RACCONTO: ALICE’S KIDS STORIES – Don’t Stop Believing

A cura di Alice Galimberti

Don’t Stop Believing

Premessa: questo racconto nasce da una traccia che hanno lasciato le fondatrici dell’associazione culturale W.o.W.- Writers of Wonderland agli ai loro associati. Lo pubblico qui perché è il sequel di “LA PALLA NUMERO 8″ e accenno anche ai vecchi articoli che ho pubblicato qui su JustKids.

Traccia: Sei al bar a bere caffè in tutta tranquillità quando si siede al tuo tavolo una donna distinta dai capelli biondi e lo sguardo penetrante. Quello che sta per dirti sconvolgerà la tua vita.

“Buongiorno!” ti saluta muovendo in modo quasi impercettibile e decisa le labbra.

“Buongiorno…” replichi titubante e quasi intimorita dalla sicurezza della donna che si leva gli occhiali da sole e ti scruta “Ha bisogno di qualcosa?”

“Io no, ho tutto quello che una donna possa disiderare. Lei, però, ho come l’impressione che stia aspettando qualcosa.”

Sorridi e sottovoce tra i denti ti esce una confessione “Sto aspettando un paio di miracoli…”

“Vediamo se posso farne accadere uno!”

La guardi alzando un sopracciglio, incuriosita dalla cartellina che estrae dalla sua ventiquattrore.

“Io lavoro per una società che dà occasioni ai creativi. Sono incappata in un tuo post su un noto fumettista romano e ho letto i tuoi articoli.” la sua sicurezza è disarmante e ti si seccano le fauci quando vedi che ha tutto il materiale che hai pubblicato online, ma anche le illustrazioni e le sceneggiature che sono solo nel tuo hard disk.

“Scusi, ma quelli sono materiali privati come fa lei a…”

“Vengo da una linea temporale parallela in cui tu hai avuto successo”

“Tu?”

“Scusa, è più forte di me! Dimenticavo che in questa realtà è tutto diverso”

“Lei lavora per un’agenzia che si occupa di creativi. È una manager o roba del genere?”

La donna sorride e tu sei lì che la guardi passarsi la lingua sulle labbra compiaciuta.

“Posso solo dire che abbiamo un rapporto abbastanza stretto”

Ti irrigidisci sulla sedia e ti allontani schiacciandoti contro lo schienale della sedia.

“Quanto stretto?” non è che in quella realtà è diverso anche il tuo orientamento sessuale? Come lo spieghi alla persona che hai davanti che sei a disagio senza offenderla?

“Tranquilla, non è come pensi! Mi hai solo cresciuta”

“Però non sei mia figlia, giusto?”

“No. Pregiudicherei la mia esistenza in questa realtà, altrimenti!”

Sospiri. Qualche dubbio te lo sei tolto, ma sai che non puoi fare determinate domande.

“Ma allora perché sei qui?”

La donna ti guarda sospirando. “Perché tu devi continuare ad andare avanti! Non mollare e ce la farai!”

Ti passa una busta; la apri e vedi una carta di credito.

“Consideralo un investimento che l’azienda fa sul suo fondatore” sorride la ragazza. “Hai aiutato un sacco di creativi di ogni genere ad avere un’occasione. È ora che qualcuno creda in te e chi meglio di te stessa?”

Chini lo sguardo e guardi la carta “Questo è come barare!”

Risollevi lo sguardo, ma quella donna dallo sguardo penetrante, eppure così famigliare, è sparita con la sua cartellina.

Sul tavolo vedi che ti ha lasciato tre pancakes con frutti di bosco e scaglie di cioccolato fondente accompagnati da una nota.

‘Sono proteici, con pochi carboidrati e la cioccolata è al 100%. Sono come piacciono a te e oggi è un’occasione speciale. Tutto andrà come deve andare, devi solo ricordarti di credere in te!’

“Non so chi tu sia, ancora, ma spero di scoprirlo per restituirti questa!” bofonchi tra te e te, riponendo la carta di credito nella busta.

Sopraggiunge il cameriere a distrarti dai tuoi pensieri e sobbalza sorpreso nel vederti lì. Ha forse visto un fantasma? “Mi perdoni signorina, credevo di averla vista andare via!”

Sorridi scuotendo il capo. “Come pensavo!”

“Mi scusi, ma non ho sentito cosa ha detto… Se l’ho importunata, mi scuso!”

“No, va tutto bene! Sono sorpresa quanto lei…”

Ora ne sei convinta e sorridi. Per la prima volta senti un calore nello stomaco al posto del solito vuoto causato dall’ansia. È orgoglio. Per la prima volta in vita tua sei orgogliosa di te stessa e non te ne vergogni perché, forse hai capito che non sei più la palla bianca che manda in buca tutte le altre senza arrivare mai da nessuna parte. Ti sei trasformata nella palla 8, ma non sei diventata acida e spietata; sei solo tu, più vera che mai, e non puoi fare a meno di sorridere perché hai capito che tu vai bene così come sei.

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