INTERVISTA: ANCE – “Ergonomia domestica” (Radicimusic Records, 2022)

Intervista di Gianluca Cleri

Dischi di belle sensazioni d’autore, pulite, semplicemente classiche e che non si privano il lusso di attingere i giri di blues, sempre quelli da una vita, che non si privano della forma pop e neanche di quell’ironia che serve per spezzare il filo della critica e non appesantire troppo l’ascolto. E che dire poi della cover? Chi sa giocare con personalità della propria parola e del proprio suono, non si perde neanche il lusso di fare citazioni colte di cui ho tanto apprezzato la coerenza e il nesso. Parliamo di “Ergonomia domestica”, il nuovo disco di ANCE al secolo Andrea Lovito (e restando in merito alla cover, il disco si chiude con un riadattamento italiano di quella “Everybody’s gotta live” di Arthur Lee e dei suoi Wings). Disco di consapevolezza, disco che critica aspramente la società ma forse, prima di tutto, critica noi stessi che dal nostro piccolo, da dentro le nostre case (divenute frontiere e galere per via della pandemia), siamo in primis la società “per niente sapiens”. ANCE fa un bel disco. Peccato che la rete ci regali solo i due singoli “Anche se” (uscito nel tempo prima dell’apocalisse) e poi “Ergonomia domestica” (title track del disco). Niente SPOTIFY, niente streaming gratuito ma solo il suo bandcamp dentro cui il disco, se vogliamo, possiamo solo comprarlo. CLICCA QUI!!!
Ha ragione ANCE: ha ragione di tornare alle origini delle cose. Non solo nel suono ma anche e soprattutto nella morale e nei significati.

Secondo te esiste un parola per sintetizzare questo disco?
Il dono della sintesi in genere non mi appartiene, ma se dovessi dire penso che la parola giusta sarebbe “Sincero”.

In genere dopo le proprie opere gli artisti sentono di vivere un cambiamento tanto che i dischi appena fatti sembrano già vecchi. È capitato anche a te qualcosa di simile?
Sempre. Per come sono fatto, il giorno dopo aver pubblicato un disco diventa il primo giorno per pensare nuove cose. Sempre diverse dalle precedenti, per quanto posso e per le mie potenzialità. È il mio sesto disco dal primo di vent’anni fa esatti, c’è un racconto lungo e un ostinato percorso che adesso si completa e che si può chiudere una volta per tutte oppure che si potrà evolvere ulteriormente in futuro…chissà!

La critica sociale di “Ergonomia domestica”. Da “Anche se” a “L’ideale”. Da una lirica scanzonata e allegorica ad una più impegnata a suo modo. Esiste anche la luce o siamo davvero poco sapiens?
La riflessione sulla stupidità dell’uomo è nata dall’allarme di impoverimento culturale e lessicale su vasto raggio. La speranza è su quei pochi che si salvano da questo, che comprendono la differenza fra intelligente leggerezza e superficialità trash e gossip fine a se stesso. Il problema è quando queste persone si vendono al teatrino di salotti TV ed al rotocalco per sopravvivenza e non per divulgazione della propria conoscenza.

E quindi le nuove generazioni, il futuro secondo ANCE? Cosa vedi e cosa ti verrebbe da cantare?
Vedo i miei figli che crescono e mi preoccupo per loro, ma non mi abbatto e farò di tutto perché sappiano stare al mondo con la testa sulle spalle. Sono pessimista per natura, per autodifesa e per essere poi contento di essermi sbagliato. Mi vedo sempre lo stesso con meno errori e meno pretese, senza il bisogno di piacere a tutti i costi.
Mi viene da cantare come sempre quel che mi piace e quel che penso, quando ne sento il bisogno.

“Dannato blues”. Tanto per restar nel tema della nostalgia o delle scarse speranze nel futuro. Perché il blues? E dunque mai per una volta forse ha senso: nato prima il testo a cui hai pensato di incollarci una maschera blues o sei partito dal bisogno di ricercare quelle forme melodiche?
Non avevo mai inciso un vero blues, la prima versione era come dire, scolastica. Ho iniziato come tutti i blues “Mi sono alzato stamattina” e non sapendo come continuare “sono tornato a letto”… Poi dopo essermi costruito una wine-box guitar a forza di suonarci Blind Willie Johnson è saltato fuori questo riff ossessivo; ho cambiato il tempo e ispirandomi al Jim Morrison barbuto di L.A. Woman ho completato il testo raccontando la giornata di un disperato, che in fondo tanto disperato non è. Il blues fa da metro per le nostre sofferenze e preoccupazioni e in questo caso diventa sarcastica parodia. I problemi, apparentemente insormontabili, divengono superabili.

Che poi questo disco riporta tutti, dal suono alle canzoni, a concepire quali siano davvero i grandi problemi dell’uomo… pensi sia una chiave buona per leggerlo?
Esattamente. Gli spunti delle canzoni sono situazioni quotidiane che mi portano ad affrontare temi più grandi.

Un bellissimo libro come “Ascolta piccolo uomo” di Reich, penso sia il “libro di questo disco”. Non so se lo conosci ma insomma… direi che lo spunto è diretto. Altrimenti? Se ti chiedessi di associare al disco un libro?
Grazie del consiglio, il libro non lo conosco e sono incuriosito, andrò a recuperarlo sicuramente. So solo che Reich è stato un personaggio eclettico e molto importante per i suoi studi in materie multidisciplinari. Durante la campagna di crowdfunding avevo invece associato sui social ogni brano ad un opera pittorica, ma ad un libro non ci avevo ancora pensato.
Se dovessi scegliere, forse uno di John Fante.

Chiudiamo e diamoci appuntamento dal vivo. A quando?
Le prossime due date sono il 7 luglio al pub Birrercole ad Empoli (Fi) ed il 16 luglio al parco dell’Anconella di Firenze per la festa della mia etichetta, la Radicimusic.
Ne seguiranno altre dopo l’arrivo del vinile.

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