LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: MAËLYS

Intervista di Gianluca Clerici

Un disco povero di orpelli che siano di scena e di moda. Un disco essenziale. Una voce altrettanto semplice nel suo equilibrio internazionale. Di voci in rosa che sposano a pieno uno scenario vintage e di bassifondi americani, francesi, berliniani a proprio modo, ce ne sono diverse ed ogni volta non sembra essere un rincorrere stilemi ma un susseguirsi di nuove unicità. Conosciamo la giovanissima MAËLYS che con “Mélange” da cui estrae questo nuovo singolo fa quadrare un cerchio che in Italia cerca di imporsi da qualche tempo a questa parte. Ed ora sembra venuta la stagione di questa ricerca continua di un vintage elettronico, di una internazionale emigrazione di suoni. Ed è la semplicità il vero punto di arrivo. Come in questo brano “Apricot Marmelade”. Le consuete domande per la rubrica di Just Kids Sosciety:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
A mio avviso non c’è niente di più bello del riuscire ad equilibrare queste due forze. La musica è essenzialmente una ricerca intima, ma fondamentalmente non esiste sul serio finché gli altri non hanno possibilità di percepirla (e dunque deve essere necessariamente un lavoro). Il confine che divide queste due facce, dunque, è trovare questo equilibrio di pensieri e attitudini.

Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
È terribile dover puntare il dito e dare la “colpa” a qualcuno! Penso che si tratti piuttosto di meccanismi e processi inevitabili di un presente che cambia, ma questo accade in tutte le epoche. C’è sempre qualcosa che viene soppiantato da altro, nel nostro caso i cd sono sicuramente a poco a poco sostituiti dalle piattaforme digitali, e non c’è nemmeno bisogno che io spieghi il motivo, trovandoci nell’era digitale. Tuttavia stiamo riscoprendo anche il fascino di nicchia del vinile, l’avremmo mai detto in passato, quando gli stessi vinili erano stati sostituiti dai cd?
Per non eludere la domanda spudoratamente, penso siano il pubblico e di conseguenza il mercato i responsabili.

Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Mi auguro la seconda, anche se penso che sia compito del pubblico essere parte attiva.

La musica di MAËLYS restituisce una sensazione di scenario post-atomico, industriale, intimo, delicatamente francese di rivoluzione. In qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Io e tutte le persone che hanno lavorato con me al disco e al progetto (Vincenzo Guerra, Stefano De Vivo e Claudio La Rocca) non abbiamo pensato unicamente al raggiungimento di una fetta di mercato. Abbiamo cercato innanzitutto un senso nella nostra interiorità, abbiamo preso tutto quello che avevamo da comunicare e l’abbiamo plasmato, sicuramente con attenzione ai tempi e alle realtà che ci circondano, ma non col fine ultimo di arrendersi al mercato.

In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che ti viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Di getto così direi : la giusta realizzazione di quello che ho in testa e di quello che voglio comunicare. È difficilissimo essere soddisfatti pienamente del lavoro fatto. Poi mi verrebbe da dire: l’arrivare senza filtri e interpretazioni agli altri (ma questo è oggettivamente impossibile).
Sarebbe stato più semplice rispondere “lo sfondare ed essere apprezzata subito da tutti”, ma non è quello che sento.

E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basti?
Penso che sarei capace di tirar fuori altri 10 piccoli problemi da dover risolvere!

Finito il concerto di MAËLYS: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Jorja Smith e Daniel Caesar, ma forse è una risposta dettata dal mio amore per la loro arte, quindi il fonico farebbe prima di tutto un regalo a me.

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