RECENSIONE: RAHIMI, “ESSERCI” (Autoproduzione, 2022)

Intervista di Gianluca Cleri

Si resta ancorati sempre al cliché e al canone dell’arte, delle sue regole – pura contraddizione, quasi un ossimoro… ma c’est la vie tanto per parafrasare il punto chiave di questo primo lavoro del rapper pescarese Rahimi.

E dunque in un lavoro come “Esserci” che gioca con mestiere e gusto le solite regole, facilmente si potrebbe archiviare con un niente di nuovo sotto al sole. Le solite metriche vocali con un vocoder a corredo, il solito drumming urbano e per non farci mancare niente anche qualche soluzione di suono sporco di vinile in sottofondo e una voce femminile di rinforzo, pulita e foriera di dolcezza melodica ad ammorbidire con romanticismo gli spigoli delle geometrie. Eppure Rahimi in tutto questo sa metterci del suo e qui l’invito ad ascoltare i testi e soprattutto l’espressività con cui coccola il flow… testi che corrono fluidi e interessanti dentro un confine che divide la rima facile dalle soluzioni impegnate. Il quotidiano impera ma qui viene raccontato davvero con efficacia – gioco forza le tematiche che portano con se quello scontro violento che si ha nei confronti della morte, del tradimento, delle distanze subite e non programmate. L’amore certamente, ma qui, in un disco come “Esserci”, sa colpire al cuore di tutti non solo degli innamorati.

Ed ecco che un brano come “C’est la vie” (maledette percussioni sottili ed elettriche ormai noiose, uguali a centomila altri dischi… ma perché tanta omologazione mi chiedo io?) commuove, innamora, ci lascia riflettere sulla caducità dell’esistenza… il capitano che apre il testo, potrebbe sicuramente essere un padre venuto a mancare troppo presto o magari un bel rimando a quel capitano di Wallace… in ogni caso è la figura che manca, che conduce, che secondo noi, in qualche misura, ha sagomato forgiato ogni angolo vivo di questo primo disco di Rahimi. Certo, ripetiamo: ormai è un dovere uscire fuori da questi santi cliché sempre uguali, suoni che amalgamano ogni cosa e finiscono per confondere tutto… tutto sembra uguale a tutto. La personalità, l’unicità, come in questo caso, si dura fatica a trovarla e dobbiamo scavare a fondo, come si fa con l’acqua in un deserto che ogni cosa ricopre. Qui l’acqua c’è e ci lascia pensare che a breve diventerà un fiume in piena.

 

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