LIVE+PHOTO REPORT: SPRING ATTITUDE @ CINECITTÀ STUDIOS [RM] – 17/09/22

Live report di Francesca Vantaggiato
Foto di Federico Zanotti per Bombo Film – Creative video agency

Ed ora che l’autunno è ormai arrivato, con le sue piogge un giorno sì e l’altro pure, i suoi vagoni della metro coi vetri appannati dall’alito di migliaia di pendolari incazzati, le sue scadenze lavorative perché tra un po’ è Natale, proprio ora è il momento giusto per riportarvi alla mente un vostro momento felice: era il 17 settembre 2022 ed eravate con noi allo Spring Attitude 2022

Giusto due persone @ Spring Attitude 2022 – Ph. Federico Zanotti.

Lo Spring Attitude lo definirei un festival con ottimi artisti sul palco, dall’atmosfera emozionante e godereccia, della giusta durata, con qualche problema logistico-organizzativo.

Partiamo dall’inizio. Ovvero dal parcheggio, come accade per tutti i concerti. Vino cacchione e Fonzies. L’aperitivo dei campioni.

Poi siamo entrati, diligentemente in fila per gli accrediti, da professionisti quali siamo io e Federico

Professionals

 

L’emozione cresce percorrendo il chilometro che separa l’entrata dall’area concerti. Quando arrivi, dopo due curve, un drittone e una salita, ti si spalanca davanti un piazzale circondato da colonnati romani e ricoperto di gente. Talmente kitsch da essere bellissimo. Purtroppo, tra lavoro e famiglia, siamo riusciti ad arrivare solo alle 19:30…  Whitemary sta cantando l’ultima canzone: mannaggia! 

Pubblico in ascolto di Whitemary – Ph. Federico Zanotti

 

Subito, di corsa, a prendere le birre. La fila ancora è abbastanza praticabile: paghiamo una decina di birre che berremo poi, a rate. Abbiamo letto sui social che, nei giorni scorsi, ci sono stati problemi per mangiare e bere, perché c’era talmente tanta gente che non ci stavano dentro. Giustamente, la produzione ha deciso di consentire l’accesso ai viveri, oltre che alle persone. Nel dubbio, abbiamo fatto scorta di scontrini per le birre e ci siamo portati panini con salsiccia e peperoni (consigliatissimi per i live). Tempo zero e tutto si riempie di persone: vedo la gente ovunque! Sul palco opposto, stanno iniziando i Calibro 35. Cala la sera e l’atmosfera si fa suggestiva. Perfetto per immergersi nei brani di Morricone, arrangiati dalla band milanese. 

Calibro 35 suonano Morricone – Ph. Federico Zanotti

 

Il pubblico ascolta in cerimonioso silenzio, siamo davvero un fiume di persone, in maggioranza tra i 30 e 40 anni. La musica ci smuove dei ricordi annidati nel passato, su quel divano di casa da cui guardavamo gli spaghetti western con tutta la famiglia, dopo una cena pesante. Riaccende la memoria di quelle notti insonni passate al buio di un appartamento bolognese quando, in dodici in una stanza piena di fumo, ci si sparava maratone di gangster movies, certamente consigliati da qualcuno che studiava al DAMS. 

Veniamo rapiti dalle note suonate dall’orchestra, ma anche dal vento che soffia leggero. Sembra uno degli effetti speciali usati proprio qui, negli studi di Cinecittà. E invece è ponentino vero. Ma che siamo dentro a un film di Sergio Leone? Il mio sguardo si fissa su Gabrielli e sulla sua chioma, anch’essa mossa dal vento. 

 

Un concerto davvero emozionante. Diciamo che tutta l’adrenalina e l’energia che avevamo appena arrivati hanno trovato il giusto canale di concentrazione sul palco. Era giusto iniziare così. Con Morricone e i Calibro. 

 

Morricone by Calibro 35 – Ph. Federico Zanotti

 

Finito l’ascolto, tornano gli altri bisogni primari: bere birra e fare pipì. A fatica, esco dalla folla e mi dirigo verso i bagni chimici che sono all’ingresso. C’è veramente tanta gente. C’è veramente tanta fila: parte da oltre il cancello d’ingresso, ci saranno 30 persone in coda. Sono un po’ sconfortata, lascio lo scontrino agli altri per ottimizzare i tempi. Il piano funziona e torniamo tra la folla. È il momento di Venerus.

 

Estasi di Venerus – Ph. Federico Zanotti

L’arrivo di Venerus si capisce dal cambio di pubblico. Molti dei trenta/quarantenni hanno lasciato il posto ai più giovani. Sono circondata da volti coperti da strass brillanti e colorati. È tutto un luccichio, un ondulamento di corpi e braccia, uno schiudersi di sorrisi. Che belli che sono i giovani ai concerti

 

 

Quella dello Spring Attitude è l’attesissima tappa romana dell’Estasi degli angeli tour con cui l’artista milanese sta portando in giro per l’Italia il suo concetto del live concert come rito collettivo. Quello che vedo, effettivamente, sembra proprio un momento di estasi condivisa, tra psichedelia pop e testi intimistici

 

Il concerto come rito collettivo – Ph. Federico Zanotti

 

Venerus in blu – Ph. Federico Zanotti

 

Venerus si destreggia tra canto, piano e chitarra: è la star del palco. Il pubblico è rapito, balla e si abbraccia, qualcuno sale sulle spalle dell’altro per vedere meglio cosa succede sul palco. A me la performance di Venerus non fa impazzire, lo trovo un po’ statico. Ma mi rendo conto che forse sono l’unica a pensarla così: intorno a me, la gente è molto felice e canta. Probabilmente devo rivedere la mia opinione. 

 

Venerus & The Band – Ph. Federico Zanotti

 

Altro giro, altra corsa al wc e al bar. Altra fila interminabile al bagno dove sono stata prima. Una persona dello staff mi dice dall’altra parte, c’è un altro bagno. Questo altro bagno sta oltre il palco dove, tra pochi minuti, suoneranno i Kokoroko. Lo spazio sotto al palco è piccolo ma ci si sono riversate credo centinaia di persone in attesa della portentosa band inglese. Ed io ci finisco in mezzo, in una claustrofobica folla in cui è impossibile muoversi, né in avanti, né all’indietro. Resto davvero incastrata tra la calca. Mi guardano malissimo perché credono che gli voglia rubare il posto. Ma quando mai? Io devo andare in bagno, ma soprattutto, devo respirare! Un tizio mi segue, anche lui nel disperato tentativo di andare in bagno. Da gran cavaliere, manda avanti me al grido di sei fortissima! Credo di averci messo almeno mezz’ora per raggiungere il bagno. E anche qui, fila. Comunque, riesco a sopravvivere ma purtroppo arrivo in ritardo per i Kokoroko

 

Kokoroko a Roma: che onore – Ph. Federico Zanotti

 

Consapevole del panico sottopalco, mi posiziono nel piazzale centrale: si vede bene il palco, anche se sono più lontana. Ma almeno c’è spazio per respirare e ballare. E infatti, siamo tutti presi molto bene e danziamo al ritmo afrobeat reggae jazz dei Kokoroko. Mi fanno impazzire! Sono davvero incredibili. Dalla posizione in cui mi trovo, avendo un’area di azione larga, posso godere  appieno della loro musica.

 

 

Sono molto felice di poterli vedere dal vivo, è un’occasione unica. Per questo dico che lo Spring Attitude ha una gran programmazione quest’anno. I Kokoroko sono una perla, presa dall’ostrica anglosassone. Averli in Italia è un onore. Tutto quello che ho letto sulla loro musica è vero: musicisti di altissima professionalità, sound coinvolgente, presenza scenica potente. Intorno a me è ormai tutto un dance floor: si balla a più non posso.

 

Afrobeat & Reggae & Jazz from UK – Ph. Federico Zanotti

 

Finito il concerto dei Kokoroko, dovremmo spostarci sotto l’altro palco, ma non ci pensiamo nemmeno! Troppa gente, troppa fatica. Comincio ad essere anche un po’ stanchina, così mi siedo su un gradino, insieme agli amici e a tanti altri sconosciuti. Aspettiamo discutendo di quanto ci siano piaciuti i Kokoroko. Poi, prendo coraggio e vado al bar, mi rimetto in fila e faccio lo scontrino per 4 birre (totale 24€). Poi mi sposto nella fila del bancone, al mio turno, chiedo di averne 2 delle 4. La risposta mi spiazza.

La birra è finita.

 

Ora, voi non mi conoscete e non potete sapere il male profondo che mi ha fatto questa frase. Oltre al fastidio dell’aver appena pagato 24€ di birre alla collega del barista che dista, letteralmente, 2 metri da lui, senza essere stata avvisata. Sono confusa. Ma non posso rifarmi 2 file per cambiare gli scontrini o farmi ridare i soldi. Chiedo quali siano le alternative: 

«allora, guarda, te posso dà na nastro da 33cl temperatura ambiente oppure un cocktail»

«ma scusa,  ho pagato 6€ pe na birra media, mica pe na nastro azzurro calda piccola»

«eh lo so,  ma infatti ti conviene il cocktail, così lo paghi pure di meno che costa 7 invece tu lo paghi 6»

«ma io non voglio un cocktail da 20°, voglio una birra da 5°. Ao sò le dieci de sera, me devo fa altre due ore de festival, se comincio a beve cocktail a quest’ora sai dove me trovi alla fine?»

«eh, la birra è finita, prova dall’altra parte, laggiù vicino all’entrata»

«ma tu sei matto, ci sta un bordello, ce metto mezz’ora solo per arrivacce e tra due minuti suonano i Nu Genea. Damme ste nastro, và»

 

Un angelo partenopeo – Ph. Federico Zanotti

 

Corro per non perdermi l’arrivo dei Nu Genea: li sto rincorrendo da tempo! Quando la band sale sul palco, si scatena un boato. Il pubblico impazzisce, si esalta, urla, scalpita. I giochi di luce e il nome scritto in neon con il sole che lo illumina da dietro sprigionano un senso di allegria, festività, gioia. Come le luminarie della festa di San Michele ad Aprilia, per capirci. C’è davvero un gran trasporto dei musicisti sul palco, la qualità è molto alta, l’energia arriva tutta al pubblico. 

 

Nu Genea alias Massimo Di Lena e Lucio Aquilina – Ph. Federico Zanotti

 

La loro energia è straripante. Il funk disco anni Settanta ti piglia. Si balla alla grande in tutta la piazza. Sono riusciti a rendere contemporanei e d’interesse nazionale delle sonorità e melodie del passato e localmente radicate. Di questo, dobbiamo ringraziarli. Mi sto davvero divertendo, rendendomi conto dell’eccezionalità del fatto, per nulla scontato, che: sto ballando la musica dei Nu Genea, ad un concerto dei Nu Genea, tra finti colonne e porticati, nella mia amata Roma, circondata dalle amicizie più care che cominciano a passarmi Negroni e Gin lemon al grido di…

 

aoooo la birra è finita

Nu Genea under red lights – Ph. Federico Zanotti

 

Dopo i Nu Genea, tocca ad Ellen Allien: devo godermela al meglio che posso, quindi ariprendo coraggio e arivado a fare la fila per il bagno e poi al bar, dove ritirerò un cocktail pensando alla birra. Quando torno dalla mia cricca di amici, li trovo gasatissimi a ballare forsennatamente la techno elettronica della dj tedesca. Mi lascio prendere anch’io dal fomento e ci scateniamo tutti insieme in un ballo antico e ancestrale, che solo pochi eletti del centro Italia conoscono: IL PINOCCHIETTO. Un plauso da Ballando con le stelle, in questo ambito, lo devo fare ai miei amici Mirketto e l’Egiziano, che si sono dimostrati dei MAESTRI. (PS: diffidate da articoli come quello su wikihow dal titolo Come ballare a un rave. Per imparare, è necessario uno stage formativo presso l’agro pontino).

 

La luna rossa di Ellen Allien – Ph. Federico Zanotti

 

 

Ellen Allien è una pietra miliare della scena techno elettronica non solo europea, ma mondiale. Una dj e producer che ha saputo evolversi nel tempo, restando sempre al passo con le nuove tendenze, innovando la sua musica e le sue modalità di performance. Anche lei, si è adatta alla versione balcony streaming durante il 2020, riuscendo a mantenere un contatto costante con i sui fans. Un’artista che ha fatto la storia dei club e adesso posso finalmente ballare la sua musica: grazie Spring!

 

 

Pensando a Ellen Allien che, a cinquant’anni, si scatena sui piatti con concentrazione ed energia, mi sale un gran senso di vergogna: quante sere ho passato spalmata sul divano, dicendomi che sono troppo vecchia e stanca per uscire?! Shame on me. Sono trent’anni che Ellen Allien non trascorre un sabato sera sul divano, credo. In un moto di rispetto verso la sua carriera e di riscatto verso la mia, mi lancio in direzione del palco e m’infilo nella calca di corpi che ballano a pochi metri da lei, facendomi trascinare anch’io dal movimento continuo che muove questo GRANDE mare di persone

 

Techno & Colonne di polistirolo – Ph. Federico Zanotti

 

 

Risorta dalla trance, mi domando che ore siano: guardo il cellulare, trovando almeno cinque chiamate. Mi stanno cercando da mezz’ora. Ritorno dagli amici, mi becco una ramanzina per essere sparita senza dire niente, mi cospargo il capo di cenere e li seguo verso l’uscita, stanchi ma baldanzosi. Incrocio, per l’ultima volta nella serata, le mie amiche Rosy e Simona mentre combattono a mani nude per accaparrarsi un taxi. È l’ultima scena che vedo in questo Spring Attitude 2022

Insomma, ripeto quanto detto all’inizio: un grande festival dall’offerta musicale internazionale strepitosa. Qualcosa si può certamente migliorare, a livello organizzativo. Parte dei problemi si risolvono trovando una location più adatta, più grande, con più bagni, con postazioni chillout dove la gente possa riposarsi tra un concerto e l’altro, con stand per attività ludiche o d’intrattenimento. Altri si risolvono calcolando meglio il volume di persone che si presenterà e, quindi, anche quello di bevande, cibo, servizi igienici. La qualità del prodotto culturale, però, va mantenuta a questo livello: con speranza nel futuro, aspettiamo con trepidazione lo Spring Attitude 2023.

 

Ricordateci così

 

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