LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: LE ZAMPE DI ZOE

Intervista di Gianluca Clerici

Il dieto le quinte di un modo di fare fanciullesco e un poco favolistico ma anche quella coerenza e capacità di dare peso ed importanza alle liriche. La melodia si fa semplice di strutture acustiche in perenne dialogo con l’elettronica velata ed armonica. Il tutto per parlare di “Casa”, questo esordio firmato dal duo Le Zampe di Zoe, firmato e pubblicato dal collettivo Trasporti Eccezionali. Un Ep d’esordio che ha molto a che fare con parole importanti del nostro vivere quotidiano… ed è anche alla narrativa e alla cronaca che i nostri si affidano, sempre con quella delicatezza pop che un poco sa di giocattolo e un poco di spensieratezza… a loro le nostre consuete domande di Just Kids Society.

Parliamo di musica o di gossip? Oggi il mondo sembra più attento agli effetti di scena, da dare in pasto al giornalismo e alle tv più che ai contenuti degli artisti. Ecco la domanda: perché qualcosa arrivi al pubblico di questo presente meglio badare quindi alla scena o restare fedele ai contenuti?
Forse la risposta alla vostra domanda risulterà più che ovvia: d’altronde veniamo dalla scena indipendente, dove ogni parola e ogni nota hanno un preciso significato. Rimanere fedeli al contenuto è per noi di fondamentale importanza. Estraniarci dalle mode e da quella che avete definito “scena” del momento, potrebbe essere addirittura considerata per noi una forte caratteristica (sia a livello sonoro, che esteticamente). Non dimentichiamoci però, che la musica é sì, come dicevano Nietzsche e Shopenhouer, la forma d’arte più pura che esista, ma è anche divertimento. Durante il percorso con Trasporti Eccezionali, abbiamo avuto la possibilitá di confrontarci con diversi professionisti. Tra questi, abbiamo avuto l’onore di lavorare anche insieme a Franco Pezzoli, che ha “aggiustato qua e lá” la nostra presenza scenica (proprio perchè la “scena” non è mai stata per noi di fondamentale importanza). Nonostante ció, Frank ha saputo, a nostro discreto parere, valorizzare la nostra immagine, senza snaturarla, evitando quindi di rendere il tutto artificiale. Di questo saremo sempre grati a Frank.
Del resto, abbiamo sempre pensato che, più un progetto è sincero, più arriva a chi lo ascolta o lo vede.
Il “troppo”, nel nostro caso, renderebbe tutto molto più artificioso.
Speriamo che questo lo possiate riscontrare effettivamente nelle nostre canzoni.. e speriamo lo possiate vedere al più presto anche in live!

Guardiamo sempre al passato, alle radici, ai grandi classici per citare insegnamenti e condizionare le mode del futuro. Perché? Il presente non ha le carte per segnare una nuova via?
Le nuove vie si stanno già formando. C’è indubbiamente qualcosa di buono in questo tsunami di canzoni e artisti che escono ogni qual giorno. Se nella musica italiana dettasse legge solamente il passato allora nessun altro proverebbe a scrivere, perché tanto tutto sarebbe già stato scritto. I giovani, come sempre, imparano dai più vecchi. Se i figli hanno un’educazione è per via dei loro genitori. Crediamo fermamente che rimanere pronti e aperti di fronte alle novità sia fondamentale per un artista.
Non fermiamoci di fronte a una “replica”. Anche se vediamo un cantante che imita, per così dire, un altro, vedremo nel progetto intero almeno una virgola diversa. Ecco, quella virgola, quel segno innovativo, è ciò che rende fresco il progetto. Considerando il nostro nuovo album ‘Casa’, potrete sentire influenze di vecchi e nuovi cantautori. Non a caso, noi, Elisa ed Edoardo, abbiamo due passioni in comune, e queste due passioni si chiamano
Lucio Dalla e Lucio Battisti. Elisa è una grande estimatrice di Tenco, mentre, quanto riguarda Edo, non c’è una volta che salendo in macchina con lui non venga riprodotta almeno una traccia di Samuele Bersani. Quanto riguarda “la nuova scuola” invece, possiamo nominare come esempi Brunori Sas, Lumineers, Pomme e addirittura i Pinguini Tattici Nucleari. Del resto, quanto De André e Dalla c’è in Brunori? Eppure lui rimane unico nel suo genere.

Che poi di fronte alle tante trasgressioni che ci vengono vendute dalle televisioni, quante sono davvero innovative e quante sono figlie sconosciute e mascherate di quei classici anche “meno famosi” di cui parlavamo poco fa?
Partiamo dal presupposto che l’innovazione sta anche e soprattutto con le radici ben salde nel passato. Banalmente, senza passato non esisterebbe futuro. Per fortuna esiste il passato. Per fortuna esiste il futuro. A parte questo preambolo che vuole, in un qualche modo, far riflettere a quanto sia importante accogliere il più possibile nuovi artisti e dare loro importanza, è altrettanto vero che si è arrivati a dover per forza replicare caratteristiche e movenze di altri artisti per poter essere notati. È vero, è così per tantissimi. Che sia più facile spacciare il vecchio (spesso non conosciuto) per nuovo? Sì. La dimostrazione è sotto gli occhi di tutti, tutti i giorni, su tutti i canali televisivi, su tutti i social.
Forse il problema è principalmente educativo e culturale. Un invito che potremmo dare noi tutti ai giovani potrebbe essere proprio quello di cercare di andare a cercare la musica dei grandi del passato (italiani e non), in modo che possano accedere a quello che è, ed è stato, il grande mondo della musica. Di conseguenza si darebbero loro gli strumenti per poter riconoscere chi propone l’idea originale e chi no. Non dimentichiamoci inoltre, che in questi ultimi anni l’apparire è diventato socialmente indispensabile, soprattutto con l’avvento dei social network come Instagram o Tik Tok.
Per forza di cose la musica ha dovuto cavalcare l’onda.

Un disco pop in un senso però alto del termine, che non significa di estetiche pregiate ma più di pregiato modo di usare le parole. Certamente questo sembra portarvi appena fuori da una società a cui devi imboccare tutto e subito e nel totale degli automatismi. Dunque come può parlare al pubblico di oggi che sta continuamente con i telefonini in mano a cercare di identificarsi dentro suoni digitali di format discografici ciclicamente copiati?
Vi ringraziamo molto per aver definito così positivamente il nostro album. Il fatto di essere collocati “fuori dalla società” ci fa riflettere, in un qualche modo. Spesso cantiamo proprio di disappunto sociale, quindi apprezziamo tantissimo il vostro commento al riguardo. Ci siamo proposti per quello che siamo e … chi ci ama ci segua. Sui nostri social abbiamo cercato di rendere il più possibile partecipi i nostri follower, spiegando attraverso dei video o attraverso le foto del set di “Casa” (realizzato da Monanne Art), la storia che si cela dietro ogni canzone pubblicata nell’album.
Si, beh… Evitiamo i balletti su Tik Tok. Elisa ha la tendinite ed Edoardo ha spesso la sciatica infiammata. Dunque, per noi sarebbe meglio evitare mosse esagerate e balletti provocanti. Ritornando un attimino più seri, il nostro genere non si presta a quel genere di contenuti, o almeno non ci siamo ancora avventurati in quel senso. Considerando la Legge di Elisa, ogni genere musicale ha una scadenza.
Se ogni genere musicale porta con sè una serie di comportamenti, di mode e linguaggi, (tra questi, di conseguenza, i diversi utilizzi dei social network), allora anche i format che oggi conosciamo moriranno.
Chissà se Elisa avrà ragione. Chissà se quando, e se, finirà questo periodo di standardizzazione sociale staremo effettivamente meglio.

Parliamo di cultura e di informazione. Siamo dentro un circo mediatico dalla forza assurda capace di fagocitare le piccole realtà, anzi direi tutte le realtà particolari di cui parlava Pasolini. La musica indipendente quindi che peso continua ad avere? Oppure viene lasciata libera di parlare tanto non troverà mai terreno fertile di attenzioni?
La nostra band si è autoprodotta per anni. I concerti sono sempre stati il nostro pane quotidiano. La nostra formula era: “guadagnare coi concerti x autoprodursi.”
Questo per dire che sappiamo cosa significhi il termine “indipendenza”. Per noi vuol dire scegliere liberamente con chi lavorare, per che cosa, mantenendo un obbiettivo comune e sentito.
I musicisti hanno imparato in un qualche modo a tirarsi su le maniche e a sborsare di tasca propria per avere opere che potessero essere di loro immagine e somiglianza. Tornando alla domanda, puó darsi che, paradossalmente, sia proprio oggi quel “periodo fertile” di cui si parlava nella domanda. Basterebbe guardare l’ultimo Sanremo per capire che qualcosa si sta aprendo sulla scena e che gli artisti considerati “indie” stiano diventando, se non da un po’ di tempo a questa parte, “pop”.

Più in generale, la musica può tornare ad avere un peso sociale per la gente quotidiana?
La musica è una valvola di sfogo. Oggi più che mai sta diventando più spettacolo, che note. È difficile far comprendere a chiunque oggi cosa significhi creare un’opera sentita, unica e originale. Forse il peso sociale si sta man mano perdendo proprio perchè la gente non ha bisogno di pensare. Evasione e trasgressione sono al centro della nostra vita. Da un lato é anche comprensibile, data la situazione che stiamo vivendo. È difficile rispondere a questa domanda, ma potremmo dire che la musica potrebbe tornare ad avere un peso sociale quando qualcuno saprà valorizzare nel vero senso della parola quest’arte. Semplicemente. Ironicamente, stiamo aspettando un nuovo messia (o più…).

E restando sul tema delle trasformazioni: vinile, CD o canali digitali? Oggi in fondo anche la musica è gratis, basta un click… è segno del futuro o è il vero cuore della crisi? Che poi tutti condannano la gratuità però tutti vogliono finirci su Spotify…
Tutti vogliono finire su Spotify perché è una piattaforma aperta a tutti. Da’ la possibilità di essere scovati nelle playlist, per esempio. Umberto Eco affermava: “Internet ha dato diritto di parola agli stupidi”, ma è anche vero che Internet, quindi anche Spotify, come Youtube, è “meritocratico”. Il popolo sceglie, il popolo decide (tralasciando spinte discografiche).
In fondo, la radio si sta facendo sostituire e ad oggi nessun ragazzo l’ascolta più. Che questo sia un bene o un male è sempre difficile affermarlo. Sicuramente Spotify da’ più opportunità di guadagno a chi è affermato, ma allo stesso tempo, piccole cifre arrivano anche ai piccoli artisti. L’importante è essere su Spotify perché significa che sei nel panorama, o almeno che ti sei inserito e riesci ad affermati (anche a livello sociale) come musicista. Il musicista. Una “professione-non professione” che nessuno riesce a comprendere.

A chiudere, da sempre chiediamo ai nostri ospiti: finito il concerto de Le Zampe di Zoe, il fonico cosa dovrebbe mandare per salutare il pubblico?
Se voi lo chiedeste ad Elisa lei risponderebbe: “Portogallo. Portogallo tutta la vita, ragazzi.”
Forse sarebbe più opportuno però, concludere con “Sacchetto per il vomito”, proprio perché ogni nostro live lo concludevamo con quel pezzo. Quindi sì, “Sacchetto per il vomito”, in onore a quei concerti che oggi sono sospesi e che ci mancano tanto.

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