Cardellino
Poesia di Davide Emanuele Iannace
E dimmelo che male fa,
salire questi mille scalini battuti
dal vento caldo e umido,
dalla luce che filtra
tra le foglie bagnate
del fitto bosco in cui
Mi sono perso,
ti sei persa,
ci siamo persi.
E seguo il fragore delle acque
Della pioggia e delle maree
Il motore della vita
Che abbiamo lasciato tra i tronchi.
E seguiamo i cardellini e le loro
Voci acute e alte, il rumore
Del violino che suonavi
Per me soltanto.
E ora che risento la tua voce,
mi sembra diversa, perché diverso
è chi ascolta questa sinfonia
E con lui la sua anima.
Mi aggrappo al cardellino e sono
Già via, verso altri mondi
Dove tu non esisti
E io sono in pace.
Tu, che mi tieni stretto
Con il non detto
E che mi ami
E che mi odi.
E allora coi cardellini,
via dal bosco, sopra
questi gradini, mi siedo,
a metà, per ricordare
di salire poi piano al
fischio del vento.
Mi ricordo che c’è luce
Che bagna la pelle, come facevi te
Ma non ha il tuo sapore acre,
di splendide memorie morte.
E penso di meno, molto
Meno. Salgo, e vedo i tuoi occhi
Nocciole dorate
E sono lontani da me