RECENSIONE: Simone Avincola – Così canterò tra vent’anni

Recensione di Francesca Amodio

Così canterò tra vent’anni (Helikonia, 2014) è il secondo disco del giovane capitolino Simone Avincola. Sicuramente un atto di coraggio, ma senza hybris: non è infatti facile misurarsi con un precedente così alto quale il cantautorato romano che ha fatto la storia – da Stefano Rosso a Franco Fosca, giusto per citarne due – ma di certo non era questo l’intento del giovane cantautore.

Così canterò tra vent’anni, infatti, è un disco pulito, piacevole, senza retorica e fronzoli così come la verve e la timbrica di chi lo canta. Niente accento romanesco ostentato, semplicità e linearità sonore e testuali sono tra i punti cardine del disco, che si lascia ascoltare con curiosità e senza sforzo. Si va dall’ironica, sentimentale e riflessiva Marinaro alla ballata folk con piacevole armonica annessa che racconta la storia di Anna. Avincola sorride pure quando parla di rabbia, quella che “non affronterai e che nessuno potrà rubarti mai” in Invisibili, ma sorride meno in Plastica, pezzo con un gradevole sottofondo rock che non nasconde affatto un accenno di critica alla società odierna ma anche all’Urbs, quando “i mariti nei bar tra una birra ghiacciata e un pallone si indignano per un rigore,” spingendo il cantautore a chiedersi: “sono loro i cervelli moderni di questa città?”

Nonostante non ci sia “sbaglio più grande e tagliente che sbattere contro sé stessi,” si lascia la città eterna e si canta con Avincola una sorta di inno alla vita in Gira il mondo, e anche qui si apprezzano le doti di armonicista del cantautore. Un romantico intro di pianoforte introduce Abbiamo noi il potere, filastrocca sentimentale che narra dei sogni, dei segni, dei cambiamenti, della gente.

L’eterogeneità del disco viene fuori quando Avincola canta che “senza la tristezza non c’è gioia, così come dentro ogni gioco c’è la noia,” nella malinconica La voglia, passando però poi per la folkeggiante Canzone stupida, nella quale l’allegro sottofondo non ha la possibilità di specchiarsi in un testo all’altezza, ma d’altronde il titolo ci aveva avvisato. L’accenno satiresco si realizza meglio in Non ho mai visto, per approdare poi alla simpatica e amara title track, che vede la partecipazione del geniale e compianto Roberto “Freak” Antoni.

C’è il cantautore che scrive da sé e per sé i suoi versi, c’è un folk-rock eseguito bene, c’è creatività. Come un buon pan di Spagna, quindi, ci vuole il giusto tempo affinché cresca bene, ma gli ingredienti buoni ci sono tutti.

COSÌ CANTERÒ TRA VENT’ANNI – SIMONE AVINCOLA
(Helikonia, 2014)

  1. Invisibili
  2. Marinaro
  3. Canzone stupida
  4. Er bandito
  5. Non ho mai visto
  6. Plastica
  7. Preludio a Sant’Anna
  8. Lettera da Sant’Anna di Stazzema
  9. Abbiamo noi il potere
  10. La voglia
  11. Anna
  12. Gira il mondo
  13. Per le sette meno un quarto
  14. Così canterò tra vent’anni

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