LAS NENAS ENTREVISTAN: MARCO ROTELLI

Per la rubrica Las nenas entrevistan, incontriamo il cantautore Marco Rotelli

Marco Rotelli

Ciao Marco, è un grande piacere per noi intervistarti. Sei un grande artista italiano e uno dei pochi ad aver duettato con David Neria, bravissimo cantautore spagnolo. Noi ti abbiamo conosciuto  ascoltando i suoi brani: siamo rimaste affascinate dal connubio italiano – spagnolo del brano El amor que non se vive. Cosa ha significato per te questa collaborazione? Hai intenzione di cantare un brano interamente in spagnolo?

Mi ha dato tanto, perché sono un amante della Spagna ed in particolar modo dell’Andalucia.  Ci vado spesso, anche perché ho una grande passione per i cavalli dell’Andalucia. Quella con David Neria, è una collaborazione nata per caso. Ero in Spagna proprio per i cavalli e ho sentito alla radio En mi cancion di David. Mi è piaciuta tanto, sia per la voce che la canzone. Ho cercato di capire chi fosse e l’ho contattato il giorno stesso per chiedergli se fosse interessato ad una collaborazione .È stato sin da subito molto disponibile, gli ho mandato la canzone, gli è piaciuta e abbiamo deciso di collaborare. Abbiamo registrato il brano a distanza, mentre il videoclip lo abbiamo girato a Sviglia. Mi piacerebbe, in futuro, fare una canzone interamente in spagnolo.

Abbiamo letto, nella descrizione sotto il video Il mio domani pubblicato su YouTube, che la passione per la musica arriva da tuo nonno napoletano. Quanto la musica napoletana ha avuto una influenza nel tuo percorso? A cosa si deve la sua influenza?

Nella mia famiglia, nessuno ha fatto e fa musica a parte me. La napoletanità mi ha contagiato tanto, da piccolo ascoltavo tanta musica napoletana, ma proprio i grandi classici. Anche Gigi d’Alessio è stato un grande maestro per me ed è diventato anche un grande amico, mi ha sempre consigliato e seguito il mio percorso. È un grande maestro e un grande amico e sono contento che sia così!

Tra le nostre canzoni preferite, c’è Vorrei Volare. in questo brano canti assieme a Carmen Pierri, vincitrice di The Voice of Italy 2019. Come nasce la canzone?

Carmen è un’altra persona che si lega a Gigi d’Alessio perché, a The Voice, il coach di Carmen era proprio Gigi. Io ho visto qualche puntata per ascoltare Carmen. Mi ha colpito particolarmente. Le ho proposto la canzone Vorrei Volare che avevo nel cassetto da un po’ di anni. Stavo aspettando il momento giusto per poterla sfruttare nel modo più corretto. Ho sempre pensato che la forza di questa canzone potesse essere ampliata e avere maggior risalto con la giusta voce abbinata. Quando ho ascoltato Carmen, ho pensato che la voce giusta potesse essere la sua. Come con David, l’ho contatta, la canzone le è piaciuta tantissimo e l’abbiamo registrata.

Nei tuoi testi, nobili e delicati, si riscontra molta sensibilità. Possiamo anche notarla nelle foto e  video sui tuoi social, nel tuo rapporto con la natura e in particolare con i cavalli. Ci sveli come è nata questa tua passione?

Credo che l’equitazione e la musica abbiano tantissime cose in comune. La prima è saper ascoltare, percepire delle sequenze sia con la musica che a contatto con i cavalli o, in generale, con gli esseri viventi. La passione è nata quando ero piccolo. Da piccolo, avevo praticato equitazione, poi ho smesso. Ho ripreso sette/otto anni fa, circa. Ho ripreso appunto con i cavalli spagnoli, sono stato la prima volta in Andalucia quattro anni fa e ho conosciuto un mondo, perché quello è un paese che davvero ha un’importante cultura dei cavalli. Sono stato in molti paesi, in particolare El Rocio è un posto bellissimo, quasi al confine con il Portogallo, dove le persone girano ancora a cavallo e non ci sono strade asfaltate, ma sabbia. È un posto anche turistico e religioso: c’è il santuario della Madonna del Rocio, equivalente a Fatima o Medjugorje dove fanno pellegrinaggi. È un posto fantastico, come tutti i paesi dell’Andalucia.  Consiglio di visitarlo, almeno una volta nella vita.

Nel 2017, hai dato vita ad un grande progetto: una tua etichetta discografica chiamata MR Records. La tua sensibilità la si ritrova anche qui: aiuti i cantanti a realizzare i loro sogni. Ce ne parli?

Per quanto posso, per quanto mi è possibile, faccio tutto volentieri. Siamo sicuramente in un periodo storico che per la musica è molto complicato. Se posso, dò una mano agli artisti artista nell’indivuduare il progetto più adatto per lui, in base alla mia esperienza. È proprio la figura che manca oggi in discografia: il direttore artistico, quella persona che vede qualcosa in un artista e nel suo progetto. Oggi le case discografiche prendono per lo più progetti già avviati o che hanno già un’identità. Manca proprio la figura del direttore artistico: una figura che crea e che vede in quel ragazzo – che in quel momento magari è ancora acerbo – una prospettiva e una strada. Io cerco, nel mio piccolo, di coprire questa mancanza.

Il 2021 è stato un anno che ti ha premiato: hai vinto il Premio Eccellenza Italiana, in occasione del Festival di Sanremo. Cosa rappresenta per te questo premio? Sul tuo profilo Instagram hai scritto: “E da qui… si riparte ancora!”. Hai forse qualche curiosità o novità che puoi svelarci?

Quel premio è stato davvero qualcosa di inaspettato, perché viene dato a delle eccellenze e mi ha ripagato di tanti sacrifici. Sono qulle soddisfazioni che ti danno la voglia di continuare, nonostante mille difficoltà. È stato un evento fantastico a Sanremo, in piena pandemia, in cui non si poteva fare niente e noi siamo stati in grado di creare un evento nel grande evento. A me piace definirlo un riconoscimento alla fatica di questi anni.

   

Io sono un fiume in piena, sono sempre pieno di progetti nuovi che spaziano a 360 gradi su tante cose, ho in programma adesso una canzone nuova e sarà molto particolare perché, vi dò questa news, sarà suonata da un’orchestra sinfonica di 50 elementi. Ho un altro progetto per il Made in Italy: stiamo facendo la produzione di cinturini in cuoio per gli occhiali, con il mio logo. Stiamo lavorando su tanti fronti, anche sul fronte dell’equitazione. Ho tanti progetti che stanno per partire e non vedo l’ora di pubblicare tutto e di farvi sentire e vedere.

Ci hai svelato che canterai con un’orchestra sinfonica e tu sei diplomato in tromba al conservatorio Giuseppe Verdi. Come mai proprio la tromba e non un altro strumento?

Ecco, questo strumento si collega a mio nonno: sono cresciuto quasi in una caserma di bersaglieri, perché mio nonno è bersagliere e mi ha accompagnato sin da piccolino! Per questo motivo ho scelto la tromba.

Hai un messaggio che vuoi trasmettere con la tua musica o lasci che l’ascoltatore faccia sua la canzone?

Un messaggio in particolare no: cerco sempre di lasciare all’ascoltatore la possibilità di percepire dalla canzone ciò che ritiene giusto. Io posso raccontare una storia, che è la mia e che magari combacia con la storia di un’altra persona. Ma poi ci sono mille sfumature diverse ed è giusto che ogni persona se la faccia propria, in base alla propria storia.

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