LAS NENAS ENTREVISTAN: GIANLUCA TESTA

Per la rubrica Las nenas entrevistan incontriamo l’artista Gianluca Testa

Ciao Gianluca, benvenuto nella nostra rubrica Las Nenas entrevistan. Sei un attore, regista, cantautore e scrittore italiano, possiamo dire che sei un artista a 360°. Da piccolo cosa sognavi di fare da grande? Hai sempre voluto diventare un artista?

Ciao Elena, ciao Stefy! Certo ho capito subito che avrei intrapreso questa strada. Da bambino mi ritrovai per caso tra le mani una copia de I fiori del male: fu una folgorazione. Divenni accanito lettore di poesia e iniziai a cimentarmi nella scrittura. A otto anni vinsi un concorso letterario e pubblicai la prima raccolta, grazie anche all’interesse di Dario Bellezza, che fu il mio primo mentore. Sentivo che quella era la strada anche se ancora non avevo idea di cosa sarebbe accaduto. Sapevo solo di voler vivere l’esistenza nel modo più profondo ed intenso possibile e incanalare le esperienze e le emozioni attraverso il caleidoscopio della poesia.

Come è iniziata la tua carriera professionale nel mondo dello spettacolo?

Dalla poesia, verso gli undici anni mi appassionai anche alla musica e decisi di trasformare le poesie in canzoni. Mi interessai anche molto presto al cinema, girando il primo lungometraggio amatoriale a 11 anni: un film di fantascienza intitolato Ritorno dalla quarta dimensione. Coinvolsi come attori i miei compagni di scuola e mia nonna. Dopo questa esperienza tentai di girare un secondo film che parlava di un’invasione extraterrestre nella mia scuola, ma la preside non diede i permessi per girare di notte e il progetto naufragò. La delusione mi fece capire che avrei dovuto attendere di avere maggiori mezzi prima di realizzare nuovi film :D.

Ci racconti come ti sei appassionato alla musica?

Dapprima, come ti dicevo, per il desiderio di trasformare la poesia in canzoni, perché ascoltando cantautori come Bob Dylan e Leonard Cohen, ma anche DE Gregori, De André e Guccini, capii che quello fosse un modo di fare poesia adatto ai tempi e in grado di comunicare più facilmente alle persone.

Qual è per te il momento o il luogo ideale per scrivere una canzone?

Ogni luogo e ogni momento, se l’angelo delle canzoni decide di venirmi a trovare. Si manifesta attraverso un impulso irrefrenabile di tradurre una storia o una sensazione in parole e musica. Può capitare anche in momenti scomodi, ad esempio l’idea di Riflessologia plantare è arrivata nelle Filippine, mentre ero bloccato su un jeepney in mezzo al traffico di Manila e nella mente rievocavo un massaggio ai piedi ricevuto a Chang Mai la settimana prima: durante questa meditazione arrivò il riff di chitarra e la melodia dell’inciso. O Nomade digitale: la canzone è nata mentre trascorrevo la notte all’aeroporto di Kuala Lumpur, in attesa di prendere, qualche ora più tardi, il volo che mi avrebbe portato a Hong Kong. Quando si presenta l’angelo delle canzoni, che a volte è inopportuno come un venditore porta a porta, se non mollo tutto per cristallizzare l’idea, la perdo per sempre. Per fortuna basta una salvietta di un bar e una penna per scrivere note e testi e soprattutto, con i cellulari, si può registrare con facilità. Una volta fissata l’idea, il resto è puro artigianato e posso pianificarlo razionalmente, prendendomi tutto il tempo necessario per svilupparla, limarla, arrangiarla, produrla, registrarla, etc etc.

Nel 2020 è uscito il tuo album intitolato Nomade digitale. Come nasce il disco? Ci racconti come sono nate le tracce dell’album? Quando le hai scritte? Viaggiando?

Le canzoni sono nate tra il 2012 ed il 2017, quando ho vissuto e lavorato nel e dal South East Asia.

 Ci racconti la traccia n.9, Nomade Digitale, omonima dell’album?

Nomade digitale parla di un legame a distanza durante il quinquennio di nomadismo digitale, di quando ti piacerebbe poter condividere esperienze con una persona che invece non è lì presente.

Toglici una curiosità: ti piacerebbe diventare un giorno nomade digitale?

In realtà tecnicamente lo sono stato, appunto, durante il quinquennio asiatico.

In Day After canti: “fuggire lontano in capo al mondo”. In particolare, dove vorresti fuggire?

In un luogo esteriore ma anche interiore, un luogo dove sia possibile prendere le distanze dalla prima posizione percettiva che spesso ci impedisce di notare anche un elefante nascosto nel salone di casa, per riuscire a guardare la propria vita dall’esterno, ampliando la mappa della realtà.

A proposito di luoghi, hai pubblicato nel 2021 la canzone Venezuela. Ce ne parli? Sei mai stato in Sud America?

Sono stato diverse volte in Sudamerica anche se Venezuela, più che da un viaggio, nasce da una metafora finanziaria. Nello specifico parla dei rischi e degli  interessi generati dell’amore, paragonabile appunto ad un bond venezuelano, che non puoi prevedere e non ti dà certezza, come quando si fa un investimento finanziario rischioso.

Ascoltando i tuoi brani: Il karma del lupo, Strategia del rettile, Farfalle e Pandelusione, abbiamo notato che fai spesso riferimento al mondo animale. Che rapporto hai con gli animali? Se dovessi sceglierne uno, quale rappresenta meglio la tua personalità, il tuo carattere?

Certamente il gatto. Con gli animali ho un ottimo rapporto perché mi ricordano le persone. Mentre quando comunico con le persone, sembrano animali. Ogni persona ha un animale protettore, una sorta di identità che poi lo pervade, impossessandosi della sua anima. Se tu guardi una persona, guardandola molto attentamente, ti accorgi che assomiglia ad un animale specifico: possiede la sua anima.

Ci parli del brano Il Karma del lupo? A chi è dedicata?

Il karma del lupo è dedicata a tutte le persone che giudicano, che pensano di essere nel giusto e danno la colpa agli altri, e anche a chi giudica se stesso e cade in una crisi di coscienza.

Quali sono gli elementi più importanti che non possono mancare nella tua musica?

La qualità del testo.

Oltre ad essere un grande artista, sei molto attento ad aiutare anche i giovani e chi vuole imparare e cimentarsi nel mondo dello spettacolo. Hai fondato EG ACTORS LAB, uno studio professionale di recitazione cinematografica che si basa sull’espressività generativa e in campo musicale hai dato vita all’etichetta discografica Teatroformattivo Dischi e Film. Ci parli di questi progetti?

EG ACTORS LAB nasce nel 2002 come laboratorio di recitazione e produzione cinematografica sperimentale.  La missione di EG ACTORS LAB è guidare ogni artista alla creazione della chiave d’accesso al proprio potenziale umano e artistico. Formo attori cinematografici con il metodo espressività generativa e do loro la possibilità di recitare da protagonisti prima in piccole opere didattiche, gli EG SHORT e, successivamente, in base al loro impegno, costanza e progressi, dopo aver completato il percorso didattico,  di essere scritturati in produzioni professionali: film, cortometraggi e videoclip. Teatroformattivo Dischi e Film è l’etichetta discografica e produzione cinematografica con cui per ora produco, appunto, dischi e film, in collaborazione con altre produzioni ed etichette, come la Dance All Day Musicvertriebs GmbH, azienda tedesca che si occupa di distribuire i dischi in tutto il mondo.

Cos’è che non deve mai dimenticare un artista?

La curiosità, la sperimentazione, la responsabilità di cercare nuove strade.

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EG ACTORS LAB (Scuola di recitazione cinematografica)

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ARTE E SCIENZA DELL’ATTORE

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