LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: BELITA

Intervista di Gianluca Clerici

Andiamo in Brasile restando con un piede nella nostra Milano, quella che poi sa farsi internazionale dagli studi della Massive Art. Sfogliamo le tante contaminazioni di stile che la bellissima Isabella Dall’Agnese – in arte BELITA – mette in scena con questo lavoro dal titolo “AGORA OU NUNCA” realizzato proprio nei famosi studi di produzione. Movimenti latini, raggaeton, dance, inevitabili derive digitali e poi il gusto di un cliché che ormai è legge per questo mood. La bellezza di Belita e quel sapore indiscutibile di intercultura che non ha confini. A lei le consuete domande di Just Kids Society:

belita Copertina Album piv

Parlare di musica oggi è una vera impresa. Non ci sono più dischi, ascolto, cultura ed interesse. Almeno questa è la denuncia che arriva sempre da chi vive quotidianamente il mondo della cultura e dell’informazione. Che stia cambiando semplicemente un linguaggio che noi non riusciamo a codificare o che si stia perdendo davvero ogni cosa di valore in questo futuro che sta arrivando?
Secondo me, la musica, è un mezzo democratico e giusto per rilassarsi, meditare, curarsi, viaggiare con la mente, rigenerarsi, sfogarsi, indipendentemente dalla cultura di appartenenza. L’idea che tutto ciò si stia degenerando, è giustamente per il ruolo, a volte ossessivo, che la musica ha nella nostra quotidianità. Credo, anche, che al giorno d’oggi, purtroppo o per fortuna, l’arrivo dei social e lo sviluppo delle nuove tecnologie, abbia scombussolato totalmente il modo di immergersi nel mondo musicale.

E se è vero che questa società del futuro sia priva di personalità o quanto meno tenda a sopprimere ogni tipo di differenza, allora questo disco in cosa cerca – se cerca – la sua personalità e in cosa cerca – se cerca – l’appartenenza al sistema?
Con questo album, la mia intenzione, innanzitutto, è quella di raccontarmi come persona e, soprattutto, come artista, in modo da crearmi un’identità. Inoltre, dietro ogni mio singolo, c’è una storia, nella quale spero le persone ci si possano immedesimare.

Fare musica per il pubblico o per se stessi? Chi sta inseguendo chi?
Cantare è sempre stato il mio sogno, quindi faccio musica in primis per me stessa e poi per poter emozionare e divertire chi mi ascolta.

E restando sul tema, tutti dicono che fare musica è un bisogno dell’anima. Tutti diranno che è necessario farlo per se stessi. Però poi tutti si accaniscono per portare a casa visibilità mediatica e poi pavoneggiarsi sui social. Ma quindi: quanto bisogno c’è di apparire e quanto invece di essere?
Per me l’umiltà è alla base dei miei valori, quindi detesto l’arroganza. Ovviamente piace anche a me essere al centro delle attenzioni, ed esprimermi, ma cerco e spero di rimanere sempre con i piedi per terra, e di non perdere mai la naturalezza e la semplicità, che mi contraddistinguono. Oggi gli artisti utilizzano la visibilità mediatica e nei social, semplicemente come strategia di divulgazione del loro lavoro.
È il nostro presente, è la forza della tecnologia, che ha modernizzato velocizzato il mondo del lavoro e non solo.
Oggi il contatto artista/pubblico è diretto e immediato. Da questo concetto è comprensibile tutto “l’accanimento”, per “portare via” la visibilità altrui.

Movimenti dance e urban, suoni metropolitani ma che puntano tutti dritti a quel cliché raggaeton, a quel gusto brasiliano, a quel sapore tropical. Un’opera dell’arte e dell’ingegno, come questo disco, vuole somigliare alla vita di tutti i giorni oppure cerca un altro punto di vista a cui dedicarsi?
Il tema portante delle mie canzoni non è solo quello della donna e la sua emancipazione. In ogni singolo, ho voluto rappresentare una sfumatura sociale, una diversa dall’altra, per far si che si percepisca che c’è stato un lavoro di ricerca, per l’elaborazione di ogni singolo progetto. Il mio genere musicale non è reggaeton puro, ma cerchiamo di creare dei suoni che sono influenzati dalle mie esperienze e della mia cultura di appartenenza.

Parliamo di live, parliamo di concerti e di vita sul palco. Anche tutto questo sta scomparendo. Colpa dei media, del popolo che non ha più curiosità ed educazione oppure è colpa della tanta cattiva musica che non parla più alle persone o anzi le allontana?
Non sono dell’opinione che la musica allontana, anzi! La musica unisce le emozioni, le persone e le culture. Inoltre, nella musica moderna e leggera, c’è una tendenza a mescolare gli stili e ritmi, dando vita a nuovi sound. Questo è sinonimo di arricchimento culturale musicale.

E quindi, anche se credo sia inutile chiederlo ai diretti interessati, noi ci proviamo sempre: questo lavoro quanto incontra le persone e quanto invece se ne tiene a distanza?
La buona musica è come il buon cibo, quindi unisce le persone; è una delle forme d’arte più apprezzate, e può addirittura influenzare l’umore.

E per chiudere chiediamo sempre: finito il concerto di Belita, il fonico che musica dovrebbe mandare per salutare il pubblico?
Tutto dipenderà dalla sintonia che si è creata durante il concerto. Il termometro è l’amore e il riconoscimento del pubblico.

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