Live report di Francesca Vantaggiato
Gli anni passano, ma Ray Gelato non demorde: “the gangster of swing” è ancora sulla cresta dell’onda. Il Blue Note di via Pietro Borsieri è pieno, c’è un mare di gente, soprattutto tanti giovani. L’atmosfera è allegra, eccitata, il pubblico chiacchiera e sorride mentre aspetta l’inizio del concerto. E quando i musicisti salgono sul palco esplode un applauso euforico.
Ray è invecchiato, ha i capelli brizzolati e un viso vissuto, ma non ha perso il suo fascino magnetico: sguardo sornione e furbo, un sorriso contagioso e un elegantissimo completo color vinaccia, sul quale non può mancare il fazzoletto di seta che sbuca dal taschino della giacca. Ad accompagnarlo, i fidatissimi The Giants, con lui dal 1994: tre fiati (sax, tromba e trombone), un contrabbasso, piano e batteria, a cui si aggiunge il sax dello stesso Ray Gelato.
Si tratta del sesto concerto della band nel giro di tre giorni: dall’11 al 15 di febbraio, Ray Gelato & The Giants hanno suonato tutti i giorni, offrendo due spettacoli di seguito – alle 21:00 e alle 23:00 – senza mai fermarsi né perdere la verve che caratterizza le loro performance. Di sicuro il cantante e sassofonista inglese non sente il tempo che passa: per un’ora e mezza canta, balla, scherza, ride e si diverte, offrendo uno spettacolo divertentissimo di swing e rhythm and blues in perfetto stile anni ’40.
Il repertorio è vastissimo, mette insieme tutti i più grandi artisti del genere: Cole Porter e Louis Jordan, Frank Sinatra e Nat King Cole, Renato Carosone, Natalino Otto, Fred Buscaglione. Ray è riuscito a prendere i tratti particolari di questi miti e li ha uniti ai suoi, costruendo un personaggio unico nel suo genere: coinvolgente, teatrale, leggero, spiritoso, perfezionista ed elegante. Qualunque canzone canti, anche la più nota e tradizionale, Ray Gelato la rende nuova, eccentrica, mai sentita: Just a gigolo, I ain’t got nobody, One of those things, Tu vuò fa l’americano e Carina sono solo alcuni esempi della lunga lista di brani rigenerati dalla sua voce.
Ma il suo spettacolo non è solo musica, è anche comicità, sketch, gioco: intrattiene gli ospiti con storielle divertenti; mette in scena un incontro di pugilato tra lui e Ollie Wilby, combattuto a suon di sassofono; chiede agli spettatori quale canzone vogliano sentire (generando anche strane richieste non proprio contestualizzate, tipo La vie en rose) e accettando di suonare Angelina. I brani della tradizione italiana sono i veri protagonisti della serata, anche perché Ray Gelato sta promuovendo l’ultimo disco, Wonderful: the lost Italian songbook, dedicato ad alcune delle più belle canzoni della nostra penisola, prodotto da Emarcy/Universal nel 2013.
La serata scorre veloce, tra le chiacchiere di Ray, i coretti dei suoi musicisti, gli applausi del pubblico: sembra davvero di essere tornati negli anni ’40! Uno sguardo all’orologio per accorgersi che è già trascorsa un’ora e mezza. Ma com’è possibile? Non me ne sono neanche accorta! Ray e i giganti dello swing salutano tutti, sorridono, ringraziano. Lo spettacolo è finito, è ora di correre al bancone e ordinare whisky e birra.
Grande Ray Gelato, the gangster of swing. T’ho stretto la mano e ora vivo più felice!
Photo report di Noemi Teti
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