di Skanderbeg
Abbandoniamo per questa volta la musica indie-rock, il reggae, lo ska il blues e il jazz. Oggi vi vogliamo parlare dell’ultimo album della band romana TheForeshadowing. Uscito da poco meno di un mese per Cyclone Empire, Seven Heads Ten Horns è il quarto album del gruppo metal con base nella capitale. Le riviste di settore ne hanno parlato abbondantamente negli ultimi tempi e noi vogliamo un po’ sdoganare il metal, per la precisione il gothic-doom, da semplice musica di genere, portandolo fuori dai confini della nicchia in cui orbita da tempo.
Perchè i The Foreshadowing in questo caso, come molti altri gruppi metal, non possono essere chiusi in un recinto e recensiti in base ad un rating fatto di soli numeri.
Le influenze che contraddistinguono il loro sound, ed in particolare questo quarto album, attingono all’elettronica degli anni 80 e al gothic-doom anni 90 che ha per capostipite band come Katatonia, My Dying Bride e Paradise Lost e naturalmente il classico riferimento ai Black Sabbath. Mentre nel nord Europa il metal è da tempo musica di massa, qui in Italia il provincialismo imperante lo relega a roba “per pochi”.
Seven Heads Ten Horns, prende come metafora la Babilonia biblica per per parlare della nostra Europa, in apparenza regno di pace tra culture differenti ma che nasconde, in realtà, paradossi e contrasti che si moltiplicano invece di ridursi. A parte la metafora dai toni scuri, i The Foreshadowing esibiscono un repertorio musicale di grande impatto, che non si limita alle chitarre possenti e al doppio pedale. Gli arrangiamenti sono talmente ricercati da trovare sempre qualcosa di nuovo in ogni ascolto.
Dall’intro Ishtar si capisce immediatamente che la ricerca di suoni e ambientazioni fuori dal normale sono nelle corde della compagine romana. Proseguendo con l’intensa New Babylon e soprattutto con 17, uno dei pezzi sicuramente più epici del disco, si apprezza appieno la qualità della composizione. Nessun elemento sovrasta l’altro, niente tecnicismi fuori dal coro e gare di guitar hero per intenderci, tutto è fatto in funzione della musicalità.
Grandioso è il finale con la suite Nimrod, pezzo che potrebbe vivere di vita propria e far parte di album che hanno fatto la storia del genere in Europa. Unica pecca, se così possiamo chiamarla, la voce di Marco Benevento che, a volte, tende a estendersi troppo poco mentre invece potrebbe osare di più, ma sono davvero punti di vista.
Li abbiamo visti dal vivo sabato 7 maggio al Traffic di Roma e siamo rimasti choccati dalla loro capacità di ricreare, anche dal vivo, le stesse ambientazioni del lavoro in studio! E in più un bel po’ di grinta sul palco che non fa mai male.
Orsù non c’è bisogna allora che arrivino i 4 cavalieri dell’Apocalisse per ascoltare il lavoro dei The Foreshadowing, a meno che non vogliate soccombere sotto i fuochi di Gog e Magog!
Seven heads ten horns – The Foreshadowing
(Cyclone Empire – 2016)
1. ISHTAR
2. FALL OF HEROES
3. TWO HORIZONS
4. NEW BABYLON
5. LOST SOLDIERS
6. 17
7. UNTIL WE FAIL
8. MARTYRDOM
9. NIMROD
I – The Eerie Tower
II – Omelia
III – Collapse
IV – Inno al Dolore