Recensione: Hiroko Oyamada – La fabbrica [Neri Pozza 2021]

 Recensione di Martina D’Onofrio

Citazione dal libro:

Bisogna essere convinti delle proprie scelte”

Trama:

Per Yoshiko, una ragazza appena laureata in lettere, l’assunzione in fabbrica rappresenta sicuramente un sogno. Ma quanto costa? È a tempo determinato, nell’opuscolo dato da Gotō – il responsabile delle pubbliche relazioni – ci sono pezzi che non combaciano con il suo percorso di studio e viene pagato ad ore.
Yoshio invece è un briologo (esperto di muschi). Da ricercatore universitario, diventa dipendente a tempo indeterminato nella fabbrica come dirigente del Reparto nuove soluzioni ambientali.
Infine c’è Ushiyama.
Lui lavorava come tecnico informatico prima di essere licenziato senza ricevere spiegazioni; ora lavora all’interno della fabbrica come correttore di bozze.

Tutte queste persone hanno una cosa in comune: nella fabbrica non vengono assunte per quello che sono competenti ma a loro, vengono assegnati dei ruoli.

Analisi:

La fabbrica ci fa riflettere su cosa siano realmente il Capitalismo – sistema economico/sociale caratterizzato dalla differenza tra lavoratori e proprietari – e la catena di montaggio – cioè il sistema di produzione caratterizzato da un nastro trasportatore sul quale viaggiano pezzi che poi l’operaio dovrà assemblare con un gesto ripetitivo, quasi meccanico – .
In questo libro, essi alienano le persone, distruggono i sogni degli studenti che prelevano dalle università con le quali la Fabbrica è convenzionata.
La fabbrica diventa l’unica via d’uscita che permette di avere una vita dignitosa con i suoi stipendi.
La fabbrica ha intorno a sé anche un complesso residenziale e forma una vera e propria città con i suoi negozi e case.
Diventa così, un mondo surreale dove è impossibile fuggirne.

 

Credits

 

Hiroko Oyamada, La fabbrica  Foto di Martina D’Onofrio

 

Titolo: La fabbrica 

Editore: Neri Pozza 

Collana: Bloom

Autrice: Hiroko Oyamada 

Traduzione di: Gianluca Coci 

 

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