltà nello sviluppo cognitivo e del linguaggio. Tale rischio si eviterebbe esponendo il bambino sia all’italiano che alla lingua dei segni, entrambe le lingue sono necessarie per motivi diversi.

Oltre a questo, delle scuole fondate specificamente per sordi ne sono rimaste pochissime in tutto Paese, per cui è andato perso quel know how specifico che era stato sviluppato nel corso di anni di sperimentazioni. Da quando nel 1977 è diventato possibile iscrivere il proprio figlio sordo in una qualsiasi scuola, non è stato più affrontato in modo sistematico e condiviso il tema della didattica più adatta per loro. Nelle scuole comuni, spesso si delega a una o più figure (insegnante di sostegno o assistente alla comunicazione) perché si occupino dell’alunno sordo. Purtroppo però gli insegnanti di sostegno non sono preparati sufficientemente con le poche ore previste nei corsi ministeriali, o cambiano di anno in anno, inoltre gli assistenti alla comunicazione si trovano in una posizione subalterna. I sordi sono uno su mille, nel corso di dieci, vent’anni di carriera è possibile che un insegnante ne abbia uno solo, e per lui si trova a dover elaborare un percorso didattico ex novo, senza usufruire di un ambiente che sperimenta, si confronta, unisce le esperienze. Sicuramente è importante che tutti possano stare insieme, come si è visto che la scuola è più arricchente da quando i maschi e le femmine la frequentano in classi miste. Così per i bambini è importante stare tutti insieme, sordi e udenti ad esempio, ma non bisogna mettere in secondo piano il fatto che la scuola debba essere capace di istruire in modo adeguato tutti e forse sarebbero necessarie delle riflessioni per migliorare la situazione. Altrimenti il rischio è avere una scuola aperta a tutti, senza essere capace di accogliere veramente tutti.

La graphic novel Fratelli di silenzio. La storia di Antonio Magarotto è pubblicata nella collana “Sordi: ieri e oggi”. Avete già in progetto un nuovo fumetto? Quali argomenti vorreste trattare?
Abbiamo nel cassetto diversi progetti per continuare ad ampliare la collana Sordi: Ieri e Oggi, l’obiettivo è sempre quello di dare risalto alle vicissitudini storiche e attuali dei sordi portando la loro prospettiva, perché riteniamo utile e arricchente per tutti promuovere la capacità di scoprire e saper apprezzare punti di vista diversi. Stiamo ancora valutando diverse possibilità per il prossimo fumetto, se fare un ‘salto’ nell’ambiente storico delle grandi civiltà antiche come quella greca e romana, o invece nei nostri tempi. Man mano che la collana crescerà la arricchiremo di contributi che, perché no, potrebbero anche lasciarci immaginare un mondo futuro.

Titolo: Fratelli di silenzio. La storia di Antonio Magarotto
Autore: Marras, Delfini, Maggiore, Paolucci
Genere: Graphic novel
Casa Editrice: Il Treno
Collana: Sordi: ieri e oggi
Pagine: 112
Prezzo: 17,00
Codice ISBN: 978-88-987-70-137

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Booktrailer della graphic novel Fratelli di silenzio. La storia di Antonio Magarotto

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