LIVE REPORT: ALBERT ENO @ CIRCOLO ARCI CHINASKI SERMIDE (MN) – 12/11/2022

Live report di Valentina Calissano

Diversi anni fa, prima dell’avvento del nuovo millennio, prima degli Mp3 e degli Ipod, prima di Spotify e della musica digitale, esisteva un marchingegno splendido. Comunemente chiamato mangianastri, permetteva al fortunato possessore di ascoltare musica senza stereo e senza radio, quindi anche sul treno o per strada e lasciando indenni i timpani dei passanti.
Il più delle volte però, aveva anche un’altra splendida funzione: poteva registrare, poteva incidere il nastro magnetico di nuova musica.

Ecco, io penso che questa macchina analogica sia presente anche nel nostro cervello. C’è una porzione della testa che funziona come un mangianastri, ma più selettivo. Solo certe canzoni vengono registrate. E di queste forse qualcuna viene anche sovrascritta da nuovi brani. La musica passa attraverso l’orecchio e gli impulsi nervosi scelgono se vale la pena memorizzare o meno, oppure se è necessario sovrascrivere.

Il mangianastri nel mio cervello ha deciso che la musica di Albert Eno deve rimanere nella mia testa. Per questo dalla prima volta in cui l’ho sentito dal vivo, poco più di un anno fa, non è mai stata sovrascritta neanche una delle sue melodie acustiche.
La sua chitarra è rimasta impressa al punto da ispirare anche un TRIP, Ci vediamo presto.

Ho continuato a canticchiare i motivi e le parole per tutto questo tempo. Ho capito, dovevo sentirlo di nuovo dal vivo.

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Mi appropinquo al concerto, alone in the dark. Foto: Valentina Calissano

Sulla strada per il concerto

Le cose che accadono per caso sono le migliori. Perché non accadono davvero per caso.
Vedo sui social network che Albert Eno suonerà in un paese chiamato Sermide, al Circolo Arci Chinaski. Naturalmente non so dove sia questo posto, ma vale la pena cercare e tentare di arrivarci. Avevo saltato una tappa a Padova per un soffio e non potevo perdermi un altro live.
Il paese si trova esattamente nel baricentro di un triangolo disegnato tra la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna. Con mia grande sorpresa, in un’oretta potrei essere lì. Perfetto.

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Il vuoto più totale. Foto di Valentina Calissano

A quel punto inizia un viaggio notturno nel vuoto più totale. Oltre il cruscotto della macchina, vedo solo buio e i fari si sdraiano sulla nebbia. A volte spunta fuori un incrocio o un ponte, altre volte una chiesa, ma quasi tutto il viaggio l’ho fatto vicino al fiume. Credo anche di aver attraversato il Po, ma non ne sono del tutto certa.
Però devo chiarire una cosa. Se arrivate da Mantova, Modena o Ferrara potete anche raggiungere Sermide con l’autostrada. Ma io provenivo da un paesino e quindi via per le campagne disperse! Alla fine… vedo la luce! No, vedo la destinazione.

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L’ingresso del circolo Arci Chinaski. Foto di Valentina Calissano

Mi parcheggio e arrivo all’ingresso del Chinaski. Già mi tremano le gambe.

Dovete sapere che non avevo cenato e avevo fame. Al circolo fanno la pizza, hanno un menù piuttosto ampio e preparano anche delle pizze stagionali. Io vado di margherita con mozzarella di bufala, accompagnata da un’ottima birra bionda e corposa. Ma prima… aperitivo! Un americano dopo aver viaggiato sospesa nel nulla non me lo toglie nessuno.
Mentre mangio, inizio a pensare che sia tardi, che il concerto sta per iniziare e io sono ancora lì a ingozzarmi di pizza e non ho nemmeno finito la birra. Faccio cenno alla mandibola di masticare più in fretta e appena posso torno nella sala dove si terrà il concerto.

 

Sul piccolo palco le tre chitarre sono già pronte a dare spettacolo. Non vedo Albert Eno, ma non importa. So che presto inizierà a suonare e sarà un balsamo per le orecchie di tutti i presenti. Quel momento finalmente arriva. Sorrido e aspetto la prima nota, in prima fila.

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«Sul piccolo palco le tre chitarre sono già pronte a dare spettacolo». Foto di Valentina Calissano

Dalla prima all’ultima nota

Non appena la chitarra prende a vibrare, le voci accese vicine al bancone diventano un brusio di sottofondo. Con pazienza e serenità le prime note si passano il testimone, fino a comporre il singolo The embrace, che Albert Eno ha composto nel 2020, durante il lockdown, dopo due anni di carriera solista. Una canzone profonda che risveglia l’inconscio degli ascoltatori all’arte, al dipinto di Egon Schiele, e tramite la voce, fonde i colori a olio con la melodia. È solo la prima canzone e l’emozione è già alle stelle. Così quando l’abbraccio sale al cielo, con Iron sky, un altro singolo dai toni potenti, il concerto perde fisicità e si libra nell’etereo. Non importa se qualcuno sta ancora mangiando o se c’è chi vorrebbe da bere, quella voce e quella chitarra continuano a riempire l’aria, a richiamare l’attenzione.

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Albert Eno suona The Embrace al Circolo Arci Chinaski di Sermide. Foto di Valentina Calissano

I singoli poi lasciano posto alle canzoni che formano il disco Dark’n’Stormy, a partire proprio dall’omonimo brano.
Albert Eno ne racconta ai presenti la genesi. E forse qualcuno può intuirla anche solo leggendo il nome.
Questa canzone deve la sua nascita a un cocktail.
Un cocktail che unisce rum scuro e ginger beer in un vortice etilico, senza però lasciare che i due spiriti si fondano del tutto. Ognuno rimane distinto dall’altro, eccetto che per una corda al centro del bicchiere. Nella canzone Dark e Stormy sono due ragazzi, aggrappati alla stessa corda. Non vogliono scendere e continuano ad avanzare uno di fronte all’altra, perché non desiderano niente e nessun altro.

Questa e The story behind a Cup of tea sono forse le canzoni che più mi piacciono del disco. Ma dovrò aspettare quasi la fine del concerto per poter ascoltare la seconda.
Durante il live Albert Eno presenta anche un inedito, che fortuna essere lì ad ascoltarlo. Non vedo l’ora lo possiate sentire anche voi.

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Dark’n’Stormy eseguita da Albert Eno. Foto di Valentina Calissano

Tra una canzone e l’altra ci sono anche bellissime cover. E sono bellissime perché in ognuna di esse la versione originale rimane solo come traccia appena appena percettibile. Il resto è interpretazione. Un’interpretazione meditata, studiata, forse anche sudata. Un lavoro che non nasce su due piedi, ma fonde emozioni raccolte negli anni, nelle esperienze di vita.
Imagine, Come as you are, Hunger strike e Smells like teen spirit

Albert Eno cambia chitarra ad ogni pezzo. E ogni volta rivela un lato della grande passione che nutre per la musica. Ciascuna di queste canzoni acquisisce nuova vitalità e un’energia diversa, sempre purissima. Ogni volta che smette di suonare viene voglia di dire «Grazie».

La sorpresa

A un tratto, sul palco compare una presenza del tutto inaspettata. È Crivez, chitarrista e fondatore dei Kismet, la band rock in cui cantava Albert Eno, prima di intraprendere la sua carriera solista. Per chi non lo sapesse, e io non lo sapevo, Crivez e Albert sono fratelli. Il palco è diventato, in un attimo, una splendida reunion, a sottolineare che nulla di quel che facciamo rimane solo nel passato. Infatti, prima di riprendere a suonare, il cantante spiega che i Kismet hanno lasciato una traccia profonda nella sua esperienza musicale e che tutto quello che ha fatto insieme alla band storica l’ha portato a diventare il musicista che è ora e che sarà in futuro.

Il passato e il futuro non stanno su una linea e, con ogni probabilità, neanche in un cerchio. Si intrecciano e si rincorrono nel presente, nella storia che ogni persona scrive giorno dopo giorno. Ma questa è una mia riflessione, non divaghiamo oltre! Crivez alla chitarra, Albert Eno alla voce: c’è grande sintonia fra i due fratelli e l’atmosfera, che evidentemente non aveva ancora raggiunto l’apice, si carica di allegria e leggerezza. Quando il concerto arriva alla fine, gli spettatori più vicini al palco non si muovono di un passo. Albert Eno ci guarda e intuisce che stiamo tutti aspettando un bis!

In conclusione

Che serata.
Tornando verso casa nella nebbia il mangianastri nella mia testa ha deciso di sovrascrivere ciò che aveva memorizzato nel live precedente con le versioni ascoltate in questo concerto. Albert Eno ha esercitato la voce, ha educato ancora di più le chitarre. Ad ogni nuovo ascolto dal vivo, sembra crescere e questo posso confermarlo di nuovo.

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«Albert Eno ci guarda e capisce che stiamo tutti aspettando un bis!». Foto di Valentina Calissano

Si, ho avuto modo di partecipare ad un altro suo concerto. Stavolta all’Officina 19, circolo di Piove di Sacco.
Ma, come si suol dire, questa è un’altra storia.
Per ora rimane un bellissimo ricordo, di una serata speciale, in un paese che non avevo mai sentito nominare. Ma la musica di Albert Eno rimane impressa nella mia testa. E, sono sicura, resterà anche nella vostra. Se vorrete ascoltarlo!

 

Prossime date Live

18 Dicembre @ I vizi del Pellicano, Correggio
(concerto di Rusty Wounds, guest Albert Eno)

15 Gennaio @ Stile Libero, Modena

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